Avete visto che bel sole splende quest’oggi? Sembra proprio un anticipo di primavera. Anche se nei giorni scorsi un po’ di sano freddo invernale e di neve hanno dato ossigeno alle nostre regioni di montagna e al turismo invernale. Immaginiamo quindi che ci sarà chi quest’oggi sarà sulle piste da sci, magari a Davos tornata “libera” dopo la fine del Forum Economico Mondiale – WEF, e chi si sarà mascherato per andare a mangiare un ottimo risotto in uno dei nostri allegri carnevali.
Sintesi della settimana ed evoluzione
La nostra informazione domenicale dell’Economia con Amalia comincia con uno sguardo internazionale. Sul fronte dei prezzi i dati pubblicati questa settimana confermano un ulteriore rallentamento nella corsa al rialzo, sia per i prezzi al consumo che per i prezzi alla produzione. Quest’ultimi anche se su base annuale rimangono piuttosto elevati, nel mese di dicembre si sono ridotti. Su base mensile, per esempio, dello 0.4% in Germania, dello 0.2% in Svizzera e dello 0.5% negli Stati Uniti. Stati Uniti che il 19 gennaio senza l’intervento del Dipartimento del Tesoro che ha varato misure straordinarie per finanziare le attività governative sarebbero falliti. Sì, avete letto bene, sarebbero falliti. Ma andiamo con ordine. Il Congresso americano ogni anno fissa un tetto massimo di indebitamento. Proprio il 19 gennaio gli Stati Uniti hanno raggiunto i 31.400 miliardi di dollari (29.000 miliardi di franchi) che erano stati fissati come limite. La conseguenza è che gli Stati Uniti non sono più autorizzati ad emettere delle obbligazioni, quindi dei prestiti, per finanziarsi. Questo implica che per poter assolvere ai compiti pubblici è necessario trovare le risorse altrove. Così la capa del Dipartimento del Tesoro Janet Yellen (già presidente della Federal Reserve, banca centrale americana) ha messo in atto delle misure speciali che consentiranno agli Stati Uniti di sostenere le spese previste fino circa al mese di giugno. Non è la prima volta che questo accade, anzi. Dal 1997 gli Stati Uniti hanno aumentato per una ventina di volte questo tetto del debito. Come potete intuire, tuttavia, questo atto non è automatico, ma necessita di trovare il consenso politico tra le due parti del Congresso, i repubblicani e i democratici. Vi ricorderete forse quando nel 2013 l’allora presidente Barack Obama aveva dovuto lasciare a casa oltre 800 mila dipendenti pubblici e chiudere le attività non essenziali come per esempio parchi e musei perché non c’erano i soldi per finanziarli. In quel caso sul piatto della bilancia c’era la riforma sanitaria che era osteggiata dai repubblicani. Qualche anno più tardi, nel 2019, è stato il turno del presidente Donald Trump che con il progetto del muro al confine con il Messico e la contrarietà dei democratici ha causato il più lungo shutdown della storia americana (così è chiamato il blocco delle attività amministrative a causa della mancanza di accordo sulla legge di finanziamento). Insomma, siamo certi che anche questa volta il tira e molla politico troverà una risposta per evitare il fallimento, senza purtroppo però affrontare in maniera seria e rigorosa il tema dell’equilibrio delle finanze pubbliche.
Finanze pubbliche che potrebbero essere, purtroppo, toccate dalla crisi che sembrano attraversare le grandi aziende del settore dell’alta tecnologia. In questi giorni abbiamo visto che i timori di qualche settimana fa si sono realizzati: Microsoft ha licenziato 10’000 collaboratori e Google 12’000. Già a inizio anno Amazon aveva comunicato la soppressione di 18’000 posti di lavoro. Le società hanno comunicato che negli Stati Uniti il licenziamento è avvenuto attraverso una e-mail (decisione molto, ma molto discutibile), mentre negli altri paesi la procedura richiederà un po’ più tempo perché le norme sul lavoro prevedono iter differenti. E per fortuna, aggiungiamo noi. Pur ben comprendendo le ragioni aziendali che possono portare a questo tipo di decisioni riteniamo che in ogni caso, e a maggior ragione quando si tratta di colossi internazionali, il rispetto per le persone e per le conseguenze di questo tipo di decisioni devono essere messi al primo posto. È evidente che il periodo della crisi pandemica ha richiesto un uso di servizi legati alla tecnologia superiore ai periodi “normali” e che questo ha portato all’assunzione straordinaria di dipendenti in questi settori. Comprendiamo anche che ora che la crisi pandemica sembra rientrata e che nuove “innovazioni nel settore dell’innovazione” nascono, pensiamo per esempio all’intelligenza artificiale, si riduca la necessità di posti di lavoro. Ma non possiamo dimenticare quanto licenziamenti così massicci e drastici possano influenzare non solo la vita delle persone che li subiscono, ma anche generare impatti in alcune regioni. È di questi giorni per esempio l’interrogativo di quanto i licenziamenti di queste aziende big del settore potrebbero incidere sugli equilibri della città di Zurigo che è diventata uno dei centri più importanti in Europa. Questo a dimostrazione ancora una volta che l’economia è e rimane determinante per lo sviluppo, la crescita e il benessere.
Benessere che non si intacca per i super ricchi che non hanno perso anche questa volta l’occasione di lanciare un appello per essere tassati di più. La vetrina è stata quella del Forum Economico Mondiale (WEF) di Davos dove si riuniscono i maggiori leader politici ed economici del globo. Anche questa volta un centinaio di milionari e miliardari ha sottoscritto un manifesto online intitolato In Tax We Trust (che significa “confidiamo nelle tasse”) in cui invocano “un sistema fiscale equo quale fondamento di una democrazia forte”. Gli stessi milionari dichiarano di aver visto negli ultimi due anni, accanto alla sofferenza mondiale, aumentare la loro ricchezza personale. Dal loro punto di vista non è sufficiente che lo sforzo sia fatto a livello individuale e volontario e velatamente criticano chi sceglie di fare donazioni e finanziare attività filantropiche. In aggiunta dichiarano che il Forum economico mondiale non merita fiducia perché rappresenta una riunione di potenti lontani dalle sofferenze della gente comune. Scusateci se questa parte dell’appello ci fa un po’ sorridere. Detto questo, l’appello chiede concretamente di risolvere il problema delle disuguaglianze “semplicemente” tassando maggiormente i ricchi. Non entriamo nel merito della proposta che potremmo anche condividere, tuttavia segnaliamo che questo genere di azioni sono proprio quelle che rientrano nella categoria “fare bella figura a costo zero”. Concretamente, ci permettiamo di segnalare a tutte queste personalità che in attesa che si trovi una tassazione ritenuta più giusta, possono liberamente devolvere una buona fetta dei loro guadagni e delle loro attività e auto-tassarsi donando allo Stato senza che ci sia una nuova legge tributaria. Certi della loro buona volontà, aspetteremo informazioni per sapere a quanto ammontano le loro donazioni fatte allo Stato.
E di separazione tra Stato e Banche Centrali abbiamo parlato nel nostro articolo settimanale pubblicato da L’Osservatore “La ragion d’essere della Banca Nazionale Svizzera” e che ha ripreso in parte i contenuti di una conferenza svolta la settimana scorsa per la Banca Raiffeisen della Campagnadorna (ringraziamo entrambi). Ancora una volta abbiamo evidenziato la necessità che i due enti rimangano indipendenti e autonomi e che la politica si assuma interamente l’onere e la responsabilità delle sue scelte, senza intaccare i compiti delle banche centrali che devono preoccuparsi in primo luogo della stabilità monetaria e non di generare utili per la politica fiscale.
Trovate qui gli articoli della settimana:
La ragion d’essere della Banca Nazionale Svizzera
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane, eccoli:
I disoccupati che non si vedono e non si contano
Il Natale degli Invisibili
Sotto l’albero? Le previsioni del KOF
Quanto vale fare la mamma o il papà?
La Befana si porterà via anche l’inflazione?
120 secondi
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L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. Inflazione, PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
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La ragion d’essere della Banca Nazionale Svizzera
I disoccupati che non si vedono e non si contano
Il Natale degli Invisibili
Sotto l’albero? Le previsioni del KOF
Quanto vale fare la mamma o il papà?
La Befana si porterà via anche l’inflazione?
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante
L’economia con Amalia by Amalia1978