Un’arena sciistica enorme da 190 milioni di franchi, con la benedizione dell’autorità federale. 15 impianti di risalita, una congiunzione che permetterà a questa regione di respirare aria nuova, posti di lavoro nuovi e far rifiorire una vera economia. Un abbraccio che va oltre la regione citata e che attirerà anche ticinesi, che si trovano a un’oretta da questo paese, a scapito delle nostre stazioni invernali, che non possono, gioco forza, mettersi in concorrenza. Per le piccole stazioni ticinesi, che non riescono neppure a chiudere una stagione in attivo, si tratta della solita opportunità che passa, da cogliere al volo, per racimolare le briciole che non possono per troppo pieno fermarsi ad Andermatt o semplicemente perché troppo caro. Cercare di non lasciarsi scappare il treno sarebbe finalmente operazione auspicata, nella speranza che i vari direttori e presidenti di ogni stazione ticinese ritenga più importante l’economia della nostra regione montana anziché il proprio piccolo orticello. Quando lo studio commissionato dal Cantone sulla fattibilità di realizzare una stazione sciistica in Ticino, il risultato fu di puntare solo su Airolo, in quanto era l’unica regione che garantiva un innevamento costante e regolare. Anche allora si perse il treno, grazie ai politici che hanno chiuso gli occhi sullo studio, accusandolo di parteggiare, per cercare di mantenere le 6-7 stazioni sciistiche del cantone, che si sapeva, non sarebbero mai state in grado di camminare con le loro gambe. Prova ne sono tutti i versamenti cantonali a fondo perso per compensare le perdite e garantire le spese di manutenzione degli impianti. Di questo passo, e probabilmente è già troppo tardi, non riusciremo mai ad avere una, diciamo una, stazione invernale degna di tale nome, che possa attrarre turisti, pernottamenti e un vero incremento economico regionale, dove tutti contribuiscono con un’unità di intenti che ad oggi lascia tanto a desiderare. Per intestardirsi a voler mantenere ognuno il suo campetto innevato, si penalizzano investimenti turistici ben più importante e che possano garantire indotto economico certo. Ma questa non rientra nella logica delle cose per cui abituiamoci a sentire parlare di turismo regionale come una faccenda per pochi e non come un vero e proprio tema che potrebbe risolvere tutti i problemi che affliggono le valli superiori del Ticino. Naturalmente non basta ristrutturare gli uffici del turismo locale con nomi in inglese, che fanno chic ma nulla più, non basta assumere nuovi addetti alle questioni turistiche, se poi non vi è la volontà di investire milioni, ripetiamo milioni, in un rilancio generale della regione, lasciando perdere i campanilismi. Ma ci chiediamo cosa importa se ad Airolo si investono milioni per una vera stazione turistica, invernale ed estiva, se questo comporta un flusso di pernottamenti maggiore dell’attuale, garantendo anche alle strutture ricettive di tutta la regione di lavorare e guadagnare di più di quello che succede oggi. Vorremmo sapere, da venti anni almeno lo chiediamo e abbiamo perso la speranza, quanti pernottamenti veri in alberghi sono conteggiati grazie ai vari impianti invernali ? Noi la risposta pensiamo di saperla, per cui si può solo migliorare con una politica regionale unitaria fatta di fatti e molto meno di riunioni e parole. Tra l’altro il fallimento della politica turistica, e non diamo responsabilità a nessuno, tanto meno alle autorità che stanno investendo milioni, mal riposti probabilmente, è tutta sotto i nostri occhi. Piazze deserte, appartamenti chiusi, il commercio locale che annaspa, ristoranti che cercano (non tutti) di compensare le loro minori entrate aumentando i prezzi, invece di cercare di aumentare le prestazioni, insomma, noi andremmo nella nostra regione in vacanza una settimana con la nostra famiglia, considerando le offerte, l’accoglienza e il prezzo ? Rispondiamoci onestamente ! (ETC/RB)