INTERROGAZIONE: “Ungulati e bosco: A quanto ammontano i costi annui per le opere di prevenzione dei danni alle foreste ticinesi causati dalla selvaggina?”
1) Premessa
Il problema dei danni da ungulati al territorio agricolo e forestale ticinese si protrae oramai da troppo tempo. Innumerevoli atti parlamentari negli ultimi anni hanno evidenziato l’aumento regolare dei danni all’agricoltura e alla viticoltura. La spesa sostenuta dal Cantone per gli indennizzi in questo ambito è in costante aumento. Occorre ribadire che in caso di danno l’indennizzo non copre totalmente l’entità dello stesso e che non tutti i danni vengono segnalati.
Nel Piano forestale cantonale (PFC) approvato dal Consiglio di Stato il 19 dicembre 2007 veniva già segnalato che “nel bosco resinoso sopra i 1’200 metri e specialmente per quel che riguarda l’abete la rinnovazione naturale è spesso difficoltosa o compromessa a causa della pressione degli ungulati”. Per garantire nel tempo l’azione protettiva dei boschi con particolare funzione protettiva (BPFP) vi sarebbe la necessità di effettuare interventi di gestione, nel ventennio 2007-2027, su circa 16’500 ha (rispetto ad un totale cantonale di 54’000 ha di BPFP) con un intervento di cura annuo su circa 800 ha. Come risulta dalla relazione annuale della sezione forestale del 2012, per quel che concerne gli interventi di gestione nei BPFP, la realizzazione ha interessato negli ultimi 5 anni ca. 2’375 ha, una superficie decisamente inferiore a quanto fissato dal PFC ( ca. 4’100 ha).
In ambito forestale i danni della selvaggina sulla rinnovazione del bosco non sono cosi immediatamente rilevabili come i danni in agricoltura e gli effetti nefasti sulla salute del bosco e sulle sue funzioni si manifestano solo a lungo termine. Il legislatore federale ha tenuto conto nella Legge sulla caccia delle esigenze di tutela del bosco, in particolare all’art. 1, let. d “La legge si prefigge di ridurre a un limite sopportabile i danni a foreste e colture causati dalla fauna selvatica”, obiettivo che viene precisato all’art. 3, cpv.1 “I Cantoni disciplinano e pianificano la caccia. …La gestione continuativa delle foreste e la rigenerazione naturale con essenze stanziali devono essere assicurate”. Per poter garantire che non venga superato il limite di sopportazione della foresta è necessario che si proceda a regolari monitoraggi sullo stato della rinnovazione del bosco e che tali dati vengano utilizzati per la corretta pianificazione della gestione venatoria.
Gli ingenti danni all’agricoltura e al bosco indicano chiaramente che nel nostro Cantone la gestione della selvaggina non avviene nel rispetto dei citati principi legali. Anche la crescente necessità di realizzare recinzioni a protezione delle giovani piantine, testimonia l’esistenza di un marcato squilibrio tra ambiente e ungulati selvatici.
In ambito di progetti selvicolturali e di ripristini di dissodamenti temporanei il committente è sempre maggiormente costretto a sostenere ingenti costi per la realizzazione di opere di protezione dalla selvaggina, paradossale è che i costi di prevenzione sovrastano spesso i costi dell’opera di rimboschimento stessa. Una domanda sporge spontanea, é corretto che questi costi supplementari vengano sostenuti dal committente e dalla comunità in generale, tramite elargizione di sussidi, ma non sono mai stati né quantificati né analizzati?
La gestione degli ungulati selvatici secondo quanto prevede la legge, permetterebbe di destinare a scopi più intelligenti i contributi cantonali che oggi vengono impiegati per la costruzione di recinzioni. A ciò si aggiunge che l’esistenza a lungo termine di un bosco protettivo sano non può essere garantita tramite misure d’urgenza, come lo sono le recinzioni.
Recentemente le associazioni attive sul territorio:
• Alpa (Alleanza patriziale)
• AFT (Associazione forestale ticinese)
• AVVT (Associazione viticoltori vinificatori ticinesi)
• IVVT (Interprofessione della vite e del vino ticinese)
• Federviti ((Federazione dei viticoltori della Svizzera italiana)
• UCT (Unione contadini ticinesi)
hanno conferito un mandato al gruppo di lavoro “Territorio e ungulati”. Questo gruppo ha elaborato un rapporto che è stato presentato alla stampa e trasmesso al Consiglio di Stato e a tutti i Gran Consiglieri.
2) Domande
Per valutare meglio l’entità economica dei danni da selvaggina al bosco ticinese chiediamo quanto segue:
1. A quanto ammonta la spesa annua per le opere di prevenzione dei danni della selvaggina nei progetti forestali sussidiati dal cantone a partire dall’anno 2005?
2. Su suolo cantonale negli ultimi anni sono stati concessi importanti dissodamenti temporanei per opere di pubblica utilità (Alptransit, Metanord, Discariche, ecc.): il Consiglio di Stato è a conoscenza delle difficoltà e dei costi supplementari che questi enti devono sopportare per proteggere dalla selvaggina i rimboschimenti compensativi? è in grado di quantificarli o stimarli per gli ultimi 10 anni?
3. Oltre ai costi causati ai committenti elencati nella seconda domanda è il Consiglio di Stato a conoscenza di altri enti o associazioni che hanno dovuto, in ambito forestale, sostenere dei costi per limitare i danni della selvaggina?
4. Quali misure concrete intende adottare il Consiglio di Stato secondo l’art 27 cpv 2 della Legge federale sulle foreste?
5. Il Consiglio di Stato esegue regolari monitoraggi dei danni della selvaggina alla rinnovazione boschiva? Quali sono i risultati dei rilevamenti?
6. La pianificazione venatoria tiene conto di tali monitoraggi?
7. Come si spiega che il problema non viene risolto alla radice, tramite la riduzione delle popolazioni di ungulati, ma si preferisce pagare indennizzi per i danni e per le recinzioni di protezione, i cui costi a carico dell’erario cantonale sono in esponenziale aumento?
Cordialmente Bellinzona 14 maggio 2014
Henrik Bang
Maurizio Agustoni
Fabio Canevascini
Franco Celio
Orlando Del Don
Lara Filippini
Milena Garobbio
Eros N. Mellini
Mauro Minotti
Lorenzo Orsi
Paolo Peduzzi
Paolo Sanvido