LUGANO: come ben noto, lunedì 18 agosto c’è stato l’incontro con il Consiglio Federale e il Consiglio di Stato in piazza Riforma alle 16.30. Unico assente Ueli Maurer, che è dovuto “scappare” subito dopo la conferenza mattutina.
Non mi soffermerò su quello che è stato già scritto dai giornali “ufficiali”, né tanto meno mi sprecherò in elogi, ma andrò a parlare direttamente con quelli che a mio modesto parere sono stati i veri protagonisti e attori di questo incontro, ma ai quali è stato lasciato poco spazio: i senza lavoro.
Erano circa una trentina quelli presenti, ma i numeri reali e che toccano il nostro Ticino sono molto più impressionanti: 18’900 quelli certificati dalla ILO, che tradotti in percentuale su un cantone di 220’000 anime fanno 7,8%…quasi lo stesso tasso che possiamo riscontrare in Lombardia.
Il peggio però va con la disoccupazione giovanile: 16%.
Ecco, ieri c’erano anche loro in piazza Riforma, armati di bandiere svizzere listate a lutto e con cartelloni che sono uno specchio di questo disagio che stiamo vivendo: “800 curriculum in Ticino, nessuna risposta, 2 curriculum da Como, 2 risposte”, “disoccupazione giovanile ILO 16%”, “4 anni senza lavoro, va bene così?” “Cercasi lavoro”.
Non è stato facile parlare con loro, anche perché sono stanchi di sentire solo parole, e sono anche stanchi di essere bollati come contestatori, nazionalisti, razzisti, e questo soltanto perché sono scesi in piazza già due volte, una il 25 giugno, in occasione di una marcia pacifica che si è svolta a Bellinzona e che aveva l’intento di domandare al Consiglio di Stato di risolvere la situazione incresciosa che ormai è sotto gli occhi di tutti, anche di chi magari non vorrebbe vederla, e di domandare un unico diritto fondamentale: il diritto ad un lavoro onesto, pagato il giusto e che permetta loro di vivere in modo dignitoso e di riuscire a pagare le fatture, e la seconda ieri pomeriggio, quando attraverso il gruppo Dal 1803 il Ticino siamo noi e il profilo face book Piazza Ticino, hanno deciso di riprovarci, di tornare in piazza, per far vedere al Consiglio Federale che, a dispetto di quanto ripetuto dal Consiglio di Stato, in Ticino non va tutto liscio come l’olio.
Alla fine, e dopo tante insistenze, sono riuscita nel mio intento.
Questo che segue è il ritratto impietoso di un Ticino che sta morendo poco per volta ogni giorno.
In Ticino ci sono persone, giovani e di mezza età, che fanno fatica ad inserirsi nel mercato del lavoro, o non lo trovano perché “costano troppo” o “sono troppo formati”.
In Ticino ci sono tante persone che sono dovute ricorrere all’assistenza, perché la disoccupazione era finita e, quando hanno chiesto aiuto alle autorità, si sono sentiti rispondere “mettiti in assistenza”. In Ticino ci sono persone che vivono con 2000 franchi al mese, a stento, e che già una spesa imprevista può portarli diritti davanti alla porta di un qualsiasi ufficio esecuzioni.
In Ticino ci sono persone che non hanno diritto alla disoccupazione né all’assistenza, che si arrangiano con quel poco che trovano, ma che non sanno per quanto potranno andare avanti.
Spesso e volentieri quelle persone, stanche della vita e della loro situazione, si suicidano, ma a nessuno sembra importare alcunché di loro.
Ma c’è di più: parlando con uno dei presenti all’incontro, mi è stato riferito che più che la gioia e la felicità di conoscere da vicino i nostri governanti e quelli della Svizzera, dopo la partenza dei consiglieri nell’aria predominava la sfiducia e la perplessità.
Caro Consiglio Federale, caro Consiglio di Stato, ieri li avete ascoltati veramente i vostri cittadini, soprattutto quelli che con la loro presenza, hanno chiesto in modo esplicito il vostro aiuto e di risolvere i problemi del Ticino, in particolare quelli riguardanti l’occupazione e il mercato del lavoro?
Francesca Orelli