Rimpiazzare l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) con una tassa sulle energie non rinnovabili. Questo è quanto propongono i Verdi-Liberali con l’iniziativa «Imposta sull’energia invece dell’IVA» in votazione popolare l’8 marzo 2015.
L’iniziativa prevede – a dire il vero in modo abbastanza approssimativo – una modulazione della tassa secondo il bilancio ecologico globale e una tutela per i produttori locali rispetto ai beni importati. Il Partito Comunista è certamente favorevole all’abolizone dell’IVA, tassa anti-sociale per antonomasia; e anche favorire il risparmio energetico delle fonti non rinnovabili ci trova concordi. Tuttavia la proposta in votazione risulta alquanto lacunosa e controproducente.
La nuova tassa sull’energia ha infatti il grave limite di non risolvere il problema dell’iniquità sociale, in quanto nemmeno prevede dei tassi ridotti per i beni essenziali. Essa non tiene poi in nessuna considerazione la difficoltà, per le fasce popolari, di ridurre il proprio consumo energetico. Chi vive in abitazioni vecchie pagherebbe di più, mentre chi vive in ville di lusso, moderne e magari con standard Minergie sarebbe quasi esentasse. Per rimpiazzare poi l’IVA – cioè qualcosa come una ventina di miliardi di franchi – gli iniziativisti calcolano un aumento del 75% dei prezzi delle energie non rinnovabili, anche qui senza alcuna attenzione a come ciò si ripercuoterebbe sulle famiglie delle classi sociali meno favorite.
Il Partito Comunista invita quindi a votare No all’iniziativa «Imposta sull’energia invece dell’IVA» il prossimo 8 marzo che riteniamo anti-sociale e nemmeno realmente ecologista. Sarebbe semmai necessario un programma di isolazione degli stabili finanziato dai grandi proprietari immobiliari e forme di tassazione progressiva dell’abuso dell’energie non rinnovabili.
Partito Comunista
Massimiliano Ay, segretario politico
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