Ieri sera alle 21, si è svolta la cerimonia di apertura della 67a edizione del Film Festival di Locarno.
Sul palco, il presidente Marco Solari che ha iniziato ribadendo di assumersi totalmente le proprie responsabilità sulle scelte operate per l’edizione 2014.
Si riferisce alle recenti polemiche dovute alla scelta di invitare al festival Roman Polansky, il regista mai perdonato dalla gente comune e dai media per una relazione intrattenuta, oltre 35 anni fa, con una giovane allora tredicenne.
La donna, oggi piu’ che adulta e con una propria vita e famiglia, ammise la fascinazione provata per il regista e di aver ceduto alle sue avances. Fece però anche sapere di aver perdonato il maturo amante; e di desiderare di essere dimenticata e lasciata alla propria vita.
Chiaramente, non è semplice, per principio, sorvolare su ciò che di fatto rimane un errore; errore che costa tutt’ora al regista il divieto di entrata negli States, pena l’incarcerazione.
Tuttavia, Solari ha scelto di far prevalere l’aspetto cinematografico del film sopra a quello totalmente umano, fatto di vicende personali che in questo momento, nulla hanno a che vedere con la presenza di un regista in un festival.
Qualche fischio c’è stato da parte delle ultime fila della platea di Piazza Grande.
Ma Solari ha anche aggiunto, con il consueto savoir fair, di rispettare le opinioni di ciascuno.
Il mondo evolve, gli interessi del pubblico si espandono, vicende umane si alternano su un palco come nella vita; ed è forse diventato impossibile per un festival come quello di Locarno, tenersi lontano, di anno in anno, da qualche polemica. Significherebbe probabilmente cercare di esistere in un mondo a sé stante.
Dopo un discorso chiarificatore dovuto alla platea, si è entrati nel vivo della cerimonia.
Ospite inatteso, una sorta di “miracolo”, come Solari l’ha definito, il celebre regista Luc Besson. Non previsto fino a poco prima dell’inizio della serata, è riuscito a calcare il palco locarnese per introdurre il film che da li’ a poco avrebbe inaugurato la 67a edizione: si tratta di “Lucy”, lungometraggio che vede protagonisti Scarlett Johansson e Morgan Freeman.
Altra ospite di grande charme, l’attrice Melanie Griffith, che ha assunto cosi’ il ruolo di madrina della serata inaugurale.
Il pardo alla Carriera è stato attribuito sul palco, all’attore francese Jean-Pierre Léaud. In occasione del trentesimo anniversario dalla scomparsa del regista francese Francois Truffaut, con il quale Léaud aveva lavorato in diversi film, si vuole premiare, oltre al talento del primo, la memoria del secondo.
Chiamati alla presenza della platea anche il direttore artistico Carlo Chatrian e il direttore operativo Mario Timbal, che hanno rivolto il saluto ufficiale alle giurie dei tre concorsi locarnesi:
Concorso internazionale, Pardi di domani e Cineasti del presente. La giuria dei Pardi di Domani conta quest’anno su un presidente d’eccezione: Rutger Hauer, indimenticato protagonista del famoso film Blade Runner.
LUCY, di Luc Besson
Colore, 89′, Francia 2014.
Con Scarlett Johansson, Morgan Freeman, Choi Min Sik.
Una giovane che sta cercando di ricostruirsi un futuro rispettabile, con l’inganno viene trascinata dal sedicente fidanzato in un traffico di stupefacenti con la malavita cinese.
Convinta di dover semplicemente consegnare una valigetta, capisce ben presto di avere a che fare con gente spietata e capace di inaudita violenza.
Imprigionata e seviziata, a causa di un calcio, finirà per assorbire una nuova droga che poco prima le era stata cucita nel ventre, per essere poi utilizzata quale “corriera” umana.
Ciò che accadrà da li in poi, sarà imprevedibile. La sostanza si rivelerà capace di attivare gradualmente la percentuale del cervello che si dice nessun essere umano sia mai riuscito ad utilizzare.
Lucy (S. Johansson), che è anche il nome della prima donna-scimpazè fino ad oggi studiata e che con lei avrà, per tutto il film, un metaforico legame, si risveglierà potente e fredda, ma mai ingiusta, come una sorta di dio, nel quale la conoscenza assoluta si farà strada ineluttabilmente e irresistibilmente.
La rincorsa ad una consapevolezza totale diventerà per la giovane l’unico obiettivo degno di importanza. Solo la madre, che saluterà un’ultima volta al telefono, sarà in grado per un attimo di risvegliare in lei umana commozione.
Ma il destino di un dio non è piu’ tra noi. Per fortuna, qualcuno (M. Freeman), potrà testimoniare l’avvenuta trasformazione.
Pellicola emozionante e pur pervasa di sottile ironia.
La fotogallery della serata:
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.753502081374388.1073741895.141679852556617&type=3
Articolo e foto di Monica Mazzei
addetta stampa eventi
www.ETiCinforma.ch
monica.mazzei.eventi@gmail.com