19 marzo – 1° agosto 2021
Irma Blank. BLANK
La mostra «BLANK» propone un’immersione nel «ciclo sensoriale totale» dell’opera di Irma Blank (*1934), artista tedesca trasferitasi in Italia nei primi anni Cinquanta. Enfatizzando le nozioni di «bianco» e di «vuoto», il titolo evoca l’ambizione di Irma Blank di purificare la lingua attraverso la linea e di liberarla dal suo significato. Trasformando le lettere dell’alfabeto in segni primordiali, l’artista si pone alla ricerca di una forma di idioma universale, testando i limiti dell’espressione e della comunicazione senza parole; obbiettivo perseguito anche con l’ausilio del suo corpo, gesti e respiro, utilizzati come veri e propri strumenti della sua pratica artistica. Declinata principalmente in disegni, acquarelli, inchiostri e dipinti, la sua ricerca si estende anche al mondo del libro, dell’editoria, della performance e dei suoni.
In un’opera segnata dal silenzio e dalla disciplina, la scelta cromatica nell’esplorazione dei segni grafici è di singolare importanza. Il percorso espositivo si focalizza dunque sui diversi stati che emanano dai colori, tracciati secondo una riflessione concettuale e idiosincratica, tra l’artificio dell’inchiostro scritto e l’emulazione dipinta della natura. Per contrasto ed espansione, le cromie di Irma Blank vengono enfatizzate dal luogo della mostra riallacciandosi così all’architettura della Villa e al parco che la circonda.
A cura di Johana Carrier e Joana P. R. Neves in dialogo con Carole Haensler.
Progetto in collaborazione con Culturgest, Lisbona (29.06.-08.09.2019); Mamco, Ginevra (09.10.2019-02.02.2020); CAPC, Bordeaux (27.06.-31.10.2020); CCA e Bauhaus Foundation, Tel Aviv (02.07.-29.08.2020); Museo Villa dei Cedri, Bellinzona (20.03.-01.08.2021); ICA Milano, Milano (autunno 2021); Bomba Gens Centre d’art, Valencia (autunno 2021).
18 settembre 2021 – 16 gennaio 2022
Paesaggi a confronto. Arte, natura e società in Svizzera 1850-1920
Dalla seconda metà dell’800 fino alla Prima Guerra mondiale, la società in Svizzera cambia radicalmente con l’industrializzazione e l’urbanizzazione, lo sviluppo della mobilità e del turismo. Anche il paesaggio si trasforma: l’intensificazione dell’agricoltura, la nazionalizzazione e la protezione dei boschi ne modificano la struttura e l’aspetto.
Il «bel paesaggio» svizzero non risponde quindi più all’ideale incontaminato del Settecento, ma la nostalgia di questa visione idillica si combina con il desiderio di realismo e di modernità. Di certo, nella produzione artistica, contano sempre i modelli più antichi, come le vedute olandesi del XVII secolo, o le tendenze che emergono dai grandi centri europei quali Parigi e Monaco. Tuttavia, mai come allora sono stati determinanti anche le amicizie e gli scambi culturali tra i pittori elvetici, ad esempio la formazione del bernese Ferdinand Hodler presso Barthélemy Menn a Ginevra o il soggiorno del basilese Arnold Böcklin nell’atelier di Gottfried Steffan a Monaco di Baviera. Mettendo in dialogo le opere di questi artisti, la mostra offre la rara possibilità di comprendere i loro rapporti, che superano le frontiere regionali, e di contemplare i loro paesaggi con rinnovata meraviglia e consapevolezza.
Con opere di Cuno Amiet, Edoardo Berta, Arnold Böcklin, Alexandre Calame, Gustave Castan, François Diday, Hans Emmenegger, Filippo Franzoni, Otto Frölicher, Jacques-Elie-Abraham Hermanjat, Ferdinand Hodler, Barthélemy Menn, Alexandre Perrier, Luigi Rossi, Giovanni Segantini, Johann Gottfried Steffan, Félix Vallotton e Robert Zünd e altri artisti.
16:46 28.10.2020