Parlare di turismo sembra l’hobby preferito di tuttti, in particolare dei politici, che si lavano la coscienza proprio perché è tema di attualità. I proclami di sostegno alle zone turistiche di valle devono poi venir finalizzati e concretizzati tanto da permettere a queste regioni di impostare il proprio presente e futuro sul turismo per 360 giorni all’anno e non unicamente per 3 mesi invernali, a rischio investimenti in quanto dipendenti unicamente dalla meteo. Bisognerebbe finalmente mettere tutto in rete e vendere il Ticino come paccetto unico. L’altro giorno si parlava di gente che andrà in ferie in Giordania, e che ogni giorno si sposta per 3 ore di bus per andare a visitare quel territorio facito di storia e cultura. Noi abbiamo un vantaggio che con un’ora ogni angolo del Ticino è raggiungibile, per cultura, storia, sport, tempo libero, gastronomia, tradizioni, bellezza paesaggistica e tanto altro ancora. Abbiamo i monti, le montagne, le scalate, i laghi, le riserve territoriali e tanto altro. Non pensiamo che al mondo si possa trovare un piccolo territorio come il nostro con questa ricchezza di diversità che sono il legante di un discorso unitario di un turismo vero e concreto. Il turismo non deve più essere inteso come territorio limitato al proprio giardinetto, senza lacuna apertura verso altri giardinetti dello stesso cantone. Giriamo per lavoro tutto il Ticino, e ogni direttore delle agenzie locali del turismo afferma che il proprio territorio è il più bello del cantone. Va benissimo entusiasmarsi per casa propria, ma la nostra casa non è Lugano o Mendrisio o Bellinzona, tanto meno la valle Maggia o il Locarnese, oppure le 3 valli… la nostra casa è il Ticino e allora dobbiamo entusiasmarci per il Ticino e lavorare i nquesta ottica. Fino a che crediamo che il nostro territorio è il migliore di quello a noi vicino, saremo sempre de i poveri illusi e il turismo non decollerà mai. Soldi buttati nel cestino quelli elargiti al turismo locale senza una visione globale. Noi affermiamo che tutto il Ticino è meravilgioso, non lo diciamo per facciata o per opportunismo ma perché convinti della bellezza e particolarità straordinaria del luogo in cui viviamo. Che si vada dal Parco della Breggia alla cascata della Piumogna, da Cimetta al Ritom, dalla valle di Muggio alla Rovana, viviamo straordinariamente in un paradiso e dobbiamo affermare il turismo già dai giovani scolari. Basta con le passeggiate scolastiche a Venezia, nel Trentino e via dicendo, obblighiamo ad andare in Ticino nelle varie gite scolastiche per aiutare i nostri giovani ad amare il territorio in cui vivono. Per visitare l’estero hanno tutto il tempo dopo, ma per visitare il Ticino è necessario iniziare da piccoli per poterne apprezzare ogni profumo e sapore di storia rurale e di tecnologia moderna. Questo è il Ticino e nel Ticino vi sono angoli fantastici. Iniziamo ad apprezzarli e poi concretamente chiediamo alle autorità di investire in questa visione turistica solo alla condizione che non vi siano più frontiere all’interno del Ticino ma che sia un’nità unica da vendere e nella quale noi dobbiamo integrarci con entusiasmo. Allora potremo dire di vivere di turismo ma ad oggi il nostro vivere di turismo è dovuto alla sola bellezza territoriale, che ci ha favoriti oltre ogni lecito desiderio, ma a cui questo miracolo non potrà avere futuro se non ci mettiamo del nostro: quell’amore che in Grigioni come in Austria hanno fatto loro e accogliamo i turisti con la gioia dell’ospitalità di chi è contento di trasmettere il proprio entusiasmo ai nostri ospiti !
Affinché il turismo possa diventare il nostro DNA, anche le strutture tipo impianti di risalita, alberghi e ristoranti devono rimanere aperti sempre e non solo quando rendono. Se investire per il pubblico comporta spese, queste spese vengono ampiamente ripagate con l’indotto calcolando posti di lavoro di gente locale. Non si faccia l’errore di andare fuori cantone a cercare il personale e peggio ancora a voler comperare. I soldi che arriveranno dall’ente pubblico devono essere assolutamente e obbligatoriamente reinvestiti nel locale. Così si chiude il cerchio e finalmente potremo ritoranre al benessere dei tempi d’oro, essendo realmente un paese a vocazione turistica. Ad oggi, abbiamo l’impresisone, che la nsotra vocazione turistica ne venga meno.
Non esistono le valli fine a se stesse come non esistono le città fine a se stesse, tuttti sono tra di loro complementari e attrazzioni reciproce per i nostri ospiti. (RB)