Sulla falsa riga di quanto già proposto in passato e in nome del freno alla spesa pubblica, si è arrivati ora ad una proposta inaudita, quella di ridurre il numero di seggi in Gran Consiglio dagli attuali 90 a 60. Quali partiti e movimenti politici ci opponiamo fermamente a questa ennesima proposta scellerata che viene oggi proposta dal Granconsigliere leghista Boris Bignasca.
Tale proposta, se attuata, non avrà altro effetto che quello di ridurre la rappresentatività dell’attuale legislativo cantonale ticinese. Verrebbero infatti automaticamente tagliati fuori dal Parlamento, oltre a svariati parlamentari di qualsivoglia schieramento politico, tutti i partiti e i movimenti minori, all’ultima tornata elettorale sostenuti complessivamente da ben 4’148 cittadini ticinesi.
Come se ciò non bastasse, dalle colonne de Il Caffè, il Granconsigliere Michele Foletti si prende la libertà di affermare che “bisogna però anche chiedersi se ha senso avere partitini dell’1,5% (…)”. Quello che si propone è quindi un mero bavaglio alla democrazia, bavaglio che mina alle radici della legittimità del parlamento cantonale. Se a giugno il voto del Gran Consiglio dovesse risultare favorevole a questa proposta, si rischierebbe di finire nella situazione di molti altri paesi europei, nei quali – sulla base di soglie di sbarramento in percentuali di voti da raggiungere per poter accedere all’organo legislativo – vengono azzittite le voci più critiche, a scapito della pluralità d’opinione.
La democrazia – se si vuole mantenere tale – implica forzatamente anche dei costi a livello economico, i quali non possono assolutamente essere ridotti in nome di una ridondante e alquanto liturgica formulazione quale quella della “riduzione della spesa pubblica”.
Per il Partito Comunista
Egon Canevascini, membro di Direzione
Per il movimento MontagnaViva
Germano Mattei, Coordinatore