IL VIOLONCELLO DI ENRICO DINDO CHIUDE LA PRIMA PARTE DI LUGANO FESTIVAL
3 giugno 2014
Lugano, Palazzo dei Congressi
IL VIOLONCELLO DI ENRICO DINDO
CHIUDE LA PRIMA PARTE DI LUGANO FESTIVAL
L’ultimo concerto al Palazzo dei Congressi prima del Progetto Martha Argerich, il 3 giugno, vede di nuovo protagonista l’Orchestra della Svizzera Italiana, questa volta sotto la guida del tedesco Markus Poschner, con cui ha un rapporto molto stretto. Solista il violoncellista Enrico Dindo, che darà voce al tardo Romanticismo francese con il Concerto di Saint-Saëns e l’Elegia di Fauré. La Egmont Ouverture e la Sinfonia n.5 di Beethoven completano il programma, riportando gli ascoltatori alle radici del Romanticismo tedesco.
A chiudere la prima parte di Lugano Festival 2014, in attesa dell’avvio del Progetto Argerich, è l’orchestra di casa, che aveva anche aperto la kermesse musicale ticinese. Se l’OSI è una realtà ben nota al pubblico che segue il festival, una novità è invece la presenza sul podio del direttore Markus Poschner. Quarantatré anni, nato a Monaco ed attualmente attivo soprattutto nella città di Brema, dove dirige l’orchestra filarmonica ed il teatro d’opera, Poschner si è imposto all’attenzione della critica internazionale per le sue interpretazioni del grande repertorio tedesco dell’Ottocento, da Beethoven a Wagner. Sarà quindi interessante ascoltarlo nell’Egmont Ouverture e nella Quinta Sinfonia di Beethoven, pagine ricche di contrasti, di impennate eroiche, di sorprese armoniche rivoluzionarie per l’epoca.
Al primissimo Romanticismo tedesco il programma della serata contrappone, quasi in un ideale match a colpi di note, il tardo Romanticismo francese, con il raffinato Concerto per violoncello di Saint-Saëns e con la drammatica Elegia di Fauré. Entrambi i lavori sono affidati all’arco di Enrico Dindo, violoncellista italiano cresciuto a Torino in una famiglia di musicisti ed oggi solista apprezzato in tutto il mondo. Oltre che come interprete, Dindo è molto richiesto in veste di didatta. Fra gli altri incarichi, riveste quello di professore di violoncello al Conservatorio di Lugano. La sua presenza nel cartellone aggiunge quindi un ulteriore legame fra Lugano Festival e la più importante realtà formativa musicale ticinese, che quest’anno hanno attivato una fitta collaborazione anche in occasione degli eventi dedicati a Wolfgang Rihm e a Richard Strauss.
Appuntamento alle 20.30 presso il Palazzo dei Congressi di Lugano
Il concerto è realizzato con il sostegno di Banca dello Stato del Cantone Ticino
www.luganofestival.ch
Martedì 3 giugno 2014, ore 20.30
Lugano, Palazzo dei Congressi
ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA
Direttore
MARKUS POSCHNER
Solista
ENRICO DINDO violoncello
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Ouverture da Egmont, musica di scena op. 84 (1809)
Gabriel Fauré (1845-1924)
Elegia per violoncello e orchestra, op. 24 (1896)
Camille Saint-Saëns (1835-1921)
Concerto per violoncello e orchestra in la minore, op. 33 (1872)
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 (1808)
Nota al programma
Le radici della rivalità che spesso ha contrapposto nella storia Francia e Germania affondano nel cuore del Medioevo, in quell’anno 843 in cui, con il Trattato di Verdun, i due paesi cominciarono a rapportarsi in quanto regni indipendenti, fuoriusciti dalla frammentazione del Sacro Romano Impero. Da allora innumerevoli sono state le guerre fisiche e verbali, culturali e gastronomiche, che hanno contrapposto le due massime nazioni dell’Europa continentale. Ovviamente anche quello musicale è stato un privilegiato campo di battaglia su cui confrontare i rispettivi valori nazionali. E non sono mancate le invettive o i colpi bassi. «Ecco la musica di pura marca francese: serena grazia, gioconda dolcezza, freschezza come olezzo di fiori di bosco, verità di natura e persino poesia. Sì, quest’ultima non manca, ma è poesia senza il fremito dell’infinito, senza misteriosa magia, potrei quasi dire: elegante poesia villica». A proferire un simile giudizio, assai poco lusinghiero, il campione della lirica romantica tedesca Heinrich Heine.
Sull’altro versante della Saare, i francesi non lesinarono attacchi agli eroi della cultura tedesca, come cominciò a fare la rivista Tablettes de Polymnie con Beethoven già nel 1810, definendolo «spesso bizzarro e barocco. Quanto prende il volo maestoso dell’aquila, tanto arranca tra i sentieri di pietra. Dopo aver penetrato l’animo con una dolce malinconia, lo strapazza con un ammasso di accordi barbari» e poco più tardi Alexandre Oublicheff aggiunse, a proposito della Quinta Sinfonia: «Beethoven aveva preso gusto alle dissonanze anti-eufoniche perché ci sentiva poco e confusamente. Gli assemblaggi di note più mostruosi finirono per risuonare – nella sua testa – come delle combinazioni corrette e di gradevole effetto».
Giudizi ovviamente parziali e macchiati da preconcetti. Ma non proprio tutto in essi è da buttare, perché anche nella peggior menzogna si cela sempre un minimo di verità.
Saint-Saëns, per esempio. Se prendiamo i fiori di bosco e la verità di natura, prescindendo dallo scherno di Heine, non possiamo non ritenerli un carattere calzante per descrivere l’incipit del secondo movimento del Concerto per violoncello, così gaio negli archi staccati e così bucolico nel canto del solista. Un po’ meno incline alla “elegante poesia villica” è invece l’Elegia di Fauré, che si contraddistingue per fermezza e severità, per una drammaticità espressiva che sa però anche aprirsi a sprazzi di puro lirismo.
Quanto al versante opposto, le accuse nei confronti di Beethoven si possono sostanzialmente riassumere in: eccesso di contrasti e audacia armonica. Questione di punti di vista, perché questi dati – assolutamente reali – valsero per altri commentatori come punti di forza nell’opera beethoveniana. Prendiamo l’inizio della Quinta, il più celebre inciso di tutta la storia della musica: il fatto che quelle quattro note siano così forti da tenere in piedi un intero movimento lo si deve proprio all’abilità con cui sono poste in risalto, attraverso un efficacissimo contrasto tra pieni e vuoti. O come nell’Ouverture da Egmont, dove i chiaroscuri dinamici ed espressivi trascinano l’ascoltatore nel clima eroico e libertario delle vicende narrate nell’omonima tragedia di Goethe.
Gli artisti
ORCHESTRA DELLA SVIZZERA ITALIANA
Costituita nel 1935 a Lugano, è stata diretta da grandi personalità musicali quali Ansermet, Stravinskij, Stokowski, Celibidache, Scherchen ed ha collaborato con compositori quali Mascagni, R. Strauss, Honegger, Milhaud, Martin, Hindemith e, in tempi più vicini, Berio, Henze e Penderecki. L’OSI è una delle 13 formazioni a livello professionale attive in Svizzera. Composta da 41 musicisti stabili, è finanziata principalmente dal Cantone Ticino, dalla Radiotelevisione svizzera, dalla Città di Lugano e dall’Associazione Amici dell’OSI. Presente da sempre nel cartellone di Lugano Festival e del Progetto Martha Argerich, partecipa regolarmente alle Settimane Musicali di Ascona e alle Stagioni musicali della RSI. Si esibisce nei maggiori centri internazionali. Dal settembre 2013 collabora con Vladimir Ashkenazy, artista di grande ispirazione, direttore e pianista, che per quattro stagioni ricoprirà il ruolo di direttore ospite principale. Direttore onorario è Alain Lombard. Numerose le produzioni discografiche con importanti etichette quali Chandos, Hyperion ed EMI; da segnalare per Deutsche Gramophon (2012) il cofanetto per i primi dieci anni del Progetto Argerich.
Markus Poschner
Nasce nel 1971 a Monaco, dove frequenta il Conservatorio. Si distingue inizialmente come assistente di grandi personalità quali Sir Roger Norrington e Sir Colin Davis. Dal 2000 è per sei anni direttore principale della Georgisches Kammerorchester di Ingolstadt e – dopo aver vinto nel 2004 il Deutsche Dirigentenpreis – viene chiamato nel 2005 alla Komische Oper di Berlino. Da segnalare il suo debutto alla Staatsoper di Berlino con una nuova produzione dell’Oro del Reno, regia di Nicolas Stemann.
Dal 2007 è Generalmusikdirektor dei Bremer Philharmoniker e del Teatro di Brema. Si è affermato attirando l’attenzione della critica e del pubblico soprattutto con opere di Beethoven, Brahms, Wagner e Strauss. Con i Bremer Philharmoniker sta lavorando al suo primo ciclo di concerti dedicati a Mahler. Nel 2010 l’Università di Brema lo ha nominato professore onorario della facoltà di musicologia. È primo direttore ospite della Deutsche Kammerorchester Berlin e dal 2010/11 dei Dresdner Philharmoniker, con i quali ha intrapreso un ciclo di concerti dedicati a Beethoven.
Enrico Dindo
Nato in una famiglia di musicisti, ha iniziato a sei anni lo studio del violoncello, diplomandosi presso il Conservatorio di Torino. Nel 1997 ha conquistato il primo premio al Concorso Rostropovič di Parigi e da quel momento ha iniziato un’attività da solista che lo ha portato ad esibirsi in moltissimi paesi, con prestigiose orchestre quali BBC Philharmonic, Rotterdam Philharmonic, Nationale de France, Capitole de Toulouse, Filarmonica della Scala, Sinfonica Nazionale della Rai, Accademia di Santa Cecilia, Filarmonica di San Pietroburgo, Tokyo Symphony e Chicago Symphony, al fianco di importanti direttori quali Riccardo Chailly, Gianandrea Noseda, Myung-Whun Chung, Paavo Järvj, Valery Gergiev, Riccardo Muti e lo stesso Mstislav Rostropovič.
È titolare della cattedra di violoncello presso il Conservatorio della Svizzera italiana a Lugano, presso la Pavia Cello Academy ed ai corsi estivi dell’Accademia Tibor Varga di Sion. Nel giugno 2012 è stato nominato Accademico di Santa Cecilia. Enrico Dindo incide per la Decca, per la quale è uscita nel 2011 l’integrale delle Suite di Bach, che ha riscosso un notevole successo di critica.
L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Lugano Festival, in collaborazione con la Città di Lugano e con Lugano Turismo.
Con il sostegno di Repubblica e Cantone del Ticino/Fondo Swisslos, Città di Lugano,
RSI Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana, FOSI Fondazione per l’Orchestra della Svizzera Italiana, Artephila Stiftung, Fondazione Ing. Pasquale Lucchini.
Lugano Festival gode inoltre del sostegno di:
UBS e BSI
Media partner: Corriere del Ticino
Modalità d’ingresso
Biglietti
I categoria Fr 70 / 60
II categoria Fr 55 / 45
III categoria Fr 40 / 35
IV categoria Fra 30 / 25
Riduzioni per studenti, apprendisti, Corriere del Ticino CdT Club Card e beneficiari AVS e AI.
Prevendita presso tutti i punti Ticket Corner (uffici postali, Manor, stazioni FFS) e online su www.ticketcorner.com
I biglietti sono inoltre in vendita la sera dei concerti dalle ore 19
al Palazzo dei Congressi – tel.+41 (0) 91 923 31 20.
Info:
Tel. +4158 866 48 30 lunedì, martedì, giovedì 14-17.30
info@luganofestival.ch
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