Petizione PLRT: è finito il tempo delle promesse. Il PLRT a Berna per depositare le firme con il sostegno del Partito svizzero
Oggi, giovedì 19 giugno alle 13.30, il Partito Liberale Radicale ticinese si è recato alla Cancelleria per consegnare le firme raccolte per disdire l’accordo sui frontalieri. Con questo gesto il PLRT, sostenuto dal PLR svizzero, ha voluto dare sostegno al governo federale nelle trattative in corso con l’Italia che riguardano temi politici, economici e fiscali. È necessario trovare una soluzione a questo accordo sui frontalieri con l’Italia, ormai più che superato. Nel caso le trattative dovessero fallire, la petizione esige la disdetta dell’accordo con l’obiettivo di difendere gli interessi della Svizzera, e del Ticino.
Il 3 giugno 2014, la delegazione parlamentare ticinese ha incontrato, a Berna, la Consigliera federale Widmer-Schlumpf e il segretario di Stato Jaques de Wattewil raggiungendo un accordo sulle questioni fiscali e sulle tematiche di politica economica e finanziaria che sono attualmente oggetto di discussione tra la Svizzera e l’Italia. Il Cantone Ticino – come anche i Cantoni Grigioni e Vallese – ha interesse a trovare una soluzione di fronte alle forti tensioni esistenti con l’Italia. I ticinesi soffrono soprattutto la pressione dell’elevato numero di frontalieri che affluiscono annualmente sul mercato del lavoro.
La ministra delle finanze ha preso un impegno nei confronti dei cittadini ticinesi promettendo di terminare le trattative con l’Italia entro la primavera 2015. Nel caso che queste trattative non dovessero andare a buon fine, ha detto che sarebbe stata disposta ad adottare misure anche unilaterali, come ad esempio la disdetta dei sette accordi settoriali con l’Italia. Tra questi accordi, vi è anche quello che concerne i frontalieri italiani, che prevede che il Canton Ticino riversi il 38,8% dell’imposta alla fonte dei frontalieri in Italia. Il deposito della petizione, permette al PLR ticinese di rafforzare la posizione del Consiglio federale per rilanciare le trattative.
I vantaggi fiscali dei frontalieri italiani sono enormi in confronto ai cittadini che vivono e lavorano in Italia. Prendiamo l’esempio di una famiglia di quattro persone con un salario lordo annuo di 66’000 franchi svizzeri. Se la famiglia abita in Italia, e i genitori svolgono lì la loro professione, la famiglia dovrà pagare 8’000 franchi di imposte, contro i 660 franchi che invece pagherebbe se i genitori lavorassero in Svizzera. È dunque chiaro che ci sia un forte incentivo a venire a lavorare in Svizzera.
Sin dall’inizio, il PLR svizzero ha sostenuto l’obiettivo del PLR ticinese. Il PLR è cosciente dell’importanza delle relazioni tra la Svizzera e l’Italia e riconosce che gli accordi sui frontalieri siano di competenza della Confederazione, e non dei Cantoni. Nonostante ciò, il PLR vuole ricordare al Consiglio federale il problema principale della popolazione ticinese, che si trova confrontato da molti anni con un afflusso importante di frontalieri. Se la Confederazione vuole evitare una crisi di fiducia nei confronti del Ticino, il problema deve essere risolto.
La petizione chiede:
1. di abrogare l’accordo sui frontalieri entrato in vigore il 1974, denunciandolo entro il termine del 30.06.2014;
2. di rinegoziare la convenzione generale per evitare la doppia imposizione del reddito e della sostanza entrata in vigore nel 1979 in modo che non penalizzi il Ticino.
Il testo completo della petizione di può trovare all’indirizzo: http://www.plrt.ch/petizionefrontalieri.
Con il suo intervento, il PLR protegge gli interessi del Canton Ticino e della sua popolazione. L’obiettivo è quello di riparare a un danno finanziario che colpisce la popolazione indigena che deve pagare delle tasse pesanti in confronto ai frontalieri. Infatti, la prassi corrente sovvenziona i frontalieri e incita il dumping salariale, senza contare la perdita sull’imposta del reddito che equivale a 60 milioni di franchi.
Questo intervento del PLR è stato appoggiato all’unanimità dai gruppi presenti nel Parlamento cantonale ticinese. Adesso, per mezzo della petizione, il popolo è stato chiamato a fare pressione su Berna, per trovare una soluzione a questo problema serio per il Ticino e per attirare l’attenzione di tutta la Svizzera sui problemi ticinesi.