Siamo al 5anno di Incontro Gastronomico “Al nos mangee…” e un paio di riflessioni vanno fatte. Questa rassegna è nata per desiderio di chi vi scrive, amante della ristorazione semplice e nostrana e in particolare amante del dolce della Media Leventina, la Spampezia. Ci tengo sottolinearlo: mi sento di Locarno, Locarnese DOC da 27 anni in Leventina dove ho costruito una famiglia con tre adorabili monelli, e dove risiedo nella tranquillità che un paesello di valle sa regalare a chi giornalmente è immerso nel traffico e nella vita frenetica che sia il giornalismo ti impone ma che ti viene imposto da una società dove i valori tendono a scivolare via. L’intento, al quale non si è mai disatteso con “Al nos mangee…” è proprio quello di veicolare la regione della Media Leventina tramite il suo dolce di riferimento.

Un regolamento, una quota minima di adesione, siamo nella massima trasparenza ad ogni partecipante viene chiesta una quota di frs 180.- tutto compreso, vedi flyer in 10000 copie a colori distribuito in tutto il Ticino, comunicati stampa, servizi televisivi e tutto quanto permette la promozione dell’evento. Questa rassegna promuove anche solidarietà dando spazio di anno in anno ad associazioni No Profit. Ma torniamo alla giuria, dopo i primi anni in cui anche noi eravamo nuovi in questo genere di eventi, ora presieduta da Paola Agustoni, con Mario, Barbara e Conni, ha trovato un giusto equilibrio. Diciamolo subito, siamo tutti amici e quando giriamo nei vari locali, per giudicare il dessert che meglio interpreta il dolce Spampezia, il dessert viene preparato per ogni giurato dal ristoratore gratuitamente, vedi regolamento, a volte ci fermiamo anche a mangiare la cena tra di noi. La nostra frase al ristoratore è sempre la solita: “ paghiamo la cena ma desideriamo cenare e non vogliamo che ci venga offerta”. In molte altre situazioni, questa trasparenza viene meno. Se poi, durante la cena l’esercente ci offre il caffè o il vino, questo è una scelta dell’esercente stesso, ma noi come giuria ci teniamo sottolineare che ogni volta che ci fermiamo a cena, mettiamo mano al nostro borsino, e lo facciamo volentieri perché il ritrovarsi come giuria e come amici ci piace e non vogliamo neppure che l’esercente si senta in dovere di dover offrire la cena. Ci mancherebbe altro. Questo tanto per chiarire come si lavora nel contesto “Al nos mangee…”. Un gruppo di amici che promuove la ristorazione nostrana, proposta dai ristoranti a costi accessibili anche per le famiglie e che paga le proprie cene, divertendosi al tempo stesso in quello che fa. E chi sperpera voci senza cognizione di causa è in errore e sa di esserlo. (ETiCinforma/Roberto Bosia)