Nella sua prima riunione dopo le elezioni federali del 20 ottobre, la commissione della politica estera ha deciso che la Svizzera dovrà pagare 1,3 miliardi di franchi ai paesi dell’Est Europa invece di usarli per garantire un futuro ai nostri anziani, come al contrario più volte proposto dall’UDC, con atti parlamentari, e da Marco Chiesa.
In agosto, PLR e PPD non avevano voluto esprimersi sul cosiddetto miliardo di coesione (che in verità sono 1,3 miliardi!) richiesto dall’Unione europea. A quel tempo dicevano di necessitare di più tempo per “riflettere”.
L’UDC e, Marco Chiesa in particolare durante tutti i dibattitti televisivi e radiofonici, hanno sempre sostenuto che questa sceneggiata era volta solo a nascondere le carte prima della tornata elettorale. Il rischio per loro era quello di perdere dell’elettorato poco incline a sottostare a questo nuovo ricatto dell’UE anche alla luce delle discriminazioni che ha subito il nostro Paese. Pensiamo in particolare al mancato riconoscimento della borsa svizzera. Ora, ad urne chiuse, appena tre settimane dopo le elezioni, questi partiti e i loro rappresentanti mostrano il loro vero volto: non solo il PS ma anche il PLR e PPD, in commissione, confermano la loro ferrea volontà di versare 1,3 miliardi di franchi delle cittadine e dei cittadini svizzeri, per il contributo di coesione all’UE che sarà destinato ai Paesi dell’Est.
Il miliardo di coesione sarà discusso in parlamento durante la sessione invernale delle camere federali. Questa triste presa per i fondelli della nostra popolazione è l’ennesima dimostrazione che l’UDC aveva ragione nel denunciare il subdolo comportamento di PLR e PPD. Questi partiti non hanno semplicemente avuto il coraggio di prendere questa decisione prima delle elezioni federali temendo un effetto boomerang e prendendosi così beffe delle elettrici e degli elettori svizzeri. Lo stesso varrà per l’accordo istituzionale. La sottoscrizione è bell’e pronta e le resistenze si scioglieranno presto come neve al sole. Questi partiti, assieme al PS, dimostrano, ancora una volta, che sono asserviti all’UE e che nulla fanno per impedire la strisciante adesione.
Il 17 novembre, i ticinesi hanno ancora la possibilità di farsi rappresentare alla Camera dei Cantoni da chi non li ha mai presi in giro: Marco Chiesa. L’unico dei quattro candidati coerentemente contrario al contributo di 1,3 miliardi di franchi all’UE e a qualsiasi forma di sudditanza e avvicinamento a Bruxelles. I cittadini meritano rispetto. Ancora ieri altri candidatisi lamentavano della crescita senza controllo dei frontalieri in Ticino. Ora hanno il coraggio di dire pubblicamente che sono troppi, dopo il ballottaggio cadrà nuovamente una coltre silenziosa e torneranno a sottovalutare le sofferenze della nostra popolazione e a sostenere la libera circolazione delle persone.