Al mio arrivo ad Abano Terme c’è Elena ad aspettarmi. E’ una collega che da anni scrive su prestigiose riviste di viaggi e buon cibo. Ci siamo visti di recente durante un press tour sulle colline del Prosecco e in quel frangente mi ha proposto un percorso di qualche giorno da dedicare alle eccellenze dei Colli Euganei. E’ un lembo di Veneto della Provincia di Padova he conosco già ma che con grande piacere vorrei conoscere meglio.
E’ l’ora di pranzo, mangiamo qualcosa di veloce al ristorante dell’Abano Ritz e ci mettiamo in movimento. La prima tappa è l’Abbazia di Praglia dei monaci Benedettini. L’Abbazia affonda le sue radici nel XI secolo e di quel periodo rimane la torre campanaria, mentre il corpo della struttura è di epoca rinascimentale. Al nostro arrivo l’Abate e quasi tutti i religiosi sono intenti a vendemmiare le uve Raboso belle mature e pronte per essere trasformate in buon vino. Padre Walter invece ci fa da guida e ci racconta storia e vita del complesso. Posso così vedere la ricostruzione della farmacia del 700, il laboratorio di erboristeria dove vengono prodotte tisane, caramelle, liquori e prodotti di cosmesi. Le uve raccolte vengono vinificate all’interno nell’attrezzata cantina mentre la bottaia per l’invecchiamento è situata dentro ad una grandissima cisterna veneziana per l’acqua del 1300. Vedo poi il laboratorio dove vengono restaurati i libri antichi, i chiostri, la chiesa, i giardini e le arnie delle api. Presso l’Abbazia si può soggiornare per i ritiri spirituali e acquistare tutti i prodotti realizzati. Attualmente ci vivono 35 monaci ed è localizzata nel comune di Teolo.
Ci spostiamo e ci rechiamo Valsanzibio. Qui trovo il giardino monumentale costruito nel 1600 dal nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo. In quel tempo i ricchi della serenissima individuarono questa zona dell’entroterra, rispetto a Venezia, ma allora raggiungibile in barca, come sito ideale per la costruzione di quelle che ora sono conosciute come. “Ville Venete”. Barbarigo e suoi figli pensarono invece, andando in contro tendenza, di progettare e realizzare un imponente giardino. Grazie a loro ancora oggi possiamo godere di tanta bellezza fatta di centinaia di piante esotiche, rare, secolari, di altissime siepi di bosso, del labirinto, le fontane, i giochi d’acqua, le statue e via dicendo. E’ luogo da visitare assolutamente se siete in zona e volete tuffarvi nel passato per vivere le sensazioni di quattro secoli fa.
Si fatta ora di cena, torniamo a Teolo in frazione Castelnuovo perché Elena ha organizzato una tappa culinaria presso la trattoria “Al Sasso”. Qui a riceverci c’è il titolare, Lucio Calaon con la sua signora intenta a lavorare in cucina. Il posto è piacevole e si possono assaporare i piatti della tradizione territoriale. La pasta e fagioli, la pasta casereccia condita con carni bianche, il baccalà con i carciofi, lo sformato di porcini adagiato su di una crema di zucca e tanto altro.
Il giorno seguente raggiungiamo la località Due Carrare e andiamo a fare visita all’azienda agricola di Giorgio Salvan. Giorgio, agronomo, ci attende con la moglie e la figlia Francesca. E’ un appassionato di vecchi vitigni della zona che nel tempo ha riscoperto e in parte messo a dimora nelle sue vigne. Parliamo così di uve come la Turchetta, la Marzemina Bastarda, la Corvinella, la Pataresca, la Friularo e tante altre. Di alcune di loro, come la Turchetta, ne assaggio il vino derivato senza tralasciare i vitigni internazionali e gli stessi vini prodotti in azienda: Cabernet Franc e Sauvignon e Merlot. Mi vengono menzionate la Doc Colli Euganei e la DOCG Bagnoli con il loro Friularo e, sempre da uve Friularo, mi gusto anche un fresco spumante rosé denominato “Summertime”.
Un saluto alla famiglia Salvan, con la quale abbiamo consumato un veloce pranzo, e si riparte. Elena mi accompagna a Battaglia Terme per vedere il 500centesco castello del Catajo, un imponente struttura con parco e laghetto adiacente. Al suo interno, dentro le oltre 300 stanze, forse una per ogni giorno dell’anno, ci sono affreschi firmati da Gian Battista Zelotti, allievo del Veronese. Qui, tra gli altri, vi soggiornò l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria-Ungheria, e sua moglie Sofia prima di recarsi, per una visita ufficiale, nella città bosniaca di Sarajevo il 28 giugno 1914, il giorno che subì l’attentato per mano di Gavrilo Princip.
Eccellenze territoriali, architettoniche e storiche di una terra ricca e povera, nobile e umile. Arriviamo nel Comune di Torreglia perché qui c’è l’antica trattoria Ballotta, pensate: dal 1605! Ci attende Fabio Legnaro e con lui seguiamo la preparazione, passo dopo passo, del “Torresano”. Dicesi Torresano, il piccolo piccione di torre che non ha ancora volato. Fabio lo prepara ripieno di un trito a base di carne, interiora del piccione comprese, verdure ed erbe aromatiche e lo cuoce al forno. La cottura al forno è di fondamentale importanza in quanto i Torresani si cucinano anche a Breganze in Provincia di Vicenza ma li vengono cucinati allo spiedo. Da Ballotta si gustano i piatti della tradizione come la tagliata di faraona, il galletto, i bigoli con carni bianche, le tagliatelle con i funghi, la polenta con la sopressa, gli gnocchi con il tartufo scorzone, il baccalà mantecato e tanto, tanto altro. La trattoria dal 2009 fa parte della guida dei locali storici e nel tempo ci hanno fatto tappa personaggi come Galileo, Goethe, Casanova e D’Annunzio. Ceniamo e torniamo ad Abano in Hotel per la notte.
Il terzo giorno di tour è altrettanto interessante. Iniziamo dal castello di Monselice dove rimango estasiato per tanta bellezza. La sua storia risale al XI secolo e abbraccia, come tutte le dimore storiche, vari passaggi proprietari grazie a famiglie e personaggi come Ezzelino da Romano, i Carraresi e il conte Vittori Cini. Ricco di suppellettili e arredi dentro al castello il visitatore trova ancora le antiche cucine, il salone di rappresentanza, i tipici camini della zona e una prestigiosa armeria. Non aggiungo altro, visitatelo e mi darete ragione.
Dal castello all’anfiteatro naturale del Venda. Mi ritrovo così a 350 metri di altezza circa immerso nei vigneti di Franco Zanovello, viticoltore e Presidente della Strada del Vino dei Colli Euganei. Anche con Franco è un piacevole chiacchierare di vitigni autoctoni e internazionali. Mi accoglie con un fresco bicchiere di Serprino un bianco piacevolissimo e frizzante che viene prodotto con l’uva Seprino, ma attenzione: non sappiamo con certezza se l’uva Glera, denominata Serprino nei Colli Euganei, sia arrivata prima qui o nel trevigiano dopo la sua probabile origine in Istria. Io so che mi piace e non poco!
Il ospite mi parla poi dei terreni, del Moscato che qui vive una sua dimensione straordinaria e di cui vi parlerò tra breve, della Strada del Vino, di una terra ancora da scoprire e da far conoscere bene al grande pubblico. Mi piace chiacchierare con lui, è una di quelle persone che dicono tanto con poche parole. Pranziamo insieme, tra le vigne, con i suoi vini, gustando spezzatino e peperonata. E’ una bella giornata.
Dopo la visita all’anfiteatro del Venda scendiamo ad Arquà Petrarca per visitare la cantina simbolo del territorio: Vignalta. Qui incontro Lucio Gomiero e ricomincio a parlare di vini. Tra i tanti riconoscimenti che la cantina ha ottenuto negli anni cito quello nel 2014 per il miglior Moscato al mondo. Bravi!
Dalla cantina alla 500centesca Villa dei Vescovi a Luvigliano di Torreglia; un vero gioiello edificato per conto della sede vescovile di Padova e oggi del FAI (Fondo Ambiente Italiano). Qui sono visibili gli affreschi del fiammingo Lambert Sustris, gli splendidi loggiati e le deliziose stanze. Dopo la visita alla Villa ci attende un altro ristoratore con i suoi piatti tipici dei Colli.
Si chiama Tiziano Carmignato, detto Sgussa, e come piatto principe ci prepara i tagliolini con il ragù di lepre. Nell’impasto del tagliolino l’aggiunta del Carmenere un vino della zona ma originario, come vitigno, della Francia. Assaggio poi gli gnocchi di zucca, i bigoli con il ragù di Sgussa (a base di carne di manzo) e una tagliata che nulla ha da invidiare agli amici toscani. Come da gli altri ristoratori bevo vini dei Colli e trascorro una piacevolissima serata. Dimenticavo, Sgussa è il soprannome che il maestro di Tiziano alle elementari gli diede in quanto sputava sempre la buccia della frutta. La Sgussa, appunto. La trattoria è a Cinto Euganeo.
Ultimo giorno di viaggio sui Colli Euganei. Sapori su tutto. Il miele e i prodotti dell’arnia di Marco Dainese, un giovane produttore che si innamorò delle api a soli 7 anni. Poi le giuggiole e il brodo. Il brodo? Si, certo, il brodo di giuggiole. La giuggiola è una sorta di melina che qui è decisamente tipica. Dalla forma che ricorda l’oliva e dal piacevole colore marrone chiaro viene utilizzata, con altri frutti come la mela cotogna, per la produzione di confetture, oppure viene posta sotto grappa, o usata per fare il liquore “Brodo di Giuggiole”. Dolce e molto delicato conferma beatitudine per il palato nell’assaporarlo, nonché la celebre dicitura: “cadere in brodo di giuggiole”, stare bene, sentirsi appagati. Lo trovo presso l’azienda Scarpon dove lavorano le giuggiole ma anche i melograni per farne succo e altri frutti e verdure per farne dei prodotti conservati. Sono bravi e il brodo è proprio buono.
Per pranzo un’altra cantina: Maeli. Qui ci accoglie Elisa Dilavanzo che mi presenta il Moscato in tutte le sue sfaccettature. Spumantizzato dolce e secco, poi fermo e passito. Mi spiega che è il terroir ha conferire determinate peculiarità al vitigno. Mi racconta anche della sua esperienza nel mondo del vino, nell’averci creduto sin da giovane ragazza, nell’avere trovato le giuste sinergie tra persone e condizioni (socia di Bisol) per far si che oggi Maeli sia una realtà territoriale di tutto rispetto. Bevo bene, lei è gentile e ospitale, ci fa trovare lo stufato di “Musso” (asino), stuzzichini e sfiziosità, un panettone fresco per gustare meglio il Moscato passito. Non manca nulla ed è tutto buono.
Non manca neanche una piacevole sorpresa. Mentre gustiamo il dolce ci raggiunge Sandro Zancanella, un agricoltore biodinamico che ha recuperato vecchie varietà di cereali, possiede una sorta di fattoria del 500, oggi anche fattoria didattica, e un antico frantoio a mulo con un meccanismo di demoltiplicazione progettato da Leonardo da Vinci. Arriva con i suoi pani e dolci tra cui il pane secco. E’ un pane fatto apposta per essere mantenuto nei giorni e richiama il pane che veniva dato ai marinai della Repubblica Veneziana.
A metà pomeriggio facciamo una visita al frantoio di Cornoleda dove ci aspettano Devis con la moglie Jaci. Simpatici, ospitali e molto sorridenti. Degusto gli oli, blend e mono cultivar. La Rasara è la cultivar tipica ma non mancano la Leccino, Frantoio e Marzemina. Anche loro hanno già vinto premi prestigiosi e producono la Dop Olio Extravergine di Oliva Veneto Euganei e Berici. Mi piacciono, le persone e i prodotti.
Per cena un altro ristorante scelto da Elena. E’ il “Brutto Anatroccolo”. Lo troviamo ad Abano nell’ambito del prestigioso Hotel Abano Ritz dove soggiorniamo. L’hotel è molto bello e confortevole, la stanze grandi e luminose, il servizio ottimale ed essendo ad Abano non mancano le terme. Fanghi, inalazioni, cure mirate e piacevole relax per coloro che ne hanno bisogno. Non mi dilungo sul comprensorio territoriale e la sua condizione termale, dico solo che la acque che arrivano dalla profondità della terra hanno le loro origini dagli altopiani di Asiago.
In uno spazio della struttura (stessa proprietà ovviamente) il Brutto Anatroccolo tende a proporre una cucina gourmet. Ida Poletto, una delle titolari, me ne parla con enfasi e mi presenta un tris di zuppe che vengono servite insieme come “percorso” di zuppa. Ottime. Sono il passato di verdure, la pasta e fagioli e il consommé. Sembra tutto banale ma, credetemi, non lo è. Tutte e tre sono preparate a regola d’arte, con ingredienti di altissima qualità e si rivelano una vera delizia per il palato. Gusto anche altro e bevo ancora una volta i vini dei Colli euganei.
L’indomani prima di partire per fare rientro torniamo ad Arquà Petrarca, qui c’è la tomba e la casa degli ultimi anni di vita del celebre poeta aretino Francesco Petrarca. Una visita è a dir poco doverosa. Grazie Elena, mi hai fatto conoscere persone, luoghi, paesaggi, sapori che ancora non avevo incontrato. Mi hai dunque arricchito, come uomo e come professionista. Questi Colli Euganei che vedono Venezia e sognano la luna.
Fabrizio Salce