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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Qui c’è un tiepido sole… Anche se devo confessarvi che con “qui” intendo a Bologna dove sono venuta con mia sorella a riposare un po’ o meglio a mangiare senza ritegno… Buon cibo e ottima accoglienza ci fanno passare da una trattoria all’altra senza disdegnare baracchini vari e ambulanti… Se avete occasione fate una gita eno-gastro-culturale: ne vale veramente la pena. Ah, e a proposito di cene e di buone azioni, se volete domani sera, lunedì 21 ci sarà una cena di raccolta fondi per Soccorso d’Inverno. Cosa di meglio che fare del bene facendosi del bene?
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale comincia con un uno sguardo dell’Economia con Amalia alla situazione internazionale. Sul fronte dell’inflazione in Europa registriamo tendenze differenti. La settimana scorsa avevamo messo in evidenza il fatto che l’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti, seppur ancora elevato, mostrava un certo rallentamento. Lo stesso è accaduto in Spagna, dove la crescita nel mese di ottobre è stata del 7.3% in rallentamento rispetto all’8.9% del mese precedente. Chi invece aveva mostrato fino ad oggi una corsa meno veloce era la Francia: purtroppo invece nell’ultimo periodo l’aumento è stato del 6.2%, in crescita rispetto 5.6% precedente. Nulla da fare nemmeno per Gran Bretagna, Italia e Eurozona che confermano rispettivamente aumenti dell’11.1%, 11.8% e del 10.6%. Segnali incoraggianti arrivano invece dagli Stati Uniti, dove l’indice dei prezzi alla produzione (prezzi dei beni quando escono dalla fabbrica senza l’aggiunta dei costi di trasporto, logistica,…) si conferma elevato (8%), ma in rallentamento rispetto all’8.4% del mese precedente. E a rallentare è anche il Prodotto Interno Lordo (PIL) dell’Eurozona che nell’ultimo trimestre è sì cresciuto, ma “solo” del 2.1% (in netta riduzione rispetto ai tre mesi prima quando era aumentato del 4.3%).
Se possibile le cose vanno ancora peggio in Gran Bretagna. Dopo aver vissuto il cambio di due premier in poco più di due mesi, la situazione non può dirsi ancora stabile. Proprio in questi giorni il Cancelliere dello Scacchiere (il ministro delle finanze) Jeremy Hunt ha parlato di una manovra economica per l’anno prossimo di “lacrime e sangue”. A differenza di quanto pensato dalla precedente prima ministra Liz Truss la politica fiscale dei prossimi anni sarà di tagli alla spesa pubblica e di aumenti delle imposte. Anche se queste non saranno previste nell’immediato e anche se il nuovo governo dovrà, nonostante le finanze pubbliche che versano in condizioni preoccupanti, stanziare miliardi a sostegno dei sussidi e delle pensioni sociali, la manovra di risanamento dovrà arrivare. Le misure di risparmio previste per il prossimo anno non dovrebbero toccare il settore della sanità e dell’istruzione, ma attenzione, nessuno sarà risparmiato. Gli aumenti delle tasse sui profitti straordinari delle aziende del settore energetico (dal 25% al 35%) e l’introduzione di una nuova tassa “speciale” del 45% sulle società produttrici di energia elettrica, non basteranno. Tutti saranno toccati. In effetti, le soglie imponibili per i redditi non saranno adeguate: questo significa che con un’inflazione al di sopra del 10% migliaia di cittadini e imprese finiranno a pagare più imposte e quindi di fatto diventeranno più poveri. Povertà che non potrà fare altro che aumentare l’anno prossimo quando si stima che il prodotto interno lordo della Gran Bretagna si ridurrà dell’1.3%. Meno produzione significa meno posti di lavoro, meno redditi, meno gettito fiscale, più spesa per lo Stato e quindi maggiore povertà. Non volere la crescita economica rimane un lusso per i ricchi.
E chi è diventato meno ricco è il Cantone Ticino che l’anno prossimo riceverà maggiori risorse dalla perequazione intercantonale (qui un articolo che richiama il tema). Come è stato annunciato qualche giorno fa, la nostra forza finanziaria è diminuita e quindi riceveremo maggiori fondi. Ricordiamo che il nostro sistema si basa sul federalismo che fa sì che i Cantoni e i comuni godano di ampie competenze e libertà. Per poter svolgere i compiti i diversi livelli istituzionali hanno bisogno di risorse; le imposte e i tributi da soli non bastano e per questo è stato creato lo strumento della perequazione finanziaria che si basa sulla solidarietà tra i cantoni forti e quelli deboli. Senza entrare nei dettagli tecnici segnaliamo che il Cantone Ticino riceverà 17.65 milioni in più rispetto al 2022 a causa della riduzione dell’indice delle risorse che valuta il potenziale delle fonti tassabili. Se il potenziale per abitante è inferiore al dato medio svizzero, allora si ha diritto a un aiuto. All’interno della perequazione esistono altri aiuti, come per esempio i finanziamenti per compensare costi maggiori a causa della struttura demografica o di quella geografica. In totale il nostro Cantone riceverà 69.5 milioni di franchi; a titolo di paragone i Grigioni otterranno 269 milioni, Friburgo 589 milioni, il Vallese 843 milioni e Berna oltre 1 miliardo di franchi. Agli occhi di molti questa ripartizione delle risorse non appare rappresentativa della forza economica del Cantone Ticino. Speriamo che nella prossima revisione si possa ottenere maggior voce.
E chiudiamo con “La Svizzera e la crisi che (forse) verrà”. Nel nostro articolo settimanale abbiamo parlato dell’ultimo aumento dei tassi di interesse operato dalla Federal Reserve (la Banca Centrale degli Stati Uniti) e dei suoi risultati. Risultati che sembrano in linea con quelli ottenuti dalla politica monetaria, piuttosto vigorosa, messa in atto dalla Banca Nazionale Svizzera. Purtroppo nonostante questi segnali positivi sul fronte dei prezzi, la fiducia dei consumatori sembra vacillare: è dal lontano 1972 che non si vedevano preoccupazioni così grandi. Detto questo, riteniamo che sia ancora presto per intervenire con aiuti pubblici generalizzati: al momento è necessario concentrarsi sulle categorie che stanno soffrendo maggiormente e che non vedranno aumentare il loro potere d’acquisto nei prossimi mesi.
Trovate qui gli articoli della settimana:
La Svizzera e la crisi che (forse) verrà
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Ticino: i frontalieri aumentano ancora
Come si inventano le teorie economiche?
La favola del Cantone Ticino
La povertà in Ticino c’è, eccome
Che cosa sta facendo la Banca Nazionale? Semplicemente il suo lavoro…
120 secondi
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Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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La Svizzera e la crisi che (forse) verrà
Ticino: i frontalieri aumentano ancora
Come si inventano le teorie economiche?
La favola del Cantone Ticino
La povertà in Ticino c’è, eccome
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante
L’economia con Amalia by Amalia1978