Dopo il Canton Zurigo, anche il Gran Consiglio del Canton Neuchâtel ha accolto un revisione
legislativa che prevede la possibilità per l’anziano degente in una casa per anziani medicalizzata di
poter beneficiare dell’aiuto al suicidio entro le mura della stessa struttura.
Il personale curante delle case per anziani non sarà però tenuto a intervenire direttamente né ad
assistere alla morte del suicida, che dovrà in ogni caso essere capace di discernimento. La struttura
dovrà solo mettere a disposizione una camera: spetterà poi a un’associazione di
accompagnamento alla morte prendersi carico dell’individuo.
Anche in Ticino, i pazienti gli anziani, degenti in case per anziani, che intendono ricorrere al
suicidio assistito devono farlo all’esterno della struttura. E’ una imposizione che non si comprende,
soprattutto per rapporto all’età degli ospiti e al loro stato di salute. Chi ricorre e può ricorrere al
suicidio assistito sono persone gravemente ammalate (malati terminali, malati di atrofia
muscolare ecc.) e un loro trasferimento, fuori dalle mura di accoglienza, rappresenta non solo una
inutile incomodità ma anche una umiliante condanna morale.
Lo stesso discorso vale anche per i pazienti degenti in strutture ospedaliere. La possibilità di
ricorrere al suicidio assistito non è un diritto acquisito, ancorato nella legge, e quindi dipende
sempre dalla sensibilità della direzione e del personale curante.
L’anno scorso, i suicidi assistiti in CH, con Exit ZH, sono stati 459, di cui 12 in Ticino. Dignitas ne ha
seguiti circa 200 a livello nazionale ed Exit Admd Ginevra circa 150.
Si ricorda qui che l’assistenza al suicidio è data solo in casi particolarmente gravi e solo se la
persona che lo richiede è perfettamente in grado di comprendere quello che chiede.
All’art. 19 cpv. 1 della LSan è previsto il diritto all’accompagnamento alla morte per i pazienti
degenti in strutture sanitarie stazionarie, ma questo diritto non sembra riferirsi al diritto al suicidio
assistito piuttosto ad una assistenza spirituale.
(Art. 19 1I diritti e le libertà individuali dei pazienti delle strutture sanitarie stazionarie possono
essere limitati solo per motivi di ordine medico o organizzativo prevalenti. In particolare i pazienti
hanno diritto all’assistenza spirituale, all’accompagnamento alla morte e alla presenza delle
persone prossime. La degenza non deve privare il paziente di alcun diritto civile e costituzionale).
Al di là delle sensibilità di ognuno di noi, e delle nostre convinzioni religiose, i sottoscritti deputati
credono sia giusto che ogni persona possa scegliere con dignità e consapevolezza il modo in cui
porre fine alle sue sofferenze. Pertanto con la presente iniziativa, i sottoscritti deputati chiedono
che nella legge sia inserito un esplicito diritto al suicidio assistito per i pazienti degenti in
strutture sanitarie (quindi anche alle case anziani) tramite una modifica della legge sulla
promozione della salute e il coordinamento sanitario (LSan) o/e la Legge concernente il
promovimento, il coordinamento e il finanziamento delle attività a favore delle persone anziane (L
Anz)
La modifica potrebbe anche accompagnarsi ad un serie di condizioni da stabilire dal legislativo.
Michela Delcò Petralli
Sergio Savoia
Claudia Crivelli Barella
Francesco Maggi