Stimato onorevole Presidente del Gran Consiglio,
stimati onorevoli Gran Consiglieri,
in questi giorni discuterete la revisione della Legge cantonale sul Turismo. Ho letto il messaggio no. 6897 del Consiglio di Stato e il Rapporto no. 6897R della Commissione della Gestione e delle Finanze. Anche se è forma inusuale mi permetto sottoporvi alcune mie riflessioni in merito, con l’invito di ritornare al Consiglio di Stato il messaggio per approfondimenti. Solo il fatto che la nuova Legge non è accompagnata dall’importante e indispensabile Regolamento di applicazione è motivo di sospendere la discussione della trattanda.
Il principio della riorganizzazione del settore turistico ticinese può anche essere condiviso nelle sue grandi linee. Proporre globalmente il prodotto Ticino è essenziale e non da sminuire come si vuol fare con questo progetto che vuol riorganizzare, ma che, in effetti, crea nuove frammentazioni e disparità. Punto centrale che mi vede scettico nei confronti di questa nuova legge è la volontà di creare una nuova marginalizzazione delle regioni periferiche e di montagna, che sono l’80% del territorio cantonale, per concentrare tutte le risorse finanziarie e di competenze decisionali a Locarno e Lugano, dando infine uno zuccherino agli Enti marginali di Mendrisio e di Bellinzona e Valli.
Le due destinazioni principali dicono che vi sarà solidarietà, e così sarà pure per alcuni anni, ma poi il tutto sarà specchietto per allodole. Inoltre il continuo allontanamento della popolazione dagli Enti pubblici di riferimento non è una strada che si può condividere e che nell’organizzazione dello Stato sta già creando disastri qua e là.
Nei tempi dati avevo sottoposto al Consiglio di Stato alcune mie osservazioni in merito a questa nuova Legge sul turismo, righe di riflessione e di proposta cadute nel vuoto, poiché non ho mai ricevuto nessuna risposta, né sono stato sentito in merito alle osservazioni presentate.
Quel che nel complesso lascia sconcertati è la suddivisione del Sottoceneri in due Enti: la potente destinazione di Lugano – che ha però già generato scissioni con la decisione della Città di Lugano di istituire un proprio Ufficio del turismo – e quella numericamente e finanziariamente povera di Mendrisio (vedi specchietto a pagina 6 del Rapporto della Commissione della Gestione). Si dice che il “trismo ticinese” deve essere spoliticizzato – e condivido -, ma qui si è voluto cedere a pressioni unicamente politiche provenienti dai due grandi partiti egemoni del Ticino. Una revisione seria e veramente propositiva, come si vuol sostenere sia la novella in discussione, doveva proporre un Sottoceneri quale unica destinazione globale. Anche la destinazione di Bellinzona e tre Valli rimane debole e non finanziariamente autonoma, pur offrendo un importante territorio turistico di riferimento e d’uso per il mordi e fuggi dei clienti accaparrati degli Enti Maggiori. Questo Ente dovrà sottostare alla berlina del Fondo di compensazione, quindi fortemente condizionato dalla decisione di altri per assicurare la propria funzionalità.
La rappresentanza delle regioni marginali e di montagna ticinesi nei vari consessi, ripeto l’80% del territorio rilevante per il turismo, è inesistente e marginalissima. Come detto, e mi ripeto, il tutto è in funzione delle fortissime pressioni di accentramento economico che da anni sono sviluppate da Lugano e Locarno, con ora il regalino di autonomia per la pur popolosa zona del Mendrisiotto. Ancora una volta i numeri e i centri egemoni della politica hanno il sopravvento sull’importanza del territorio.
Altro grave problema irrisolto con questa revisione è la gravosa e annosa questione della tassa turistica applicata ai ticinesi che rientrano ai loro villaggi di attinenza per lo più nelle residenze di famiglia. Questi nostri concittadini non sono propriamente dei turisti, ma moltissimi contribuiscono a mantenere vive le nostre vallate e i nostri villaggi, sono artefici della manutenzione del territorio stesso, dell’animazione al servizio dei turisti, quelli nel vero senso della parola. Vi sono eccellenti esempi di soluzioni in Svizzera di modulazione di questa tassa, che sembrano non siano nemmeno state valutate. Qui una soluzione va trovata per togliere questo balzello ai nostri concittadini che turisti non sono.
Come detto una riorganizzazione, una nuova orientazione del nostro turismo può essere condivisa, ma non nel modo proposto che lascia troppe zone d’ombra. Unica certezza, e mi ripeto, è la decennale pressione di incamerare tutti i mezzi finanziari da parte degli Enti di Lugano e Locarno per poi gestirli a loro piacimento. Per il resto del Cantone in pochi anni, passato il breve tempo delle promesse, resterà un “piatto di lenticchie”. La storia insegna, ma nessuno ne vuol tener conto!
Ebbene Signor Presidente e Consiglieri mi permetto questo appello di voler riflettere su questa revisione oggi osannata da tutti, come lo fu ai tempi degli anni cinquanta al momento della svendita delle nostre acque, per poi trovarci tra poco a piangere sul latte versato. Checché se ne dica il sistema attuale funziona, ha dato e dà risultati eccellenti, va rivisto un poco tenendo conto di un giusto rapporto tra estensione del territorio e introiti finanziari, ma non attuato nel senso di questa proposta.
L’adozione di questa revisione dovrà necessariamente far riflettere la periferia e le zone marginali del cantone, far riflettere i ticinesi che devono pagare tasse non dovute siccome non “individui turisti”. Questa riflessione passerà inosservata e sicuramente il Gran Consiglio adotterà la novella legislativa e non ci resterà che la possibilità di chiedere una votazione popolare su questa Nuova legge turistica, settore tanto importante per il Cantone tutto e non solo per alcune isole che si pensano sempre e comunque egemoni.
Con perfetta stima
Arch. Germano Mattei, già presidente dell’Ente Turistico di Valle Maggia e coordinatore del Movimento di MontagnaViva.