Le Processioni della Settimana Santa di Mendrisio.
Il recupero della grande Ancona settecentesca della chiesa di San Giovanni Battista a Mendrisio
È terminato l’importante restauro della grande e spettacolare struttura della cosiddetta Ancona, ora nuovamente installata, a completamento del marmoreo altare maggiore, nella chiesa di San Giovanni Battista, nel centro storico di Mendrisio. L’Ancona mobile dell’Addolorata è un imponente altare posticcio, dipinto su tela, opera del pittore di figura Giovanni Battista Bagutti di Rovio (1742-1823) e del quadraturista Giovanni Battista Brenni di Salorino (1730-1804), commissionata da frate Antonio Maria Baroffio nel 1794; si tratta di un bene culturale d’interesse cantonale ai sensi della Legge sulla protezione dei beni culturali, che per molti anni non è stata presentata al pubblico perché necessitava un’importante opera di restauro. La grande struttura – di 12 metri x 4 metri – come vuole la tradizione viene montata sull’altare maggiore della chiesa di San Giovanni Battista nei giorni che precedono la Settimana Santa, quando si celebra il Settenario dell’Addolorata, fino alla settimana che segue la Pasqua, e ospita al centro la statua – un manichino ligneo per l’esattezza – della Beata Vergine Maria Addolorata, con il cuore e le sette spade dorate sul petto, rivestita di una veste in velluto nero sontuosamente ricamata in oro (la stessa statua tanto venerata dai mendrisiensi che viene portata nella solenne processione del Venerdì Santo). Si tratta di una macchina d’altare d’impronta tardo barocca e di gusto già neoclassico, di forte impatto scenografico che costituisce un unicum nel panorama storico-artistico del Cantone Ticino.
Oggi in molti non si ricordano più di questo scenografico oggetto artistico e questo perché l’Ancona fu messa in opera l’ultima volta durante la Pasqua del 1990, dopodiché venne smontata e depositata, mentre la chiesa veniva restaurata negli anni 1991-1995 (interno), 1999-2000 (esterno) e 2006-2007 (tetto).
Verso il 2008, con i primi contatti tra il vicedirettore dell’Ufficio Tecnico Comunale Pietro Romano e il direttore del Museo d’arte Simone Soldini, si manifestò un primo concreto interesse per un suo recupero che fu portato poi avanti con tenacia dai compianti Giuseppe Poma (già presidente della Fondazione Processioni storiche) e dall’arch. Lino Caldelari, come pure dall’ingegner Luigi Brenni. I primi contatti con l’Ufficio dei beni culturali per il restauro dell’Ancona sono avvenuti nel corso del 2015. Dopo le necessarie verifiche, i lavori sono iniziati nel 2018 per concludersi nel 2021, quando sono stati positivamente collaudati. Il lungo lavoro di recupero è frutto della buona collaborazione tra la Fondazione delle Processioni storiche, il Dicastero Museo e Cultura della Città di Mendrisio e il competente Ufficio cantonale.
Con la conclusione di questo restauro viene restituito al patrimonio culturale cantonale e della Città di Mendrisio un importante tassello che, per la sua unicità riveste un’importanza che travalica i confini cantonali e che torna finalmente a impreziosire le Processioni della Settimana Santa, dal 2019 iscritte nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità UNESCO.
Il Cantone, per il tramite del Dipartimento del territorio, ha finanziato l’intervento con un sussidio di CHF 58’000.- a fronte di un preventivo ammontante a CHF 146’000.– circa. Per realizzare il restauro è stata organizzata una raccolta fondi, alla quale hanno contribuito anche moltissimi privati cittadini. Tra i principali sostenitori ricordiamo l’Ente Regionale di Sviluppo, la Fondazione Dr. Martin Othmar Winterhalter, il Lions Club Mendrisiotto, il Circolo di Cultura di Mendrisio e dintorni, il gruppo Risott da fund di Mendrisio, la famiglia Poma, la signora Rosanna Riva, il signor Giovanni Riva, il signor Elvezio Ronchetti, la signora Daniela Realini e numerosi altri privati.
L’Ancona è visibile all’interno della Chiesa di San Giovanni Battista a Mendrisio fino al 23 aprile 2022 ed è ancora possibile fare dei versamenti a favore della raccolta fondi per il restauro.
La complessa opera di restauro
Il restauro dell’Ancona di S. Giovanni ha rappresentato una grandissima sfida per tutti gli attori coinvolti, per vari motivi. Prima di tutto per le dimensioni monumentali dell’opera, alta circa 12 metri x 4 metri di larghezza, è composta infatti da ben 25 elementi, con singoli pezzi che arrivano a 4.5 x 3.2 metri, di cui alcuni tridimensionali e con forme inusuali. In secondo luogo per la particolare tecnica con cui fu dipinta da G.B. Bagutti e G.B. Brenni: si tratta infatti di una tempera di origine proteica estremamente sensibile all’acqua e a tutte le soluzioni acquose che normalmente vengono impiegate nel restauro. A ciò bisogna aggiungere che i singoli elementi presentavano tecniche esecutive e materiali leggermente differenti con conseguenti reazioni differenziate ai fenomeni di degrado. In terzo luogo per lo stato di conservazione in cui si trovava prima del restauro in quanto i continui montaggi e smontaggi avevano provocato un numero enorme di danni che a loro volta avevano richiesto innumerevoli interventi di restauro e riparazione non sempre eseguiti con metodologie e materiali idonei. Inoltre negli anni l’Ancona è stata immagazzinata in locali non adeguati per cui ha molto sofferto per le condizioni ambientali avverse e in particolare per le ripetute infiltrazioni di acqua che hanno destabilizzato gli strati pittorici e provocato delle macchie e degli aloni scuri.
In previsione del restauro furono eseguite una serie di indagini volte al riconoscimento analitico dei materiali costitutivi e furono testati materiali e metodologie d’intervento grazie alla collaborazione della HKB di Berna e della SUPSI. Questa fase preliminare ha portato alla definizione di un progetto generale di restauro condiviso con gli organi di tutela cantonali che doveva necessariamente mantenere le varie ridipinture eseguite nel corso dei secoli. Il restauro vero e proprio è durato tre anni e ha coinvolto tre persone, Jacopo Gilardi restauratore-ricercatore e professore della SUPSI e due sue assistenti Marica Gianolli e Valeria Malossa, più alcuni stagisti del corso di laurea in Conservazione e Restauro della SUPSI.
È stato un lavoro caratterizzato da continue sorprese legate alla differente risposta ai trattamenti di restauro delle diverse tipologie di elementi che costituiscono l’Ancona e che ha necessitato di approcci diversi di restauro, in particolare riguardo al consolidamento della pellicola pittorica e alla rimozione dei vecchi restauri. I lavori si sono conclusi nel novembre del 2021 e l’ancona è stata restituita alla popolazione di Mendrisio non certo nel suo stato “originale”, ma in condizione di poter svolgere ancora il suo importante ruolo nell’ambito dei riti della settimana santa.
I lavori per il montaggio dell’Ancona si sono svolti con la supervisione dell’ingegner Brenni e la consulenza tecnica di Alberto Sanguin.