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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Anche oggi il sole splende caldo! Per fortuna così la Fiera di San Provino potrà accogliere centinaia di persone e di bambini che andranno ad Agno per vedere dal vivo tanti animali e mangiare i prodotti locali. Queste manifestazioni ci riempiono di gioia e ci ricordano quanto sia bello passare del tempo insieme nel nostro splendido Cantone. Ma prima di San Provino… degustazione di vini 😉
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia, inizia con uno sguardo alla situazione internazionale. In Francia proseguono gli scioperi contro la riforma del sistema pensionistico. I principali cambiamenti riguardano l’innalzamento dell’età di pensionamento dai 62 anni ai 64, l’innalzamento già a partire dal 2027 del requisito di 43 anni di contributi per avere una pensione completa (oggi fissato in 42 anni) e l’abolizione graduale delle pensioni speciali di cui godono alcune categorie di lavoratori. Tra questi ci sono i dipendenti della rete di trasporti pubblici di Parigi (RATP), i collaboratori delle aziende che si occupano di elettricità e gas, quelli della Banca di Francia e del Consiglio economico, sociale e ambientale. La Francia nel contesto europeo è il Paese in cui si può beneficiare prima del pensionamento: le persone nate prima del 1951 possono accedervi a 60 anni, quelle dopo il 1955 dai 62. Anche se si segnalano sistemi molto flessibili in altri Paesi come la Svezia in cui si può andare in pensione a partire dai 61 anni. Ma attenzione ai paragoni. In effetti, in questi giorni si sta discutendo molto di differenze nei sistemi pensionistici e la stessa Unione Europea presenta al suo interno modelli diversi non solo in termini di età, ma anche di contribuzione e funzionamento. Se guardiamo solo all’età potremmo essere tratti in inganno. Sulla carta in Italia si accede alla pensione a partire dai 66 anni e 7 mesi e addirittura dai 67 in Grecia. Se però si va a guardare l’età di pensionamento effettiva allora si scopre che i dati cambiano. In Italia si scende ai 63.8 anni, mentre in Svezia si sale ai 65.2 anni.
I problemi legati ai sistemi pensionistici oggi riguardano tutte le nazioni. In Belgio, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Irlanda e Bulgaria per esempio si vorrebbe innalzare l’età di pensionamento entro il 2031 a 67 anni. Non è esonerata dai problemi nemmeno la Svizzera e neppure il piccolo Cantone Ticino. Nel primo caso di recente abbiamo votato per parificare l’età di pensionamento delle donne a quella degli uomini innalzandola a 65 anni. Ma le riforme non finiscono qui, anzi. Il nostro sistema pensionistico è abbastanza un unicum in Europa e si fonda su tre pilastri: la previdenza statale (l’Assicurazione Vecchiaia e Superstiti – AVS), la previdenza professionale (il secondo pilastro) e la previdenza privata (il terzo pilastro). L’AVS è un sistema a ripartizione che è caratterizzato da una grande solidarietà: chi guadagna di più, è sano e “fortunato” (non è ammalato o non rimane orfano o vedova) contribuisce anche alle rendite delle altre persone. Il secondo pilastro invece è un sistema a capitalizzazione gestito dalle casse pensioni: i lavoratori e i datori di lavoro versano dei contributi che le persone potranno prelevare al momento del pensionamento. In questo caso è come se fosse una sorta di risparmio obbligatorio. Il terzo pilastro invece è una forma di risparmio privato che consente dei vantaggi fiscali che incentivano le persone a mettere da parte delle risorse per la vecchiaia. Questo sistema dei tre pilastri è molto performante e solidale, ma necessita di correttivi perché anche in Svizzera la demografia cambia.
In effetti, l’innalzamento della speranza di vita, il fatto che nascano meno bambini, il miglioramento della formazione che fa sì che si studi di più, sono fattori che impattano notevolmente sul finanziamento delle prestazioni previdenziali. Per questa ragione anche a livello nazionale si sta discutendo di una riduzione del tasso di conversione (una sorta di tasso di interesse sui soldi da noi risparmiati attraverso l’obbligo del secondo pilastro) e di altri correttivi. Naturalmente è necessario mettere mano a questi sistemi affinché possano adeguarsi alla nuova demografia; ciò che ci fa specie è la mancanza di coraggio di affrontare nell’interezza il problema e prevedere una riforma generale. Cosa che è accaduta anche in Ticino e oggi si raccolgono i frutti di una politica per nulla lungimirante e che ha fatto finta di non vedere il problema che si stava generando. Parliamo del caso della cassa dei dipendenti pubblici che necessita di essere assolutamente risanata a causa di gravissime lacune nella sua gestione nei decenni passati. Ora le discussioni vertono sulle misure di risanamento. Sarà molto difficile trovare una soluzione che non penalizzi le parti in causa. Certo è che gli errori della politica non possono essere pagati solo dai dipendenti pubblici attualmente attivi e che vedrebbero, senza nessuna responsabilità, i loro risparmi erodersi. Speriamo che non manchi ancora il coraggio di prendere decisioni forti e giuste.
E di “8 marzo: perché” abbiamo parlato nel nostro articolo settimanale in cui trattiamo il tema della disparità salariale tra uomini e donne. In questo articolo evidenziamo l’importanza di riconoscere gli errori inconsci che commettono sia uomini che donne nel mercato del lavoro al fine di correggere le discriminazioni sul nascere.
Trovate qui gli articoli della settimana
8 marzo: perché
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
Svizzera, le cose sono andate bene, ma non benissimo
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Le previsioni per il Ticino
Credit Suisse perde, UBS vince
Tesoro mi si sono allargati i ragazzi”. La Coca Cola cresce e torna al mezzo litro
120 secondi
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8 marzo: perché
Svizzera, le cose sono andate bene, ma non benissimo
Le previsioni per il Ticino
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In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante
L’economia con Amalia by Amalia1978