Ormai da qualche anno è disponibile (sebbene con qualche limitazione) Ubuntu Touch, la distribuzione Linux di Canonical per dispositivi mobile. Sebbene si tratta ancora di una versione ancora in fase di perfezionamento, è possibile provarla su alcuni dispositivi Android supportati.
Quella che segue è una breve guida all’installazione di Ubuntu Touch sui dispositivi Android supportati. Secondo la wiki ufficiale di Ubuntu, i dispositivi supportati non sono moltissimi, ed alcuni consentono solo un funzionamento parziale del sistema. Tuttavia, se avete un Nexus 4, un Nexus 10 o un Nexus 7, vale la pena seguire questa guida e provare Ubuntu Touch.
Avvertenze preliminari
Dev’essere subito chiaro che questa guida non è da considerarsi per principianti, e necessita di un minimo di dimestichezza con la riga di comando di Ubuntu. Inoltre, dal momento che Ubuntu Touch è ancora in fase sperimentale, non ci si deve aspettare un sistema stabile nè perfettamente funzionante. Proprio per questo motivo, è fortemente sconsigliato installare Ubuntu Touch sul proprio dispositivo principale; piuttosto, si suggerisce di provare questo sistema su un dispositivo secondario.
Per effettuare il processo di installazione, utilizzeremo la versione desktop di Ubuntu (che dovrà quindi essere installata sul nostro computer). Nello specifico, ci affideremo all’ultimo rilascio stabile, ovvero Ubuntu 14.04. Ciò, comunque, non vuol dire che non è possibile installare Ubuntu Touch utilizzando altri sistemi operativi; ma certamente non possiamo che suggerire di utilizzare il sistema di Canonical, che è quello naturalmente più adeguato.
È importante chiarire anche che la procedura che segue eliminerà tutti i dati sul proprio dispositivo, dal sistema Android alle app, passando per foto, video e tutto il resto. Per questo motivo è fortemente consigliato effettuare una copia di backup.
Installazione dei paccheti sul PC
Iniziamo con l’installare alcuni pacchetti sul nostro PC con Ubuntu desktop. La prima cosa da fare è abilitare i repository universe di Ubuntu. Per farlo, possiamo modificare il file /etc/apt/sources.list, con i privilegi di root, ad esempio utilizzando gedit:
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