Un sedicente gruppo “Giù le mani dal Ticino” ha organizzato una “Marcia su Bellinzona” il prossimo 25 giugno contro i lavoratori immigrati e frontalieri.
Al di là della triste denominazione che richiama la nascita del Ventennio italiano, il Partito Comunista denuncia questa manifestazione pretesa “apolitica” che in realtà è fortemente politicizzata e orientata a valori nazionalisti esplicitamente di destra, come si evince da certi post e dai filmati che girano sui social-network con parole tipo “sacrificarsi per il proprio Cantone”, “faremo di voi veri uomini” e con frasi di generica rivolta anti-sistema di stampo qualunquista. Significativo anche il tentativo di mettere (vedi pagina Facebook) questa manifestazione in concorrenza a quella convocata pochi mesi fa per Yasin, il ragazzo iraniano su cui pendeva il rischio di espulsione.
Chi mira a dividere i lavoratori sulla base del passaporto e a favorire una “guerra fra poveri” porta solo acqua al molino del padronato che sfrutta i frontalieri come manodopera a basso costo, e dunque non opera davvero a favore dei diritti dei salariati, ma spinge solo sull’odio e quindi non può contare sul sostegno dei Comunisti che invece parlano di diritti sul lavoro, di uguaglianza, solidarietà e giustizia sociale. Valori che qualcuno definirà “buonisti”, ma che per noi restano alla base di una solida democrazia che sempre di più pare diventare una “dittatura della maggioranza”.
Il 9 febbraio scorso le forze della destra populista hanno ingannato i cittadini facendo credere che i contingenti miglioreranno le condizioni di lavoro e che i problemi sociali relativi ai bilaterali si sarebbero risolti: non solo non sarà così, ma anzi i contingenti sono un ottimo strumento con cui il padronato (che li ha già usati in passato con proprio grande vantaggio) potrà esercitare ancora maggiori pressioni sui lavoratori e sui sindacati. Ora questa manifestazione vuole continuare su tale via deleteria che porterà solo peggioramenti nei diritti dei salariati e che non favorirà di certo uno sviluppo equo dell’economia del nostro Paese, che non è e non può essere autarchico.
La soluzione poteva essere il salario minimo, ma gli stessi promotori del voto sciagurato del 9 febbraio scorso e di questa manifestazione lo hanno fatto bocciare. Gli stessi, insomma, che starnazzano paroloni fintamente sociali e che poi però votano contro la sottoscrizione di Contratti Collettivi di Lavoro.
Partito Comunista
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