Bisogna avere il coraggio di dirlo apertamente: cantine vitivinicole, spacci e buvette che oltre al loro lavoro organizzano cenette a pagamento, non tra “soci”, ma vere cenette con menu elaborati, serviti da loro stessi, magari con cuochi esterni e via dicendo. Essere ristorante comporta degli oneri di legge non indifferenti, controlli sulla qualità, controlli igenici e tante altre regole come avere il personale con contratto di lavoro sui cui stipendi vanno corrisposte gli oneri sociali, come anche il possesso di una patente di gerenza e tanto altro. La legge parla chiaro. Le autorità comunali sono incaricate di controllare il tutto, non da ultimo le autorità cantonali e l’associazione di categoria deve vegliare a favore dei propri affiliati.
Permettere queste attività collaterali, che di fatto sono vere e proprie ristorazioni senza che, si presume, pagano i vari collaboratori secondo i disposti di legge o che addirittura promuovono tramite loro reti private queste attività commerciali, sono da considerare abusive e perché no sono di fatto concorrenza sleale con chi invece opera secondo la legge.
Di esempi in Ticino ve ne sono molti, addirittura a volte con “furbate” di nomi come Buvette quando poi in realtà sono veri ristoranti.
Il commercio è libero, ma è regolamentato secondo delle norme. Se poi le autorità dei vari comuni sono silenti e per non eventualmente andare a colpire queste situazioni per loro delicate … allora cominciamo a pensare veramente che è da scemi operare nel rispetto della legge.
(ETC/rb)