L’Associazione svizzera dei liberi pensatori – Sezione Ticino ha esaminato il messaggio pubblicato il 7 marzo scorso dal Consiglio di Stato con il quale si propone l’introduzione di un corso di storia delle religioni, in alternativa all’insegnamento confessionale facoltativo, nel quarto anno di scuola media. In generale, pur considerando che il fatto religioso dovrebbe essere preferibilmente trattato all’interno delle materie umanistiche esistenti, come capita ad esempio a Ginevra, si ritiene che il progetto ora all’esame del Gran Consiglio rappresenti un passo avanti rispetto ad altre proposte fatte nel passato e in particolare all’iniziativa di Fiorenzo Dadò e cofirmatari del 6 giugno 2016 la quale vorrebbe rendere obbligatorio il corso di storia delle religioni sull’arco di quattro anni solo per quelle allieve e quegli allievi che non frequentano i corsi confessionali. La sua attuazione rappresenterebbe infatti una soluzione iniqua e vessatoria verso quegli studenti che non prendono parte al catechismo. Decisamente preferibile, a questo proposito, sarebbe la soluzione contenuta nell’iniziativa del deputato Matteo Quadranti: corso laico per tutti e lezione confessionale solo per gli allievi che la scelgono lungo tutto il percorso di scuola media. La via scelta dal Consiglio di Stato, sulla base dell’accordo raggiunto con le chiese riconosciute, si pone in una posizione intermedia. Non si può a questo proposito non apprezzare l’intenzione del Governo di garantire un contenuto assolutamente laico ai futuri corsi di storia delle religioni nel rispetto della realtà multireligiosa della società attuale e, soprattutto, della laicità della scuola pubblica. Questi obiettivi potranno tuttavia essere tradotti nei fatti solo sulla base dei programmi che saranno elaborati e della definizione del profilo dei docenti. Non si può qui nascondere una certa preoccupazione per il fatto che, contrariamente a prese di posizione precedenti, il Consiglio di Stato dando seguito alle richieste della diocesi intende aprire le porte ai laureati in teologia. Per questa e per altre ragioni i Liberi pensatori hanno chiesto al direttore del Dipartimento dell’Educazione di poter prendere parte ai lavori preparatori, come del resto era già avvenuto durante la sperimentazione condotta a partire dal 2010, per fare in modo che sia pure presente la voce dei non credenti, i quali oggi rappresentano quasi un quinto della popolazione ticinese. I Liberi pensatori continuano peraltro a ritenere che la presenza di lezioni di tipo confessionale nella scuola pubblica gestiti dalle chiese riconosciute, ma a spese dell’ente pubblico, sia in contrasto con i principi della laicità dello Stato oltre a rappresentare un fatto anacronistico visto il numero sempre più limitato di allievi che vi partecipano, tendenza che è lo specchio di una società sempre più secolarizzata.