Difficile stabilire se nel corso dell’ultimo mezzo secolo la vita sia diventata più facile o più difficile.
Di sicuro molte certezze sono venute meno e molte strade si sono chiuse, la società cresceva e si trasformava, il lavoro era un’opportunità possibile per molti se non per tutti.
Si vive in un presente migliore rispetto agli anni sessanta e settanta in particolare con riferimento al sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Una rete sociale di assistenza solida e ben strutturata si è sostituita alla carità individuale. Sono stati indubbiamente leniti alcuni bisogni materiali, tuttavia non si sono certo estinti inquietudini e problemi d’altro tipo legati a vissuti individuali come la solitudine, le difficoltà relazionali, la gestione della quotidianità, le dipendenze di vario genere come alcol, sostanze, gioco patologico. Tutte difficoltà che vanno a interessare direttamente la sfera psichica e a esasperare fragilità individuali. E questo in una società dove si sono moltiplicati a dismisura i mezzi di comunicazione ma si sono impoveriti i rapporti interpersonali. Anche nello spicchio di mondo che ci circonda vi è una vasta domanda di ascolto inevasa, un ampio bisogno di accoglienza psicologica. Cerca di rispondere a queste necessità, nei limiti delle sue possibilità, un’associazione come Telefono Amico (143) presente nella Svizzera italiana dal 1971.
Pur nel mutare delle persone, del tessuto economico e sociale, dei costumi e delle necessità collettive e individuali, seguita ad avere nell’ascolto la sua peculiarità di servizio alle persone che avvertono la necessità di trovare uno spazio di dialogo per esprimere difficoltà, paure e l’incapacità di superarle. “ L’ascolto non è solo una disposizione dell’animo, un momento della giornata – sottolinea lo psichiatra Tazio Carlevaro – ma uno strumento di aiuto per gli altri se assume caratteristiche proprie ben note agli specialisti. Non deve essere giudicante, non può indicare soluzioni ma al massimo adombrarle o suggerire le vie per una verifica “. Concretamente non è una psicoterapia fatta per telefono, il telefono e la chat ( attiva dal gennaio 2015) del Telefono Amico servono a lenire un dolore ma non cancellano la ferita. Del resto il 143 opera in una modalità di primo intervento, un pronto soccorso dell’anima, animato da 45 volontari opportunamente preparati che nel 2015 hanno risposto a circa 14 mila chiamate.
“ Sapere che, a qualsiasi ora del giorno e della notte, 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, ci si può mettere in contatto con una persona accogliente, non giudicante, paziente, è una risorsa inestimabile sia per l’individuo sia per la comunità – afferma Nicolas Bonvin, psicologo del Servizio psicosociale cantonale – molto spesso solo l’idea di poterlo fare rassicura e quando con coraggio uno decide di farlo, sentirsi ascoltato e rispettato lo incoraggia a prendere il rischio di aprirsi ed esprimersi per riesaminare con intelligenza e senso critico i propri pensieri da tempo impoveriti da dialoghi interni ripetitivi e sterili scanditi da rancori e rabbie, paure ed ansie, disperazione e idee suicidali, vergogna e sensi di colpa, tristezza e solitudine. Negli esseri umani la solitudine in particolare implica l’enorme rischio di rinchiudersi in pensieri autodistruttivi. La salute delle nostre anime, dei nostri corpi, dei nostri cervelli richiede invece la condivisione, la riconoscenza, il rispetto, l’ascolto sincero di un’altra anima “.