Non mettere in gioco quanto di importante si sta già facendo
Le due iniziative agricole estreme sull’acqua potabile e senza pesticidi andranno in votazione il prossimo 13 giugno. Oggi, in una conferenza stampa a Giubiasco, il neo costituito Comitato ticinese per il «NO» si è presentato per informare sulle conseguenze estremamente negative, che avrebbe una loro accettazione per diversi settori produttivi: meno produzione indigena, più importazioni, alimenti più cari, più spreco alimentare, perdita di posti di lavoro e di valore aggiunto. E tutto ciò senza alcun vantaggio per l’ambiente o l’acqua. I relatori hanno ricordato gli sviluppi positivi e le misure già adottate per garantire ulteriori miglioramenti negli ambiti toccati dalle iniziative, che non colpiscono il bersaglio.
Durante la riunione si è spiegato che il rimedio proposto è di gran lunga peggiore della malattia e, seguendo una tradizione purtroppo consolidata, le due iniziative eco-fondamentaliste propongono soluzioni semplicistiche e ingenue a problemi complessi. Sono state ideate e formulate in maniera manifestamente sconsiderata, ingenua e insidiosa.
Con l’iniziativa «acqua pulita», che non ha niente a che vedere con l’acqua pulita, ed è un vero e proprio inganno, si chiede di inserire nella costituzione il divieto di sovvenzionare aziende agricole che fanno uso di pesticidi o che non producono autonomamente il foraggio per gli animali da alle-vamento. Si spera in questo modo di diminuire la contaminazione delle acque dai residui dei tratta-menti fitosanitari e dal dilavato degli escrementi accumulati dagli animali da allevamento.
Con l’iniziativa «Senza pesticidi» si chiede di inserire nella Costituzione il divieto totale dell’uso di pesticidi sintetici. In Svizzera, ma anche per quanto riguarda il cibo importato.
Malgrado gli intenti nobili, una semplice analisi rivela come la quantità e la serietà degli effetti in-desiderati non sia stata ponderata in maniera sufficiente. Nelle due iniziative si identificano (giu-stamente) come nocive le immissioni di sostanze che possono perturbare la salute dell’ambiente di piante e di animali, si rifiuta però categoricamente la cognizione di valori di tolleranza e si propone come soluzione il divieto delle medesime o la riduzione a valori che non sarebbero più sostenibili per l’agricoltura.
Alcune conseguenze immediate e pur evidenti non vengono prese in considerazione, come la ridu-zione dei livelli di autoapprovvigionamento (in palese contraddizione con l’articolo costituzionale 104a sulla sicurezza alimentare, adottato dal popolo nel 2017), l’aumento delle importazioni e il conseguente impatto ambientale, la perdita di posti di lavoro, l’aumento dello spreco alimentare. Si utilizza la paura indotta artificialmente per introdurre divieti, dimenticando che la qualità delle ac-que potabili nel nostro paese è un esempio virtuoso a livello mondiale e che i valori di tolleranza e precauzione sono fissati a livelli talmente bassi che per raggiungere la dose minima di effetto signi-ficativo sarebbe necessario assumere in una sola volta 10 metri cubi di acqua “contaminata” oppure, se preferite, berne un centinaio di litri al giorno per qualche decina di anni.
Le iniziative sono in ritardo sull’evoluzione effettiva dell’agricoltura e della politica attuale
Le iniziative tentano di drammatizzare la situazione attuale, evitando di menzionare che negli ulti-mi 15-20 anni molti prodotti fitosanitari di comprovato potenziale tossico sono stati vietati e che le immissioni nell’ambiente si sono ridotte di almeno il 40-50 percento (vale anche per gli antibiotici negli allevamenti). La Confederazione ha istituito dei programmi di controllo e verifica dell’uso di pesticidi che contribuiranno a ridurre in maniera ancora più significativa l’impatto potenziale di queste sostanze per l’ambiente e per la salute umana.
L’agricoltura ha già fatto grandi progressi e ha la volontà di farne ancora di più, quotidianamente, producendo cibo per la popolazione e lavorando in armonia con la natura, inclusi il suolo, il clima, le piante e gli animali.
Da oltre 20 anni le aziende agricole svizzere lavorano secondo gli standard della prova che le esi-genze ecologiche sono rispettate, la PER, che è un presupposto per ricevere i pagamenti diretti. Ciò include: un bilancio di concimazione equilibrato, un avvicendamento equilibrato delle colture, una selezione e un utilizzo mirato dei prodotti fitosanitari e una quota adeguata di superfici per la pro-mozione della biodiversità. Tutto ciò sottostà a controlli periodici.
Per esempio per la promozione della biodiversità, attualmente siamo al 18,8% della superficie agri-cola svizzera, cioè 190’381 ettari, mentre la legislazione prevede un minimo del 7%. Queste super-fici non ricevono né letame né immissioni di alcun genere. Inoltre, bisogna rispettare delle regole severe: soglie minime d’intervento, periodo dell’applicazione, meteo, distanza dai corsi d’acqua, uso di misure alternative come il diserbo meccanico; dobbiamo poterci prendere cura delle nostre coltu-re e preservare la produzione limitando al massimo l’impatto dell’uso dei prodotti fitosanitari.
I Contadini svizzeri sono in costante evoluzione e hanno una forte volontà di migliorare sempre. Dipendono però direttamente dalla ricerca e dalle innovazioni tecnologiche sostenibili e sarebbe bello che i loro sforzi non venissero sempre messi in discussione e minimizzati.
L’accettazione delle iniziative comporterebbe conseguenze economiche molto pesanti
L’agricoltura e l’industria alimentare garantiscono oltre 300’000 posti di lavoro, di cui circa 160’000 sarebbero direttamente toccati poiché dipendono dalla produzione alimentare locale, tra cui anche caseifici, macellerie, mulini, aziende di macchinari agricoli, società commerciali, di trasformazione e imprese di costruzione regionali. Le regioni periferiche sarebbero le più colpite, così come l’intera economia alpestre che pur producendo derrate alimentari in modo molto naturale, dovrebbe sotto-stare ai requisiti che si vogliono imporre in materia di foraggio per gli animali e di pesticidi, ostaco-lando anche la cooperazione tra le aziende agricole.
Nel corso degli anni i prezzi pagati alla produzione sono costantemente sotto pressione, questo ha portato le aziende ad una specializzazione e una razionalizzazione dei costi per poter continuare ad esistere. Gli sforzi fatti dalle famiglie contadini sono stati molti, spesso alla cieca, ma con l’intento di produrre prodotti di qualità locali e nazionali.
Se il popolo svizzero dovesse accettare le due iniziative questi sforzi verrebbero vanificati, molte aziende dovrebbero rivedere la loro organizzazione, i loro piani di produzione. In un contesto dove molte aziende non hanno il ricambio generazionale potrebbe significare la chiusura dell’azienda e la perdita di posti di lavoro nella filiera agroalimentare. Aumenterebbero le importazioni dall’estero per la nostra sussistenza con prodotti di dubbia provenienza. Inoltre, in un periodo come questo di incertezza dovuta al Coronavirus, è necessario avere una maggiore cautela nel riguardo delle impre-se locali e dei loro posti di lavoro, senza imporre ulteriori dannosissime restrizioni.
Una soluzione migliore è già in arrivo
Il Parlamento era contrario alle due iniziative, tuttavia, ha presentato una soluzione alternativa mi-gliore e più rapida, cioè un’iniziativa parlamentare che mira a “ridurre il rischio associato all’uso di pesticidi” e si basa sul piano d’azione nazionale dei prodotti fitosanitari, che comprende già 51 mi-sure nel settore della protezione delle piante e dell’agricoltura e contiene anche obiettivi intermedi. Con l’iniziativa parlamentare gli obiettivi sono vincolanti e p. es. i rischi correlati all’uso di prodotti fitosanitari per l’acqua, l’acqua potabile e l’ambiente devono essere ridotti del 50% entro il 2027.
Questa iniziativa parlamentare ci permetterà di ottimizzare l’uso dei prodotti fitosanitari e di ridurre al minimo gli impatti ambientali negativi associati.
Nessun beneficio per l’ambiente
Questa iniziativa non gioverà per niente all’acqua potabile e danneggerà l’ambiente nel suo insieme, come dimostrato da recenti studi di Agroscope. Già adesso il 75% della nostra impronta legata al consumo è generata all’estero. La conseguenza di un’accettazione dell’iniziativa sarebbe che ancora più prodotti agricoli verrebbero dall’estero e così avremmo i loro pesticidi nei nostri piatti. Tutti vogliamo acqua potabile pulita e un ambiente intatto. Con questa iniziativa però non otterremmo questo risultato».
Conclusioni
L’agricoltura si trova di fronte ad un rapido cambiamento. Questo processo di miglioramento non solo continua, bensì viene rafforzato dalle misure che sono state adottate. Le iniziative mettono a rischio questi sviluppi, senza miglioramenti per l’ambiente o l’acqua. Le 2 iniziative sono inutili poiché arrivano in ritardo sull’evoluzione naturale e delle tendenze nel settore dell’agricoltura e del-la politica agricola. Sono dannose poiché metterebbero in difficoltà il settore agricolo (incluso il “bio”), aumenterebbero la spesa e lo spreco alimentare e limiterebbero la libertà di scelta del con-sumatore. Sono costose poiché obbligherebbero la popolazione al consumo di prodotti dai prezzi elevati e perché implicherebbero la necessità di aumentare le importazioni.
In conclusione il comitato invita a votare 2x NO alle iniziative agricole estreme.