Chi osteggia la nuova legge sulla caccia scrive che se fosse accolta, in pochi decenni vi sarebbe un tracollo della biodiversità sulle Alpi. Per questo votano no e dicono di essere a favore della biodiversità.
Domandiamoci almeno se finora sono stati coloro che siedono dietro la scrivania intenti a scrivere articoli contro la legge che hanno favorito la biodiversità oppure se non è chi ha lavorato da secoli e continua a lavorare con fatica a sfalciare prati, a portare animali al pascolo, a soccorrerli quando sono malati, ad allevarli con amore e passione.
I contadini, gli allevatori, senza essere biologi, sono i primi che ci tengono alla biodiversità. Sanno che un terreno ricco di specie vegetali e di conseguenza anche animali, è interessante anche dal punto di vista foraggero oltre che da quello della qualità del paesaggio. E sarà un caso se la Confederazione nella politica agricola ha introdotto contributi specifici per chi continua a sfalciare terreni dove la qualità ecologica è elevata e dove sono presenti muri a secco, alberi isolati, corsi d’acqua?
I contadini sanno pure, poiché sono realtà che li toccano da vicino ogni giorno, che un prato o un pascolo, dopo pochi anni di abbandono, diventano delle monoculture poverissime sia dal punto di vista foraggero che per la biodiversità: un prato si trasforma in nardeto (specie che nessun animale bruca volentieri) oppure in una superficie ricoperta di felci; un pascolo alpino viene invaso da rododendri o ginepro oppure dall’ontano alpino. E non è più pascolo!
Votare no alla legge federale sulla caccia vorrà dire incentivare l’abbandono della pastorizia di montagna, poiché a causa dell’espansione incontrollata del lupo, molte aziende smetteranno, anzi parecchie hanno già smesso oppure sono in procinto di farlo. Come è mai possibile sostenere che votando no si favorisce la biodiversità?
Non lasciamoci ingannare da questa falsa affermazione e votiamo SÌ alla nuova legge in votazione il prossimo 27 settembre.
Davide Rossi
Consigliere Comunale Mendrisio