Non è certo merito di un turismo dinamico che nel Bellinzonese e valli i pernottamenti tengono rispetto la passata stagione. 600 pernottamenti in più ma un calo di arrivi nuovi del 6% ca. Queste cifre vanno interpretate e la fortuna di questa regione sono le casette secondarie, che garantiscono, a maggior ragione in un momento di crisi un’affluenza maggiore, proprio perché le famiglie, i figli dei proprietari di casa, optano per ferie in montagna, più economiche che andare per lidi diversi. Detto ciò non sono certo progetti fantasmagorici ed irrealizzabili, tipo pista di ghiaccio più lunga al mondo che risollevano le sorti di un ritrovato turismo. Strutture chiuse, musei chiusi, case storiche chiuse, chiese chiuse e via dicendo non invogliano di certo visitatori da altre regioni a venire nell’alto Ticino. Un turismo che deve essere rivisto completamente, a partire dai dirigenti locali e da una nuova filosofia che concerti tutto il pacchetto regionale in un’unica offerta. Ma come sappiamo le invidie e i personalismi giocano un ruolo ancora predominante. Una categoria di vecchi operatori, che hanno fatto il loro tempo, con iniziative lodevoli, in momenti in cui tutto andava bene e l’economia era a gonfie vele, che ora questi stessi personaggi bloccano con ostruzionismi legati a sciovinistiche logiche tutte le nuove iniziative. Piuttosto che lasciare libero il campo, lasciando un buon ricordo del loro operato, continuano, con metodologie vecchie ed inadeguate a voler monopolizzare il proprio orticello a scapito di una logica globale. Bisogna avere il coraggio di parlare apertamente, lasciando perdere le varie dinamiche partitiche che ancora pesano molto sulle decisioni, e rinnovare tutto per una ripresa immediata. Intanto per queste logiche instabili la comunità spende milioni, letteralmente a vuoto senza che un milione di investimento porti un riscontro positivo di almeno altrettanta finanza. Nelle altre regioni che non hanno la fortuna di avere tante casette secondarie, dunque si conta la seconda peggiore stagione degli ultimi 22 anni. E non si dia la colpa unicamente alla meteo perché non è così. Il Luganese e il Locarnese contano un segno negativo di ca. 5,6% mentre il Mendrisiotto vede un meno 6.6% dei pernottamenti.
Bisogna anche levarsi dalla logica dei pernottamenti e trovare altri parametri, oltre ai pernottamenti per avere un vero spettro della situazione turistica. Parliamo di turismo di giornata, parliamo di turismo culturale, di turismo di seminari, di turismo di eventi e via dicendo. Quando il metro di valutazione sarà a 360° potremo finalmente capire la temperatura del nostro turismo. A “pancia” di sicuro lo vediamo tutti qualcosa non funziona, vuoi nella ristorazione, vuoi nell’accoglienza. E proprio al tema accoglienza che dovremmo soffermarci. Ci sarà pure un motivo per cui noi decidiamo di andare a mangiare in un ristorante anziché in un altro ! L’accoglienza, a nostro modo di vedere gioca un ruolo importantissimo, prima ancora del prezzo. Ma il tema è talmente vasto che una cosa sola possiamo affermare di certo: inserire dalle scuole elementari la materia turismo, proprio per iniziare a fare del turismo qualcosa di nostro e grazie al quale operare in un rilancio vero del cantone. Ogni operazione ha bisogno di sussidi, segno che la strategia non funziona: pensiamo alle varie SPA, ai musei, alle stazioni invernali e via dicendo. Il turismo deve autofinanziarsi e caso mai investimenti vanno sostenuti nelle strutture e nell’istruzione del personale, perché solo da qui può passare il successo.
Non dimentichiamo che salvo Vallese e Grigioni, il resto della Svizzera segna cifre positive e anche in quelle regioni il maltempo è imperversato, Possiamo affermare che se il turismo non va bene un po’ di colpa l’abbiamo tutti noi ! (ETC/RB)