Trattanda 17
Emendamento presentato da Tamara Merlo e Maura Mossi Nembrini per Più Donne
alle conclusioni del rapporto della Commissione Costituzione e leggi
Il malessere demografico del Canton Ticino
Nell’ambito del convegno sulla sfida demografica “Il malessere del Canton Ticino”, organizzato da Coscienza svizzera il 22-23 ottobre scorsi, è stata da più parti evidenziata una stretta correlazione tra parità e crescita demografica negli Stati europei occidentali.
Nelle nazioni in cui la parità è una realtà, inclusi l’accesso delle donne al mercato del lavoro e la parità salariale, la curva demografica e la natalità sono in crescita.
Le politiche che hanno successo nel sostenere la demografia sono quelle politiche che contribuiscono a creare un buon “capitale sociale”, il quale a sua volta crea un clima di fiducia favorevole allo sviluppo demografico e alla formazione di giovani famiglie. Tali politiche includono: misure di sostegno alle famiglie, incremento dell’istruzione femminile, partecipazione al mercato del lavoro, equità e uguaglianza di genere, adeguato bilanciamento lavoro-famiglia, cure dell’infanzia gratuite e di qualità, prevedibilità della traiettoria del reddito.
Se vogliamo invertire la preoccupante curva demografica anche nel nostro Cantone, occorre un impegno forte, serio, coordinato e proattivo. Occorre cambiare marcia. Non è plausibile continuare a fare come si è sempre fatto, limitandosi a sperare (contro ogni probabilità) che il risultato finale cambi.
Il Consiglio federale
Dall’introduzione del suffragio femminile nel 1971 e dall’adozione dell’articolo costituzionale sull’uguaglianza nel 1981, la Svizzera ha compiuto progressi nella parità tra donna e uomo, ma non l’ha ancora pienamente attuata, come mostrano sia le statistiche nazionali sia le classifiche internazionali. “Possiamo e dobbiamo fare meglio. È una questione di giustizia nei confronti delle donne, ma anche di benessere sociale e di prosperità economica”.
Per colmare le lacune in questo campo, il Consiglio federale ha deciso di inserire nel suo programma di legislatura 2019–2023 una strategia nazionale per la parità tra donne e uomini denominata “Strategia Parità 2030”.
Il 2030 è il punto di arrivo, non di partenza. Se vogliamo andare nella direzione segnata dal Consiglio federale, cui anche cantoni e comuni sono chiamati a partecipare, non è realistico attendere oltre nel promuovere attivamente la parità.
Il Consiglio di Stato
Il Consiglio di Stato ci ha impiegato più di un anno (!) per rispondere alla domanda della Commissione Costituzione e leggi, che chiedeva la panoramica dei servizi e uffici amministrativi, nonché degli organi (associazioni, commissioni, consultori, ecc.) che si occupano sul piano cantonale di pari opportunità, unitamente al loro costo in termini di risorse umane e finanziarie. Questo tempo enorme è servito per cercare faticosamente di capire chi si stia occupando di parità, in questo approccio cosiddetto trasversale. Il risultato è emblematico: 10,42 unità a tempo pieno e poco meno di 60’000 franchi (gli stipendi non sono stati resi noti).
Il fatto di non avere un ufficio e una persona responsabile per quella che è dichiarata essere una priorità di legislatura per l’Esecutivo, fa sì che non vi siano degli obiettivi chiari, né una strategia, né tantomeno una persona responsabile. L’approccio cosiddetto trasversale, rendendo teoricamente tutti responsabili, di fatto non rende nessuno responsabile.
La Commissione consultiva per le pari opportunità
In Ticino abbiamo una Commissione consultiva per le pari opportunità, istituita dal Consiglio di Stato nel 1993, che ha il compito di elaborare prese di posizione attorno a progetti di modifiche legislative o regolamenti in relazione alla parità fra i sessi nel Cantone Ticino.
Sul tema specifico oggetto del Rapporto, la Commissione consultiva per le pari opportunità si è espressa in modo molto chiaro e univoco: essa “sostiene l’istituzione di un Ufficio per le pari opportunità, in quanto permetterebbe di promuovere una politica coerente, duratura e strutturale di pari opportunità tra uomo e donna e di rispondere al mandato costituzionale di garantire la parità dei diritti”.
Commesse pubbliche
Abbondanzialmente, si osserva che in materia di commesse pubbliche – un ambito certo importante, ma non paragonabile alla parità per importanza e garanzia costituzionale! – si è creato il Centro di competenza in materia di commesse pubbliche. Il Consiglio di Stato ha giustamente provveduto a creare un ufficio centralizzato per garantire un’efficace implementazione della Legge sulle commesse pubbliche, anche in stretta interazione con il settore privato, conscio che un approccio “diffuso” o trasversale non avrebbe garantito sufficiente efficienza ed efficacia.
Si propone pertanto di aggiungere un punto alle conclusioni commissionali:
6. (nuovo) Il Consiglio di Stato crea immediatamente un Ufficio per la parità di genere e lo dota di risorse umane e finanziarie adeguate al mandato.