Domenica 22 agosto si è conclusa la ventunesima edizione del Festival internazionale di narrazione di Arzo. Un’edizione, quella di quest’anno, diversa dalle precedenti, che ha richiesto particolari cure e attenzioni. È risultato particolarmente complesso riuscire a conciliare le esigenze dettate dall’attuale situazione sanitaria e la componente di intimità e vicinanza tra spettatori, artisti e collaboratori che, da sempre, definisce il Festival.
Da qui, la scelta dei curatori di allargare i confini dell’edizione oltre il borgo di Arzo, coinvolgendo anche Meride e Tremona, che hanno subito risposto con grande generosità. Ha avuto luogo, così, quello che è stato definito un Festival “diffuso” e aperto, che è riuscito a mantenere quei tratti che lo caratterizzano da sempre, compresi l’affetto e la partecipazione numerosa del pubblico.
‹‹Quest’anno per noi è stato una grande prova, ma siamo contenti: cercando soluzioni abbiamo dovuto metterci in ricerca e sperimentare. Dopo un lungo periodo di palcoscenici bui, la voglia di tornare era molta, ma le incognite spaventavano. È stato bello riuscire a ritrovarci, il pubblico è rimasto con noi›› dice Natalia Lepori, membro della commissione artistica.
‹‹La sinergia con le realtà locali, la promozione di una cittadinanza partecipe nella costruzione e promozione di un evento culturale, la vivacità di una programmazione eterogena capace di arrivare a tutti sono elementi irrinunciabili per il nostro Festival›› continua Natalia Lepori.
Un festival, dunque, radicato sul territorio, di tutti e per tutti, che affianca a una programmazione artistica di notevole livello sul piano nazionale e internazionale, una partecipazione attiva della cittadinanza, in momenti di incontro e scambio dove ognuno è chiamato a portare qualcosa di suo.
A partire da giovedì 19 agosto così spettacoli, incontri e installazioni hanno popolato, movimentato e colorato i tre borghi di Arzo, Meride e Tremona.
I temi portati in scena, come ogni anno, sono stati molteplici e diversi: il confronto con l’altro, la ricerca di sé, la complessità della crescita, la fantasia come possibilità di indagine del mondo.
In incontri aperti al pubblico si sono inoltre approfonditi gli spunti di alcuni spettacoli e si è riflettuto di integrazione, di incontro tra linguaggi artistici differenti, e di alcune delle crisi che attraversano il nostro presente, come quella della paternità.