Lo chiamiamo Tiggiu il paese che abbiamo conosciuto e che si fregia di essere a vocazione turistica. Ogni volta che raggiungiamo questo comune ci si stringe il cuore nel vedere la desolazione nelle vie, delle vetrine con la polvere, case lasciate diroccare senza che nessuna autorità intervenga. Si fanno tante riunioni, tra di loro, per giustificare spese assurde, sempre sotto il cappello del turismo, che servono unicamente per fare economia a favore dei soliti signorotti di paese. Ma l’economia abita altrove e il turismo poi diventa un tabù in questo paesino dove tutti pensano di essere i migliori e mai si guardano allo specchio con occhi critici. Bisogna cominciare a capire cosa vogliono a Tiggiu per pianificare una politica immateriale sul territorio costruendo le basi del successo economico. A Tiggiu manca tutto e manca in particolare la coesione associativa per presentare un prodotto degno di tale nome. Tutti lavorano per la loro causa, senza curarsi del pacchetto globale, senza capire che certe operazioni senza condivisione popolare sono destinate a fallire miseramente peggiorando il benessere, diciamo pure malessere, della popolazione. In un intervista passata alla TSI qualche giorno fa dove si chiedeva ad un personaggio pubblico cosa pensava del futuro in funzione Alptransit, era il 1996 ca., lo stesso affermava che per Tiggiu sarebbe stato catastrofico il dopo NEAT. Per queste affermazioni sappiamo che il personaggio in questione fu quasi insultato e tacciato da incompetente dai vari politi e direttori di enti turistici del luogo. Questi stessi personaggi che ancora oggi coprono le stesse funzioni, sotto spoglie diverse, e che hanno portato Tiggiu sempre più giù. Questi sono ancora convinti che il turismo sia la salvezza di Tiggiu, ma se in 20 anni non sono stati capaci a dare un minimo di benessere alla popolazione e non hanno rinnovato nulla difficilmente lo saranno in grado di farlo ora. A Tiggiu non si possono fare simposi di minimo 200 persone in sale attrezzate, chiamate modernamente sale multiuso, non ci sono posti letto sufficienti, non vi é nessuna cultura dell’accoglienza e come se non bastasse a Tiggiu i ristoratori, salvo eccezioni non collaborano globalmente alla vita del paese. A Tiggiu non vi é alcun responso verso chi investe e cerca di animare la vita sociale ed economica e anzi non si vedono neppure di buon occhio chi propone innovazione senza chiedere la benedizione delle varie istanze. Tiggiu un paese a dimensione di uomo dove purtroppo rimane solo il nome. Ma tout va bien basta che le poltrone restino e i vari funzionari non debbono troppo lavorare e percepiscano lo stipendio. Ogni tanto si lavano la bocca con la parola turismo senza sapere il vero significato di questo termine. (Etc/RB)