Nell’ultima newsletter del 9 novembre vi avevamo annunciato la sospensione della nostra attività almeno fino alla fine del mese, in seguito all’assurda e ridicola limitazione di 5 spettatori nei cinema e nei teatri imposta dal Consiglio di Stato.
Come avrete certamente saputo, il giorno dopo questo limite è stato corretto e portato a 30 spettatori.
Ciò nonostante il CCB, di fronte all’inaccettabile leggerezza con cui il nostro esecutivo ha trattato tutto il mondo dello spettacolo, ha deciso, in accordo con gli altri cineclub cantonali, di mantenere la propria decisione e di annullare le proiezioni previste in novembre per la rassegna “Cinema dal mondo”.
Ieri è partita una lettera aperta dei quattro cineclub al Consiglio di Stato, che potete leggere qui nella sua versione integrale.
Lettera aperta al Consiglio di Stato LA DANZA DEI NUMERI Già con 50 le cose non erano semplici. I quattro cineclub ticinesi, costretti a chiudere l’attività all’inizio di marzo, hanno però riproposto a settembre, con non poca fatica, le rassegne annullate o interrotte in primavera: quella dedicata al cinema svizzero recente, la retrospettiva Douglas Sirk… Gli spettatori sono calati (alcuni, perlopiù anziani, per comprensibile paura hanno preferito rinunciare), ma chi accorreva rispettando tutte le misure di sicurezza si congratulava con noi per la possibilità di tornare a vedere quei film che ben raramente figurano nei programmi delle sale. Si percepiva la voglia di tornare al cinema non per cercare divertimento o evasione, ma per interesse culturale, per affinare il proprio sguardo sul mondo, per soddisfare il bisogno di nutrire la mente e non solo il corpo. Per questo si accettava l’obbligo della mascherina, si tenevano ordinatamente le distanze, ci si disinfettava le mani, si lasciavano disciplinatamente i propri dati. Quando domenica scorsa abbiamo sentito che il limite per “manifestazioni pubbliche e private” era fissato a 5 persone, per un momento ci eravamo illusi che questo non riguardasse i cinema e i teatri, perché in tal caso la misura ci appariva assurda e ridicola. A precisa domanda, il presidente del Consiglio di Stato onorevole Gobbi ha poi dato quella risposta fumosa e sbalorditiva che tutti conoscono. E il giorno dopo si è dovuto constatare con enorme stupore che la limitazione riguardava proprio anche i luoghi dello spettacolo. Il resto è storia nota: la “precisazione” che il 5 fosse da intendere come 30, come per le messe, i matrimoni e i funerali. Perché 30 e non più 50 rimane per noi un mistero insondabile. Il mondo dello spettacolo ha giustamente reagito con indignazione. Un’indignazione che è anche la nostra e che l’onorevole Bertoli, costretto poi ad ammettere il pasticcio richiamando però il vero senso del provvedimento, cioè quello di arginare il diffondersi del virus, non è riuscito per niente a smorzare. I cineclub avevano in programma per novembre-dicembre la loro rassegna “Cinema dal mondo”, con una quindicina di film inediti in Ticino distintisi e spesso premiati nei più importanti festival internazionali (Cannes, Venezia, Berlino). Rassegna giunta alla 27a edizione, che avrebbe anche potuto dimostrare come non sia vero il mantra continuamente ripetuto dagli esercenti delle sale secondo cui oggi, con la pandemia, non ci siano i film “attrattivi”. La preparazione di una rassegna come questa implica un lavoro di ricerca non indifferente, svolto totalmente su basi di volontariato, ma l’interesse e la partecipazione del pubblico ha sempre saputo risarcire gli sforzi organizzativi e stimolare la volontà di andare avanti. Il programma già era sui siti, la locandina pronta per essere stampata, i contratti con gli aventi diritto conclusi. Comunque era chiaramente improponibile per 5 spettatori a proiezione. E per 30? Solitamente a Bellinzona e a Locarno se ne registrano più del doppio, che sarebbero stati perfettamente distanziati nelle ampie sale del Forum 1 e del GranRex. E che non avrebbero creato nessun assembramento né all’entrata né all’uscita, perché i nostri spettatori hanno da tempo capito come bisogna comportarsi in questi casi. E allora abbiamo dovuto anche noi, come i teatri, giungere alla dolorosa decisione: annullare, rinviare a tempi migliori. Con tutto il lavoro che questo comporta. Avremmo però preferito, se come pare la situazione pandemica impone, che il Consiglio di Stato avesse agito con chiarezza e coraggio, come è stato fatto nei cantoni romandi, decretando senza ridicoli compromessi e penosi voltafaccia la chiusura delle sale. E qui non può non sorgere un dubbio: che abbia agito in questo modo per sottrarsi all’eventualità di risarcire chi dovrà subire importanti danni finanziari? Sia ben chiaro, questo non è il nostro caso: annullando una rassegna non abbiamo perdite, non dobbiamo pagare l’affitto delle sale né il noleggio dei film; rimane solo l’amarezza per il tempo impiegato a renderla possibile e per il lavoro che ci aspetta quando potremo riproporla. Al di là di tutto questo, rimane l’impressione (diremmo piuttosto la convinzione) che le nostre autorità stiano in questi tempi difficili emanando con estrema leggerezza giorno dopo giorno provvedimenti contraddittori (qui si chiude, là si tiene aperto, lì solo un po’) e, tornando a quel che ci riguarda, con una inaudita noncuranza di tutto ciò che odora di cultura.
- Michele Dell’Ambrogio, per: Circolo del cinema Bellinzona
- Circolo del cinema Locarno
- LuganoCinema93
- Cineclub del Mendrisiotto