Domenica 15 aprile è stato in Ticino il giorno dell’International Chamber Philharmonic Orchestra of Switzerland, nuovo progetto musicale nato a Lugano che ha debuttato con una matinée al Conservatorio della Svizzera italiana.
Un’occasione per presentare l’idea da parte del direttore Fausto Corbo, che assieme al flautista Lello Narcisi ha fondato l’orchestra: “Questo progetto vede impegnati di base oltre quaranta musicisti, a cui se ne possono aggiungere più di venti, per riuscire a proporre un repertorio vasto; infatti la cifra distintiva dell’orchestra è quella di avere al suo interno gruppi da camera già formati, in questo modo in un concerto di ICPO si potrà ascoltare dal duo al pezzo sinfonico”, spiega Corbo.
In serata l’orchestra si è spostata a Locarno per il primo concerto di quella che sarà una stagione che inizierà poi a novembre 2018 per arrivare all’estate 2019.
In apertura Holberg Suite op. 40 di Edvarg Grieg, che il folto pubblico della Chiesa di San Francesco ha accolto con entusiasmo: un Ottocento che guarda al passato quello di Dai tempi di Holberg, con chiare ispirazioni barocche.
L’orchestra mostra subito un’ottima coesione, un’intesa che traspare nel tocco dei musicisti che si muovono compatti tra i movimenti di danza e si sciolgono espressivi nell’Aria, lirica e dolorosa.
A marcare il punto di una scelta programmatica ben radicata nella grande tradizione ma aperta alla contemporaneità è stato il secondo brano in programma, datato 2010: il Duo concertante di Krysztof Penderecki, interpretato dal Duo Bottesini, composto dalle giovani ma già affermate Donata Mzyk e Klaudia Baca.
Ineccepibili le doti interpretative delle musiciste, che con la loro energia hanno sorpreso il pubblico che non ha risparmiato applausi.
Un altro grande giovane talento protagonista nel pezzo successivo, il celebre Concerto per corno n. 1 op. 11 di Richard Strauss, che era poco più che diciottenne al momento della composizione, proprio come il solista Fiorenzo Ritorto.
Straordinario talento, trascinante e dall’incredibile eleganza, ha interpretato con maestria i tre movimenti del concerto, in cui sono evidenti i riferimenti alla letteratura romantica per lo strumento.
A chiudere il concerto la Sinfonia in do maggiore di Georges Bizet, dalla forma equilibrata e dal gusto classico: l’ICPO, guidata sapientemente dal suo direttore, è riuscita ad evidenziare le eccellenti doti d’orchestratore del giovane Bizet che compose questo pezzo a soli 17 anni.
Energia travolgente, ma anche delicatezza; suoni pieni, ma anche raffinati e curati nelle dinamiche e nei colori: un gran finale con standing ovation del pubblico per quello che è un ottimo inizio di una strada tutta da scrivere per l’International Chamber Philharmonic Orchestra of Switzerland.