(lettera inviata alla RSI) Gentili signore, egregi signori,
ci preme ringraziarvi per averci citati nel servizio che avete trasmesso il 2 dicembre u.s. (qui il link).
Ci saremmo tuttavia aspettati, in nome di un’informazione pluralista, che ci aveste contattati per una nostra presa di posizione in merito.
Quanto asserisce il giudice Lardelli è fuorviante e tutt’altro che trasparente. La nostra associazione non vuole affondare il sistema, quanto invece essere “voce narrante” o “spettatore terzo” di una situazione incancrenita.
Le parole del giudice sono comprensibili, è altamente professionale infatti che ognuno protegga l’ambito in cui si muove ma questo, da solo, non vale tanto quanto la verità. Persone della Camera di protezione del Tribunale di appello (Cpta) irridono le utenze, il giudice stesso – in un caso almeno
– ha aumentato le spese a carico del cittadino ricorrente solo per spregio poiché reo di avere adito il Tribunale federale e avere ottenuto parziale ragione.
Ci crea particolare imbarazzo il passaggio in cui il giudice lamenta un cambiamento di passo, cambiamento che deve partire da chi fa parte del sistema, la figura astratta che si attribuisce – apparentemente lontana da ogni responsabilità – risulta incomprensibile e avulsa dalla realtà.
Neppure ci calza il ruolo dei “nemici”, tant’è che ci siamo approcciati alle 16 ARP e alla Cpta stessa con il migliore spirito di collaborazione ma, nostro malgrado, soprattutto quest’ultima ci ha osteggiato, mostrando da subito una posizione difensivista.
Va anche detto che con diverse ARP abbiamo raggiunto obiettivi inimmaginabili soltanto pochi mesi fa, in un ambiente di totale rispetto e cordialità; ciò non è stato tuttavia possibile con il giudice Lardelli il quale, ancora con l’intervista che voi stessi avete registrato, mostra il fianco a critiche e a precisazioni come quelle che, con questa missiva, stiamo esplicitando.
Le ARP, pressoché in modo sistematico, calpestano i più elementari diritti umani, non recependo le sentenze del Tribunale federale né quelle della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). Una situazione che genera costi a scapito della collettività, dolori facilmente risparmiabili alle utenze e, non di meno, una situazione che dimostra l’altissimo grado di impreparazione delle istituzioni.
Fa specie, infatti, che il giudice Lardelli lamenti un’emergenza che la Cpta stessa ha contribuito a creare e che individui, come fulcro delle inefficienze istituzionali, la necessità di un impiego di denaro pubblico a suo dire di difficile attuazione, ignorando che i costi dell’internamento di minori che potrebbero essere assistiti in altro modo, la divisone coatta di coppie di anziani che potrebbero essere assistite in altro modo e l’abuso di pareri medici (che medici non sono) generino costi proibitivi.
Nel quadro delle perizie commissionate dalle ARP a discapito (sì, a discapito!) dei cittadini, abbiamo notizia di approfondimenti psicologici somministrati per telefono (!), il che equivale a un esame del sangue fatto senza prelievi. Una situazione paradossale generata dalle ARP, non gestita dalla Cpta e ignorata dalla politica la quale, ancora oggi, litiga sulla natura stessa delle medesime: la divisione Giustizia del dipartimento delle Istituzioni, da noi incalzata, non sa se classificare le ARP all’interno dell’area giuridica (che assolverebbe il ministro Gobbi certo di non potere intervenire a causa della separazione dei poteri) o nell’area amministrativa (che non assolverebbe il ministro).
C’è certamente un buco normativo che diventa una voragine alla luce dell’incapacità politica e istituzionale di arginare i problemi che le ARP causano, con la tacita benevolenza della Cpta la quale, molto di rado, smentisce l’operato delle stesse ARP avallando decisioni più che discutibili.
Un tema che riguarda centinaia di cittadini e che, solo di rado, assurge agli onori della cronaca. Un vero peccato.
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