Senza che l’opinione pubblica se ne accorga, l’assistenza sociale è attualmente in fase di massiccia espansione. Lo Stato paga anche gli abbonamenti ai club di boxe, le lezioni di pianoforte e gli avvocati gratuiti che si battono contro le autorità. Questi servizi fanno parte della rete di sicurezza sociale? L’espansione non è colpa di coloro che dipendono dagli aiuti. È un’industria sociale impegnata a cercare nuovi “clienti”. Il PLR segnala che i costi esploderanno in occasione della la prossima crisi economica, ovviamente a scapito di tutti quelli che lavorano.
Non è il governo federale, ma sono Cantoni e Comuni a creare la rete di sicurezza sociale in Svizzera. Le linee guida sono stabilite dalla Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (CSIAS). La maggior parte dei membri della CSIAS non sono politici, ma funzionari della stessa assistenza sociale o rappresentanti non eletti. Con il rultato che ora l’assistenza sociale si sta ampliando anche grazie ad una revisione delle linee guida.
L’aiuto sociale è in realtà pensato per fornire sostegno materiale alle persone bisognose. Secondo le nuove linee guida CSIAS, invece, si va ben oltre. Più denaro sarà distribuito ai beneficiari sotto le voci dei servizi digitali di base, del sostegno all’istruzione e dell’integrazione professionale – un compito che CSIAS si è ora assegnato. Per esempio, ora CSIAS vuole coprire anche i costi dell’alloggio per i giovani che non possono più vivere in casa con i genitori. I beneficiari dell’assistenza sociale riceveranno una consulenza legale gratuita su come richiedere prestazioni aggiuntive, in particolare per opporsi alle decisioni delle assicurazioni sociali e delle autorità.
Nel corso della consultazione sul tema, il PLR si era chiaramente espresso contro un tale ampliamento delle prestazioni. Purtroppo, le nostre critiche sono rimaste inascoltate; in alcuni casi non sono state nemmeno menzionate nel rapporto di consultazione CSIAS. Il problema è che se le autorità di assistenza sociale garantiscono sempre più “prestazioni individuali” invece di svolgere un mandato chiaro e conciso, i costi per contabilità e amministrazione esploderanno. Le autorità dovranno negoziare con i beneficiari anche gli aspetti più irrisori, e questo mese dopo mese, il che consumerà una quantità considerevole di risorse delle prestazioni sociali.
Questa costosa e burocratica espansione dell’assistenza sociale va a scapito di tutti coloro che si guadagnano da vivere camminano con le proprie gambe. E deve anche suscitare dubbi in tutti coloro che, in situazioni di emergenza temporanea, si rivolgono ai loro contatti personali, invece di bussare subito alla porta dello Stato.
Il PLR chiede che l’assistenza sociale torni alla sua missione principale, ossia quella di ultima rete di sicurezza materiale della società. Questa rete deve essere stabile. Non deve essere messa a rischio assumendosi compiti come l’integrazione professionale, che sono già svolti da altre istituzioni. E soprattutto non deve offrire più benessere rispetto a tutti i cittadini che si reggono sulle proprie gambe e si guadagnano da vivere ogni giorno. Lavorare deve sempre essere preferibile al ricevere l’assistenza sociale.
Le richieste del PLR in sintesi:
Nessun ampliamento delle prestazioni sociali, soprattutto per le attività del tempo libero;
Meno individualizzazione attraverso un catalogo di base chiaro e conciso delle prestazioni;
Riduzione significativa della burocrazia: i soldi devono arrivare a chi ne ha davvero bisogno, non a un numero sempre crescente di enti;
Mantenimento dell’obbligo di rimborso, tranne che per le spese sanitarie;
Collegamento in rete invece di doppioni: l’assistenza sociale dovrebbe indirizzare le persone interessate verso i centri specializzati esistenti, invece di creare strutture parallele, ad esempio per l’integrazione professionale.