Il Consiglio di Stato spende milioni di franchi per creare piste ciclabili laddove forse non sono prioritarie e da anni assistiamo a incidenti e anche decessi per un tratto sulla cantonale, promosso anche dalle FFS senza che si curi la sicurezza fondamentale dei ciclisti e di chi usa la strada. 30mila ciclisti o presunti tali, che arrivano in treno ad Airolo, tra cui anziani e bambini che hanno poca dimestichezza con le due ruote, noleggiano una bici dal servizio specifico, che come test di idoneità li fa sedere sulla bicicletta, li tiene e li accompagna per dieci metri e incassa. Certo perché si tratta di incassare per questo servizio, che sul territorio in soldoni lascia ben poco se non costi enormi in caso di incidenti, a volte anche mortali.
Ci piacerebbe far fare il percorso inverso ai signori che promuovono questa soluzione turistica, salendo da Faido e entrando nella galleria prima di Rodi. Penso che qualche camicia la suderebbero anche loro, ammesso che riescano a pedalare almeno fino al Dazio, cosa che dubitiamo per molti. Salendo a 7 all’ora, con le macchine che in galleria non ti vedono e ti sfiorano, ogni volta questo passaggio è come giocare alla roulette russa. Ve lo diciamo noi che abbiamo una bici in sicurezza, abbiamo messo un lumicino rosso ad intermittenza per segnalare agli automobilisti che ci siamo. Ora fate il percorso inverso da Airolo a Faido, con biciclette che non sono propriamente dei grandi mezzi, per non dire che sono dei ferri antiquati e pericolosissimi, senza che i ciclisti abbiano un minimo di responsabilità giù a 60 all’ora, compreso in galleria, con leggerezza e guardandosi in giro, occupando anche il centro della strada. Considerando la pericolosità, questo servizio dovrebbe essere assolutamente soppresso fino a quando le autorità dei comuni interessati, Prato e Faido, si impuntassero per fare una pista ciclabile almeno nel tratto delle gole del Piottino. Visto che si decanta di essere un territorio a vocazione turistica (!) sarebbe ora che con i fatti lo si dimostrasse Il Cantone spende milioni a sostegno della mobilità lenta, magari se si chiedesse ci sarebbero i soldi anche per le nostre regioni di montagna. Se non si chiede non aspettiamoci che il cantone faccia lui il primo passo.
Tra l’altro abbiamo visti questi pseudo-ciclisti fermarsi e bersi le birrette e poi nuovamente giù come scavezzacolli. Cadono, si feriscono, muoiono e creano costi enormi alla comunità.
Arrivato il messaggio ai nostri amministratori comunali? (ETC/rb)
