Messaggio di Unima Italia per la Giornata Mondiale dell Marionetta 2015
Grugliasco 20-21-22 marzo
Gentili amici burattinai, marionettisti, commedianti figurati ombristi e attori pupazzani, abbiamo il raro privilegio, oggi e per qualche ora, di soffermarci a ragionare almeno un poco nonostante che tempi assai difficili non favoriscano quella calma interiore che pure è necessaria a chi, come noi tutti, mantiene viva un’arte così antica, gloriosa e intramontabile in quanto antropologicamente fondata sulla necessità umana del giuoco.
Aristotele e Artaud non c’erano quando più di cinquanta anni fa mi sono recato a far visita nella sua casa a un anziano burattinaio e ho visto tanti libri in edizioni popolari disposti sullo scaffale posto in alto e lungo più di tre metri. Avendo notato che il mio sguardo si era fissato lassù, sorrise dicendomi: “sono le fonti”. Anche i burattini che avevo già guardato attentamente erano le fonti: drammaturgia e novellistica da elaborare e condurre ai personaggi e ai suoi burattini.
Un altro incontro di quegli anni mi ha segnato per sempre: un burattinaio sul lungomare di una cittadina della riviera ligure stava seduto a fianco della sua piccola roulotte accostata al suo teatro. Si stava preparando la colazione in silenzio, assorto tanto che non ha subito percepito la mia presenza. Mi disse poi che stava ripassando lo spettacolo della sera. Una commedia di repertorio: I tre gobbi.
Dopo le fonti e il repertorio dovetti constatare che la storia del teatro di figura fu tutto uno svilupparsi di “figli d’arte” aggregati in famiglie che si tramandavano il mestiere e gli strumenti (burattini, marionette, copioni, scenografie).
Anche gli attori di prosa erano figli d’arte, vale a dire nati in famiglie di attori. Nel dopoguerra erano quasi scomparsi, così come andavano scomparendo le famiglie burattinesche e marionettistiche costrette alla svendita dei materiali storici che avevano gelosamente conservato lungo gli anni della loro avventura. Anche a me arrivò l’opportunità di acquistare quanto restava di una compagnia del Nord. Non posso dimenticare il pianto di quella madre, decana della compagnia, quando, consegnandomi una delle più belle marionette, probabilmente rivide in un attimo i teatri, le piazze, gli spettacoli, tutte le memorie sue. I figli erano lontani.
Quello che si stava dissolvendo era “Il teatro all’antica italiana”, come scriveva allora Sergio Tofano.
Negli anni Settanta, improvvisamente, il teatro di figura si sviluppa in maniera esponenziale. Le compagnie si moltiplicano non solo attraverso gli apporti provenienti dalle più diverse esperienze, ma anche grazie alle famiglie della tradizione che si aprono a nuove strutture d’impresa. Si moltiplicano le rassegne e i festival.
Racconto tutto questo per dirvi quali sono stati i miei principali errori nel tempo della rinascita. Cercavo maestri e libri perdendomi nello sfarfallio delle mille opinioni e dei mille spettacoli che andavo a vedere. Troppi suoni e troppi colori. Ho perso troppo tempo prima di capire che in un teatro di culture teatrali non condivise, serve un maestro solo con cui confrontarsi, confidarsi e parlare a lungo. Leggevo troppi libri e non capivo che bisognava trovarne uno solo che fosse il mio confessore. Quel libro sarebbe stato sempre a disposizione, avrebbe ascoltato volentieri le mie parole e avrebbe risposto con garbo. Occorre interrogare sempre lo stesso libro per imparare la meditazione. Nel corso degli anni altri libri si propongono, perché suggeriscono e accompagnano la tua evoluzione. Altre “intimità” ti arricchiscono. Quando passi a fianco della tua biblioteca e intravvedi il dorso del tuo libro ti dice chi sei stato, che cosa hai pensato.
Comunque conviene sempre leggerne tanti.