Girovagando per la Svizzera “lanterna” come nella vicina Italia e anche in Ticino, molte stazioni invernali, che soffrono tutte, hanno deciso di puntare molto sulla stagione estiva. Alcune dopo qualche anno di investimenti e semina comunicativa, affermano che la stagione estiva, più lunga e meteorologicamente meno “pazzerella” ha portato ottimi risultati, addirittura meglio della stagione invernale. 20 anni fa si pensava che lo sci fosse la vera risorsa di un economia turistica vincente. Oggi, chi se ne accorge e non gira la faccia dall’altra parte, ha capito che la stagione invernale, impianti di sci e ristorazione assieme, è complementare ad una stagione estiva, diciamo pure primaverile, estiva ed autunnale, e da sola non sopporta gli alti costi che l’impiantistica genera, vuoi manutenzione ed investimenti. Se poi pensiamo alle piccole stazioni di casa nostra, eccezione forse per due, la massa critica non è tale neppure da giustificare un franco ulteriore di investimento. Tutto quello che sentiamo dire ogni anno, indotto, sinergie, posti di lavoro, sono le favole che ci racconta o che non vuole o non ne ha le capacità di reinventare un turismo vincente. Continuare ad insistere su uno o più progetti che ogni hanno denotano tutti i limiti, è diabolico e quasi denota il limite legislativo oltre al quale non sarebbe permesso oltrepassare. E l’immissione di soldi pubblici a coprire annualmente i buchi economici per pareggiare i conti è poco onesto nei confronti della popolazione che paga le tasse. Almeno si mostrino pubblicamente i conti non di parata ma quelli che permetterebbero caso mai di intravvederle soluzioni. In operazioni economicamente discutibili come quelle a cui assistiamo anche nel nostro cantone da oltre una decina d’anni, le cifre tra l’altro parlano chiaro e danno in caduta libera il turismo invernale alle nostre latitudini. Dunque, e in Ticino c’è chi anni fa lo aveva capito, abbandonando l’inverno per una nove mesi tutta estiva e di turismo, vincendo la sfida, parliamo del Tamaro. Che si voglia mantenere il turismo invernale con gli sporto invernali, tra l’altro accessibili a pochi fortunati ricchi, ci può stare, ma che poi si pensi che con una ventina di giorni in estate, senza creare nulla di collaterale, si compensino le perdite annuali è semplice follia? Le soluzioni ci sono tutte, vedi esempio “Fun Lago Maggiore”, vedi sinergie Lugano-commercianti-albergatori-privati, oppure il progetto “Ascona perché” e via dicendo. Bisogna avere l’umiltà di guardare ed osservare i vicini di casa e cercare di adattare alle realtà dimesse di piccole comunità affidandosi magari a veri professionisti della comunicazione e non a presunti tali. Adattare non significa copiare. E poi rendersi conto che le stagioni estive durano almeno tre mesi e oltre e in questo periodo a chi opera nel turismo locale non è permesso andare in ferie, altrimenti cambi mestiere che è meglio. Una stagione estiva va pianificata con largo anticipo e non è sufficiente un misero comunicato stampa sperando che sia sufficiente. Il marketing e la promozione è altra cosa che due parole scritte. E’ chiaro e lampante che queste sono solo osservazioni di ordine generico senza riferimenti a casi specifici, semplicemente che il turismo, anche quello locale, non può più essere affrontato da dilettanti allo sbaraglio! E per chi ama il territorio di questo cantone piange il cuore a constatare come e quanti soldi gettati dalla finestra senza un progetto concreto che possa far risplendere definitivamente il sole. (ETC/rb)