Nella “Ville Lumière”, sono stato invitato da un festival, Smmmile, che coniugava musica, cultura e stile alimentare veg. Come dovevo aspettarmi, ho incontrato persone speciali e fatto esperienze che mi hanno nutrito sotto molti punti di vista. La cultura è degna di tale nome quando è trasversale e il suo linguaggio è più comprensibile da coloro che partecipano con curiosità alle caratteristiche dell’altro. Che siano scienziati, artisti, cuochi o musicisti poco importa, il dialogo nutre i partecipanti proporzionalmente alla loro capacità di aprirsi, liberi dai comuni pregiudizi sociali, sessisti o quant’altro.
L’altro giorno riflettevo come in certi ambienti sia cambiata l’attitudine, da un “io e solo io ho ragione e sono portatore della verità” si è passati a un “hai davvero ragione, ciò che dici è davvero interessante”. Due attitudini diametralmente opposte, la prima di chiusura all’altro, la seconda di nutriente scambio d’idee che sempre migliorano. Si sa che ciò che più conta nella relazione è l’empatia, il proprio punto di vista è relativo a una circoscritta esperienza individuale limitata da abitudini e peculiarità che forgiano ma al contempo delimitano il carattere.
I luoghi, qualunque essi siano, ben abitati con quelle modalità, diventano i più belli del mondo, i loro abitanti e il loro spessore li arricchiscono, di qua o di là i confini geografici. Come capita in quei frangenti velocemente sono nate nuove amicizie che sento apriranno nuove porte, non da ultimo l’opportunità di portare la cultura veg-gourmet oltralpe.
Ho partecipato a una tavola rotonda che è andata benissimo, assieme a me Sébastien Kardinal, scrittore e blogger di successo perfettamente coerente al suo personaggio hipster veg. La moderatrice, Hanieh Hadizadeh, affascinante giornalista e professoressa, immagino alla Sorbonne, di origine Iraniana, luminosa testimone di quella grande cultura, ha condotto lo scambio portandolo oltre confini difficilmente valicabili davanti a un pubblico generalista, in quel felice frangente quasi ipnotizzato dalle belle prospettive che abbiamo presentato.
La sera, aiutato da Sauro, il vulcanico chef del Joia, da Raphael Bembaron, lo storico chef invece del Joia fino al 1998, da Caterina, Laura e anche con il prezioso aiuto di mia moglie, abbiamo preparato una cena che ha lasciato il segno. M’immagino bus di francesi alla scoperta della nostra cucina, bene bene.
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