Rive pubbliche: opportunità e vincoli giuridici
Per discutere del libero accesso alle rive dei laghi non poteva esserci luogo più adatto: il lungolago di Lugano. Il Ceresio è fra i più privatizzati della Svizzera. Quasi il 50% delle sue rive, secondo gli ultimi rilievi ufficiali, è inacessibili al pubblico. Il dibattito è stato rilanciato dall’ Associazione “Rive pubbliche della Svizzera italiana”, una sottosezione di “Rives publiques” nazionale che da anni si batte, in tutto il paese, perché le cose cambino. Recentemente ci sono stati anche degli interventi parlamentari, sia a livello federale, sia cantonale. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Daniel Ponti che è anche presidente di Pro Natura Ticino.
Avvocato Ponti, siamo qui di fronte al Lago di Lugano. Davanti a noi c’è l’esempio perfetto di ciò che si denuncia da anni: le rive sono pubbliche, ma raramente sono accessibili. Come siamo arrivati a questo punto?
Daniel Ponti:
Eh, ci siamo arrivati a piccoli passi .. e molto tempo fa. In molti casi, queste situazioni risalgono a decenni addietro, quando non esistevano ancora vincoli precisi sulla fruizione pubblica delle rive. Ai tempi, i Comuni, hanno concesso, o perlomeno non si sono opposti, all’uso o addirittura alla cessione di pezzi di riva ai privati. Alcuni ci hanno costruito sopra, altri ne hanno fatto giardini o spiagge “private”. È stato un processo silenzioso ma continuo. Oggi, ci troviamo con quasi il 50% delle rive del Ceresio, nel caso specifico, privatizzate?.
Dal punto di vista giuridico, quali ostacoli ci sono per restituire queste rive al pubblico?
Daniel Ponti:
Ce ne sono diversi. La base legale c’è: a livello federale il Codice civile prevede che le acque pubbliche ed i terreni non coltivabili (come possono essere le rive) non sono soggetti alla proprietà privata. Il diritto cantonale, nel nostro caso ticinese, regola poi il godimento delle terre senza padrone e dei beni di dominio pubblico. Sia il diritto federale, sia quello cantonale, prevedono quindi l’impossibilità che questi terreni siano privatizzati. Anzi, il pubblico dovrebbe poterne fruire sempre. Purtroppo, esiste un limite: se un’opera privata è stata costruita prima del 1986 (anno di entrata in vigore della legge cantonale sul demanio pubblico) e in buona fede, allora il diritto alla proprietà privata va tutelato?.
Quindi, se vediamo un cancello che ostruisce il passaggio, una piattaforma, un giardino sul lago, può essere che siano “legittimi”?
Daniel Ponti:
Sì, se erano conformi alla legge quando sono stati edificati, allora il diritto costituzionale alla proprietà permette di mantenerli. Il Cantone ha legiferato stabilendo i confini del demanio pubblico, ad esempio dicendo che quella parte di riva soggetta ai movimenti del lago e priva di vegetazione rientra nel demanio pubblico. In teoria questi luoghi sarebbero fruibili da tutta la cittadinanza, ma ci si scontra poi con il diritto costituzionale alla proprietà.
E i cittadini? Possono fare qualcosa?
Daniel Ponti:
Certo. Chiunque, in teoria, può rivendicare il diritto sancito dall’art. 9 della Legge cantonale sul demanio pubblico (LDP), che dice chiaramente che “ognuno può utilizzare il demanio pubblico conformemente alla sua destinazione”. Ma c’è un ostacolo pratico: sia in caso di proprietà privata, sia di convenzioni tra enti pubblici e privati non vengano generate automaticamente decisioni impugnabili in tribunale da parte dei singoli cittadini. Quindi, serve un’azione politica, che metta pressione sull’Esecutivo cantonale affinché faccia il necessario per restituire le rive dei laghi alla popolazione.
A proposito di convenzioni pubblico-privato, lei recentemente ha analizzato quella relativa al Sentiero delle Rive Minusio Tenero-Contra, sul Lago Maggiore. Il documento, sottoscritto nel 2019 dal Consiglio di Stato del Canton Ticino, dall’Ufficio del Demanio, dai Comuni di Tenero-Contra e Minusio, dal Centro Sportivo Nazionale e dai campeggi privati, prevede che su questo sentiero, l’accesso al pubblico è limitato al solo periodo invernale. Durante i mesi estivi è riservato agli utenti dei campeggi e del Centro sportivo nazionale.
La cosa sta suscitando più di qualche malumore. Si tratta di una decisione senza ritorno?
Daniel Ponti:
Lì il problema è legato al Cantone che ha concesso ai campeggi l’uso esclusivo delle rive durante l’estate a discapito dei diritti dei cittadini. La convenzione tra Cantone e camping va rinegoziata, non necessariamente disdetta. L’idea è di estendere il diritto di accesso pubblico tutto l’anno, mantenendo l’attività economica del campeggio. È un equilibrio delicato, ma possibile.
Dunque, riconquistare le rive (per così dire) è anche una sfida culturale oltre che economica?
Daniel Ponti:
Assolutamente. Parliamo di diritti collettivi contro interessi privati consolidati. È una questione culturale, perché bisogna cambiare mentalità: la riva non è una proprietà esclusiva, ma uno spazio da condividere. Ed è anche una questione economica, perché spesso lo Stato non ha i mezzi per acquistare i terreni e avviare progetti di recupero. Anche qualora si decida di avviare delle procedure di espropriazione, l’Ente pubblico si vedrebbe poi confrontato con delle richieste di indennizzo molto elevate, oltre a dover sostenere i costi e le tempistiche procedurali. Serve un compromesso: una nuova alleanza pubblico-privato, con la volontà – da parte di quest’ultimi – di cedere o condividere parte del proprio spazio.
Avvocato, per chiudere: si riuscirà un giorno a camminare liberamente lungo fiumi e laghi ticinesi come già succede in altri cantoni come Neuchâtel, ad esempio?
Daniel Ponti
Me lo auguro. Ma non succederà d’incanto. Servono visione, coraggio e soprattutto una comunità che lo chieda con forza. Perché una riva che non si può vivere collettivamente, non è più un bene pubblico. (RPSI)