Nella sua riunione di martedì 10 aprile 2018 a Rivera, il comitato cantonale di UDC Ticino ha deciso all’unanimità di raccomandare ai propri elettori il SÌ alla modifica della legge tributaria cantonale, in votazione il prossimo 29 aprile. Il partito auspicherebbe degli sgravi fiscali più incisivi – argomento per il quale combatte ormai da decenni – ma in mancanza del coraggio di proporli da parte di governo e parlamento, frenati dal timore di non riuscire nemmeno a superare lo scoglio del consenso parlamentare, i membri del comitato cantonale UDC hanno ritenuto di dover appoggiare almeno quanto passa il convento. Suscita comunque perplessità il fatto che, per poter ottenere un consenso – poi subito sconfessato dal lancio del referendum – da parte del Gran Consiglio, si sia presentata la riforma della legge tributaria in un pacchetto chiamato “Riforma fiscale e sociale”, mescolando di fatto il classico “burro con la ferrovia” che il detto popolare considera come tradizionale simbolo di confusione e idee poco chiare. Una politica fiscale meno ostile al capitale è l’unico modo per trattenere i buoni contribuenti – è stato sottolineato durante la discussione – i quali, al contrario del tartassato ceto medio, più legato al territorio dall’attività professionale o dal fatto di possedere una casetta, non ha problemi a portare il proprio domicilio in paesi (o anche solo cantoni) fiscalmente meno esosi del Ticino. Il 4% dei cittadini – ha detto il presidente Piero Marchesi – produce quasi il 40% del gettito fiscale delle persone fisiche. Se questo 4% o parte di esso emigra verso lidi più attrattivi, chi rimarrà a pagare i sussidi sociali?