Ogni anno, da dieci anni, le Accademie Svizzere delle Arti e delle Scienze riconoscono con il premio “Prix Media” l’importante ruolo dei giornalisti nell’era della digitalizzazione dove algoritmi, fake news e robot di scrittura tendono a sostituire il meticoloso lavoro dei professionisti dei media su argomenti complessi raggruppando fatti, mettendoli in discussione e scrivendo le loro scoperte per un vasto pubblico in connessione con le complesse questioni del presente come la pandemia di corona virus e il cambiamento climatico. Un premio destinato all’eccellenza del giornalismo scientifico e al riconoscimento dell’importante ruolo dei suoi professionisti nell’interfaccia tra scienza e società.
Altrettanto importante è sostenere le giovani promesse del giornalismo scientifico che si affacciano al professionismo. Il premio Prix Media Newcomer è infatti destinato ai giovani talenti e giovani giornalisti che si distinguono nella creazioni di contenuti originali, nuove forme o formati nel campo della ricerca e della scienza.
Quest’anno i due finalisti del prestigioso concorso Prix Media Newcomer selezionati dalla giuria delle Accademie Svizzere delle Scienze sono due.
Si tratta della francese Chloé Carriére, per un nuovo episodio del suo “Galactic Chloé Show: guardando le stelle (e gli esopianeti)” con il premio Nobel Michel Mayor e l’astronauta Claude Nicollier, e del ticinese Simone Pengue per il documentario «Dati dimenticati: gli scarti della scienza» sulla gestione dei dati biologici della ricerca.
Il giovane ticinese Simone Pengue, dottorando in biofisica all’Università di Basilea, ha effettuato nel corso dei suoi studi centinaia di esperimenti scientifici producendo una mole incredibile di dati. Ciò ha fatto nascere in lui una domanda; dove vanno a finire i dati una volta terminata una ricerca? Possono essere riutilizzati?
Il documentario investigativo girato fra Basilea e Lugano vuole rispondere a queste domande. Simone Pengue sfida in finale la francese Chloé Carriére in una pubblica votazione per aggiudicarsi il premio.
Il pubblico è chiamato a sostenere il proprio candidato preferito votando sul sito https://voting.prixmedia.ch/voten/ fino al 5 settembre 2021.
Link trailer: https://youtu.be/3LmA1NWMEuM
Link film: https://youtu.be/cdgZAJYsLcM
Link votazione: https://voting.prixmedia.ch/voten/
“Dati dimenticati: gli scarti della scienza” di Simone Pengue
Qual è il ciclo di vita dei dati prodotti dalla ricerca scientifica? Si possono condividere e riutilizzare per sfruttare a pieno le risorse già disponibili? Il giovane ricercatore e giornalista ticinese Simone Pengue vuole rispondere a queste domande nel suo primo documentario Dati dimenticati: gli scarti della scienza.
Un viaggio investigativo nella biologia girato tra Basilea e Lugano, con interviste ad esperti di caratura mondiale attivi negli istituti elvetici.
Partendo con una ricca introduzione sulla gestione di enormi moli di informazioni con il Dr. Michael Podvinec del Biozentrum dell’Università di Basilea, il giornalista approda al Centro Svizzero di Calcolo Scientifico di Lugano, dove la vice direttrice Dott.ssa Mariagrazia Giuffreda ci spiega come vengono immagazzinati e resi pubblicamente accessibili i risultati degli esperimenti svizzeri e non. La Professoressa Mihaela Zavolan dell’Istituto Svizzero di Bioinformatica illustra invece come avviene il “data mining”, un processo di fine setacciamento delle polveri informatiche estratte dalle enormi miniere digitali, con l’obiettivo di estrarre informazioni nascoste. Infine, dopo l’esempio virtuoso di riciclaggio dei dati messo in atto dalla multinazionale farmaceutica basilese Roche, un dialogo con il ricercatore dell’Istituto di Etica Biomedica Dr. David Shaw mette in luce le molteplici considerazioni etiche che nascono della condivisione dei dati. «Il “riciclaggio” dei dati ha un potenziale enorme di portare a nuove scoperte, ma prima è necessario che tutti gli scienziati del mondo possano accedervi», spiega Simone Pengue, sottolineando però che «gli ostacoli non sono pochi, sia sul piano pratico che teorico».
La telecamera è in mano al giovanissimo Lorenzo Pengue, studente di informatica all’Università dell’Insubria, responsabile anche del montaggio. Alternando lingua italiana ed inglese, il mediometraggio (38 min) cerca di portare la cultura ticinese oltre i confini nazionali «se noi svizzeri guardiamo i documentari inglesi o americani, perché gli inglesi e gli americani non dovrebbero guardare i documentari svizzeri?» chiede provocatoriamente l’autore.