L’economia ticinese è seriamente preoccupata per una chiusura prolungata del tunnel autostradale del San Gottardo. L’isolamento del Ticino per oltre tre anni non è una alternativa valida per poter mantenere la competitività necessaria che oggi permette di produrre e creare posti di lavoro. Le stazioni di trasbordo che dovrebbero essere costruite a Biasca e ad Airolo sarebbero devastanti per il territorio ticinese e non fornirebbero nessun valore aggiunto.
L’economia ticinese si è presentata a Biasca, Comune che – in caso di un NO popolare alla galleria di risanamento al San Gottardo – sarà destinato ad ospitare le stazioni di carico provvisorie per l’autostrada viaggiante. Il sindaco di Biasca, Jean-François Dominé, ha sottolineato il forte impatto sul suo Comune: oltre 80’000 metri quadrati di terreni destinati dal Piano direttore cantonale agli insediamenti industriali per Biasca e dell’Alto Ticino saranno sacrificati per la costruzione delle rampe di carico dell’autostrada viaggiante (RoLa) e i movimenti dei mezzi pesanti dalle quattro del mattino a mezzanotte creeranno non poco inquinamento e disagi, oltre che un danno d’immagine innegabile. Inoltre, al termine dei lavori di risanamento potrebbero esserci forti pressioni per non smantellare l’infrastruttura, ormai ammortizzata. Infine vi è il concreto pericolo che in ogni caso i terreni debbano essere lasciati liberi, affinché per i futuri risanamenti, ovvero ogni 30 anni, si possano ricostruire le stazioni di trasbordo. Una tale situazione è inaccettabile per Biasca che ha già dovuto sopportare il cantiere di Alptransit e che dovrà ancora sacrificare importanti superfici per ospitare le colonne di mezzi pesanti in attesa di essere caricati sui treni navetta.

Nella foto sopra l’area che verrebbe impieggata per la stazione di carico e scarico dei mezzi pesanti e macchine nel caso vincessero quelli del NO al secondo tubo. Tra l’altro quest’area è già destinata allo sviluppo dell’area industriale dell’alto Ticino.
Il presidente della Cc-Ti, Glauco Martinetti ha esposto i dati di un sondaggio effettuato tra le aziende che sono estremamente preoccupate nel caso di una chiusura pluriennale della galleria del San Gottardo. Esperienza pratica alla mano, il presidente della Cc-Ti ha presentato alcuni esempi di imprese che subirebbero conseguenze negative e irreversibili se il Ticino non potesse più contare su un collegamento stradale diretto con il resto della Svizzera. “Credo fermamente che dobbiamo chiederci chi crea ricchezza in questo Cantone e come vogliamo fare per mantenere competitivi i settori che oggi riescono ancora a produrre e dare occupazione. Non possiamo continuamente peggiorare le condizioni quadro e pensare di avere una economia sana: risanare il traforo del San Gottardo significa mantenere le condizioni quadro per le nostre aziende e quindi garantirci un futuro” ha concluso Martinetti.
Fabio Regazzi, presidente di AITI nonché consigliere nazionale, ha innanzitutto precisato che – malgrado gli oppositori tendano a creare volutamente confusione – “il risanamento del San Gottardo non è in discussione, i lavori, come ben indicato dall’USTRA, dovranno essere effettuati”. Regazzi, ricordando che sulle tavole ticinesi abbiamo prodotti freschi in giornata grazie al trasporto su strada, ha messo poi in discussione l’instabile sistema di treni navetta che dovrebbe essere costruito in caso di un NO popolare al risanamento del San Gottardo. L’autostrada viaggiante per i mezzi pesanti tra Biasca e Rynächt – come anche sottolineato da uno studio dell’ing. Lucchini – sarebbe estremamente precario e verrebbe messo in pericolo dal minimo ritardo o panne ferroviaria. E l’esperienza, anche recente, insegna che questi ritardi sono purtroppo all’ordine del
giorno. Inoltre, è già stato più volte stabilito che il sistema di trasbordo non sarà capace di assorbire tutti i transiti che oggi passano dal San Gottardo.
Infine, anche Lorenzo Pianezzi, presidente di Hotelleriesuisse Ticino, ha ribadito che il Ticino non può dipendere da un instabile trasbordo su treni navetta. “Ci sono situazioni in cui il treno non è sufficiente per raggiungere le località montane o discoste del nostro Cantone – ha affermato Pianezzi”. Inoltre, il 73 % dei turisti che raggiunge il nostro Cantone utilizza il veicolo privato per aver garantita la massima mobilità.
Qui sotto vedi video dei sunti dei vari interventi degli oratori:
L’economia ticinese non ci sta ad essere lasciata sola! Il tunnel del San Gottardo è il collegamento principale con il resto della Confederazione e la sua chiusura pluriennale causerebbe gravi e serie conseguenze per il nostro Cantone e per i nostri posti di lavoro. Il 28 febbraio è necessario votare l’unica soluzione valida e consolidata: SÌ al tunnel di risanamento al San Gottardo!