La cultura crea un nuovo ponte che unisce idealmente Lugano, la Svizzera e la Capitale d’Italia.
Ieri al Museo di Roma in Trastevere ha aperto i suoi battenti al pubblico l’esposizione temporanea del Museo delle Culture intitolata «Sahara. Peter W. Häberlin. Fotografie 1949-1952», che resterà aperta al pubblico sino al 12 marzo (Piazza di Sant’Egidio 1/b – www.museodiromaintrastevere.it).
L’evento fa parte di un più ampio progetto culturale promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ed è realizzato dall’Ambasciata di Svizzera in Italia e dal Museo delle Culture di Lugano, in collaborazione con la Fotostiftung Schweiz di Winterthur.
L’idea è stata quella di creare una moderna piattaforma culturale per discutere, da più punti di vista, un tema di grande attualità, quello delle migrazioni, oggi al centro dell’agenda politica, economica e umanitaria dei maggiori paesi del mondo. Un tema che è stato dibattuto mercoledì pomeriggio, al più alto livello, nella conferenza intitolata: «Migrazioni: percorsi di uomini e culture fra l’Africa e il Mediterraneo» svoltasi nella sala conferenze del Museo di Roma in Trastevere.
Alla presenza di un pubblico che ha interamente riempito la sala, ne hanno discusso, moderati dal Ministro dell’Ambasciata di Svizzera in Italia Pietro Lazzeri, il Sottosegretario di Stato Benedetto Della Vedova del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale; l’Ambasciatore Giancarlo Kessler dell’Ambasciata di Svizzera in Italia; Mauro Garofalo della Comunità di Sant’Egidio e Francesco Paolo Campione il Direttore del Museo delle Culture di Lugano.
L’accento degli interventi è stato posto soprattutto sulla necessità di una stretta collaborazione politica ed economica fra i paesi europei, Svizzera e Italia in primis, e al dialogo fra l’Europa e paesi dell’Africa, per la ricerca di uno sviluppo sostenibile in grado di regolare i flussi di un fenomeno sicuramente epocale.
Molto apprezzate dall’uditorio anche le riflessioni sul significato antropologico e storico delle migrazioni e sulla necessità di produrre nelle opinioni pubbliche, a livello internazionale, la crescita di una consapevolezza profonda del loro significato.
SAHARA. PETER W. HÄBERLIN. FOTOGRAFIE 1949-1952
L’esposizione presenta, per la prima volta al pubblico italiano, una selezione di 76 fotografie d’arte, lungo un percorso tematico scandito dal rapporto fra il viaggio nello spazio e nel mondo interiore.
La pubblicazione nel 1956 di Yallah, un volume fotografico di viaggio nel Sahara, suscitò una grande eco nel mondo della fotografia internazionale.
«The New Yorker», scrisse che il reportage era l’opera «di uno dei grandi fotografi del nostro tempo, capace di mostrare, come solo l’arte sa fare, ciò che altrimenti resterebbe celato».
Questo grande fotografo era lo svizzero Peter Werner Häberlin (1912-1953), scomparso in un tragico incidente prima di poter raccogliere i frutti del suo lavoro.
Il volume fu ultimato dal padre con l’aiuto dello scrittore americano Paul Bowles, nella cui opera più celebre, Il tè nel deserto – portato sullo schermo da Bernardo Bertolucci – le immagini di Yallah sembrano far capolino a ogni descrizione d’ambiente.
I viaggi di Häberlin si svolsero tra il 1949 e il 1952, toccando l’Algeria, il Mali, il Burkina Faso, il Niger, la Nigeria, il Ciad e il Camerun.
Viaggi lenti. Senza fretta. Una sorta di personale esplorazione del mondo, in cui i fatti si eclissano e persino il rilievo etnologico lascia il posto a una poetica del disincanto, che vira decisamente in senso estetico e antistorico. Nelle fotografie di Häberlin predomina una forma di contemplazione che prende quasi a pretesto il soggetto, per proiettarsi direttamente in un ambito filosofico, simbolico e in una ricerca del bello, che è in evidente dialogo interiore con la ricerca spirituale del fotografo. Il risultato sono immagini che vivono nel dominio della luce diretta, così nitide da sembrare scolpite e da rifiutare se possibile le ombre.
Frutto di un’appassionata ricerca condotta dal Museo delle Culture di Lugano in collaborazione con la Fotostiftung Schweiz di Winterthur, l’esposizione restituisce in tutta la sua originaria bellezza una ricca selezione di prime stampe, realizzate a partire dai negativi originali. Il percorso espositivo si snoda lungo un itinerario interiore che ricalca il viaggio di Häberlin e che oggi, a più di
sessantanni di distanza, si intreccia non solo con lo sguardo e il vissuto del visitatore, ma anche con la scoperta di un’affascinante realtà storica e antropologica. Ciascuna delle cinque sezioni dell’esposizione – «L’assoluto», «Il quotidiano», «Le geometrie», «La memoria», «Gli sguardi» – è accompagnata da un brano tratto dalle lettere scritte da Häberlin alla moglie durante il suo viaggio.