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Care amiche, cari amici, buona domenica!
Care mamme, oggi il pensiero va a voi. A voi che ci avete insegnato a camminare, ma anche a fermarci. Che ci avete accolti sempre, anche quando eravamo insopportabili. Che avete dato tutto, senza mai chiedere nulla.
Alla mia mamma, forte, paziente, instancabile nell’amare e nel lavorare, grazie.
Grazie per la comprensione nei momenti difficili, per le telefonate anche quando non avevamo voglia, per la cena sempre pronta, per gli occhi stanchi ma attenti, per la fiducia anche quando non la meritavamo. Per averci messo al centro della tua vita, ogni giorno, senza mai smettere di lavorare, fuori e dentro casa. Per averci difesi, sempre e comunque. Non esiste luogo al mondo sicuro come le braccia di una madre. Grazie di cuore, mamma.
E a chi oggi sente quella mancanza della mamma che non si colma, mando un abbraccio. Che sia lieve, che sia caldo. Che faccia un po’ meno male, Amalia
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia comincia guardando con occhi diversi tutto ciò che le mamme fanno ogni giorno, per tenere in piedi la vita di casa, dei figli, della comunità. Non è solo una questione di affetto, di presenza, di pazienza infinita. È anche, molto semplicemente, una quantità di lavoro gigantesca. Secondo i dati svizzeri più recenti (2020), le madri con figli piccoli (fino a 14 anni) che vivono in coppia dedicano in media quasi 70 ore a settimana al lavoro, di cui oltre 52 ore sono non retribuite: pulizie, cucina, cura dei figli, accompagnamenti vari, compiti, spesa, bucato. A tutto questo si aggiungono in media 16 ore di lavoro pagato e più di un’ora di volontariato. È un lavoro che non conosce orari, né ferie, né turni. E che spesso si fa con il sorriso. Guardando nel dettaglio, si scopre che la sola preparazione dei pasti richiede quasi 10 ore settimanali, e che aiutare i figli nei compiti o giocare con loro supera le 14 ore. Un impegno costante, che si distribuisce tra mani e cuore. I dati mostrano che le madri dedicano ai figli e alla casa quasi il doppio del tempo rispetto ai padri, anche se negli ultimi anni pure i papà hanno cominciato ad aumentare il loro coinvolgimento. Tutto questo lavoro ha anche un valore economico. Se si volesse quantificare quanto vale, in termini di mercato, l’insieme del lavoro non retribuito svolto in Svizzera (non solo dalle madri, ma da tutte le donne e gli uomini impegnati in casa o nel volontariato) si arriverebbe a una cifra impressionante: 434 miliardi di franchi (l’intero valore del PIL svizzero è di 800 miliardi), di cui oltre la metà legati alle attività domestiche e di cura. Le donne ne coprono più del 60%, con un valore stimato in 258 miliardi di franchi. Ma, al di là dei numeri, il messaggio di oggi è semplice: grazie. Per ogni ora spesa a cucinare, accompagnare, consolare, organizzare. Per il lavoro silenzioso che crea equilibrio, sicurezza, amore. La Festa della Mamma è l’occasione perfetta per dirlo forte: quello che fate ogni giorno ha un valore immenso. Anche quando nessuno lo nota.
E invece a essere notato è stato l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito firmato pochi giorni fa. È il primo sotto la nuova presidenza Trump. L’intesa nasce dopo l’imposizione di dazi generalizzati da parte degli USA che avevano colpito duramente anche le esportazioni britanniche. Il patto non è un vero accordo di libero scambio. Si concentra su alcuni settori specifici come automobili, acciaio, alluminio e prodotti agricoli. In particolare, i dazi sulle automobili vengono ridotti dal 25% al 10%, ma solo per i primi 100 mila veicoli; sui successivi si applica una tariffa del 27,5%. La misura è particolarmente importante per i produttori di auto di lusso come Jaguar Land Rover e Rolls-Royce. I dazi su acciaio e alluminio vengono eliminati o fortemente ridotti, ma con limiti quantitativi. Il Regno Unito da parte sua si impegna ad aprire maggiormente il proprio mercato a prodotti agricoli americani come carne bovina, etanolo e macchinari industriali. Oltre all’impatto commerciale questo accordo dà un segnale geopolitico importante: il Regno Unito si muove autonomamente rispetto all’Unione Europea che starebbe invece valutando misure di risposta e potrebbe coinvolgere l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Questo potrebbe complicare ulteriormente i rapporti già delicati tra Londra e Bruxelles. Per quanto ci riguarda, ci auguriamo che la Svizzera segua la via inglese.
E ci auguriamo che la Svizzera inizi anche a seguire la via spagnola per quanto riguarda la riduzione dell’orario settimanale di lavoro. Proprio in questi giorni il Consiglio dei ministri ha approvato un progetto di legge volto a ridurre l’orario settimanale di lavoro a 37,5 ore, senza intaccare il salario. La riforma dovrebbe entrare in vigore entro il 31 dicembre 2025. Sono tuttavia previste possibili proroghe, in particolare per le piccole e medie imprese. Tra le novità c’è anche l’introduzione di un registro digitale per il conteggio delle ore effettive e il diritto alla disconnessione digitale, ovvero il diritto a non essere contattati per motivi di lavoro fuori dall’orario concordato. L’obiettivo dichiarato è ambizioso: aumentare la produttività, ridurre l’assenteismo, migliorare il benessere e l’equilibrio tra vita privata e lavoro. Secondo le stime del governo, la misura interesserebbe circa 12 milioni di lavoratori, con impatti maggiori nei settori dove oggi si lavora di più: ristorazione, commercio, informazione e servizi alla persona. Sul fronte sociale, i sindacati hanno espresso pieno sostegno alla proposta, mentre le principali organizzazioni imprenditoriali restano contrarie e chiedono che eventuali riduzioni d’orario vengano gestite a livello settoriale, tramite la contrattazione collettiva, e non per legge. La Spagna cerca quindi una soluzione a una delle grandi discussioni del nostro tempo: come ridurre il tempo di lavoro mantenendo sostenibilità economica, produttività e qualità della vita.
E chi invece fatica a riconoscere l’importanza del lavoro e soprattutto di quello giovanile è la politica ticinese. Nel nostro articolo settimanale “Apprendistato, basta chiacchiere!” pubblicato anche da Ticinonline e Ticinonews (che ringraziamo), oltre a ricordare l’importanza dell’apprendistato, segnaliamo una decisione che dovrà prendere il parlamento la prossima settimana. In sostanza, si tratta di concretizzare una scelta fatta già nel 2017 che prevedeva di raggiungere il 5% dei posti di apprendistato nell’Amministrazione cantonale. Parliamo di circa 30-35 posti di lavoro in più all’anno, con un costo di circa 350 mila franchi su un budget cantonale di 4.5 miliardi; l’investimento è assolutamente sostenibile. Lo sappiamo: ogni giovane formato è un potenziale lavoratore qualificato in meno da cercare all’estero. Ogni posto di apprendistato in più è un passo contro la disoccupazione, un argine alla fuga di cervelli, un’occasione di crescita per un’impresa o per un ente pubblico. Perché dire di no?
Trovate qui gli articoli della settimana
Apprendistato, basta chiacchiere!
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In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,