Molti ristoratori non danno il giusto peso alla qualità e al gusto del caffè che, solitamente, viene servito a fine pasto. Sarete capitati in validi ristoranti, avrete certamente mangiato bene, goduto di un ottimo servizio, degustato buon vino ma… tutto il castello vi si è infranto come una bolla di sapone che scoppia, quando vi hanno servito il caffè. A volte sa di bruciato, magari ha un sapore di tostato esasperato, fastidioso, nauseabondo, altre volte sembra un brodo nero, poco saporito, acquoso, altre volte, invece, così carico che non chiuderete gli occhi e passerete metà nottata insonne. Senza contare le volte che, gustando l’ultimo sorso, vi ritrovate fra lingua, denti e palato il cosiddetto fondo, una specie di fanghiglia nera grumosa e amarissima che, oltretutto, non si sa mai come eliminare e qui si assiste a scene da paperissima. C’è il cliente distinto che per non dare nell’occhio prende il tovagliolo e se lo passa sulla bocca, da destra verso sinistra o viceversa, strusciando la lingua per poi lasciare una specie di “frenata” di 10 centimetri, nera, come le inchiodate che si fanno con la moto o la bicicletta. Oppure si vedono quelli che, incuranti del bon ton, si ficcano le dita in bocca e con queste strizzano la lingua grattandola per pulirla, infastiditi (qui si notano le smorfie più strane) poi, per completare l’opera, si puliscono le mani sulla tovaglia, lasciando qui e là delle “frenatine” nere. Insomma, dopo un pasto perfetto, una esperienza di cibo meravigliosa, tutto può sfumare a causa della classica “ciofeca”. Senza contare che di solito subito dopo il caffè arriva il conto e, anche quel conto, sicuramente, finirà col sembrare “amarognolo”. Fonte articolo: http://www.degusta.it/