Sintesi della settimana ed evoluzione
Settimana scorsa annunciavamo la recessione dell’Unione Europea, mentre oggi contrapponiamo la notizia del risultato commerciale della Cina. Le previsioni degli analisti stimavano un surplus (differenze tra le esportazioni e le importazioni) di circa 28 miliardi di dollari; la realtà è stata di gran lunga migliore segnando un avanzo di quasi 43 miliardi. Su base annua le esportazioni sono salite di oltre il 32% e le importazioni del 43%. Questo significa che la domanda interna cresce e che comperando dall’estero si ha intenzione di produrre. Gli esperti ritengono che la crescita eccezionale delle esportazioni sia da attribuire al boom dell’economia statunitense unitamente alla crisi del Covid-19 che sta attanagliando l’India e che quindi non le consente di preoccuparsi della produzione per l’estero.
Abbiamo parlato di boom dell’economia statunitense, tuttavia alcuni dati attirano la nostra attenzione. In particolare nel mese di aprile sono stati creati “solo” 260 mila posti di lavoro rispetto al milione che si prospettavano. Questo ha portato la disoccupazione a un tasso del 6.1%. Come spesso diciamo non ci sono automatismi o formule magiche: non per forza spendere miliardi di fondi pubblici genera posti di lavoro.
Una notizia che farà molto discutere nelle prossime settimane riguarda l’idea dell’ENI di voler stoccare anidride carbonica nei giacimenti di gas esauriti. L’ENI, il cui acronimo originariamente stava per Ente Nazionale Idrocarburi, è stato istituito per legge nel 1953. Enrico Mattei, commissario straordinario messo a capo dell’azienda Agip che si occupava di cercare giacimenti di petrolio e commercializzarlo, riesce a salvarla dalla liquidazione e nel tempo appunto a creare l’ENI. Con grande perseveranza questo ente diventerà uno dei simboli del miracolo economico italiano e si distinguerà nel mondo per una politica di vicinanza con i suoi collaboratori (complessi residenziali per i dipendenti, scuole di formazione, colonie estive per i bambini). Naturalmente non saranno anni facili quelli a venire, pensiamo alla crisi petrolifera degli anni ’70 e alle privatizzazioni degli anni ’80. La quotazione nella Borsa di Milano e di New York del 1995 sancisce definitivamente la fine dell’esclusiva proprietà pubblica. Comunque ancora oggi, anche se ENI è una multinazionale con oltre 30 mila dipendenti presente in 68 paesi del mondo, il 30% del capitale è nelle mani dello Stato italiano che ne detiene il controllo (un po’ come quanto accade alla nostra banca nazionale Svizzera di cui abbiamo parlato qualche settimana fa). Tornando al progetto attuale, ENI vorrebbe raccogliere l’anidride carbonica dalle industrie, trasportarla con condotte nelle piattaforme e stoccarla sottoterra nei giacimenti esauriti di gas. I progetti dovrebbero essere realizzati al largo di Liverpool e di Ravenna. Se da una parte l’idea di non immettere nell’aria altra anidride carbonica è sicuramente positiva, dall’altra gli ambientalisti vedono in queste soluzioni un rallentamento all’abbandono dei combustibili fossili.
E infine, segnaliamo che per UBS il rischio di una bolla immobiliare in Svizzera non è ancora superato. L’istituto bancario segnala un’accelerazione mai vista negli ultimi 8 anni dei prezzi degli immobili residenziali tra gennaio e marzo. Le costruzioni proseguono a ritmo serrato, mentre gli affitti continuano a calare. Anche in Ticino, oltre che nelle aree urbane di Ginevra, Losanna, Zurigo e Basilea, la situazione deve essere tenuta sotto controllo. Nei prossimi giorni affronteremo l’argomento con un articolo.
Sul fronte del nostro blog, questa settimana abbiamo approfondito il tema delle prospettive economiche mondiali e nazionali che sembrano positive. Un po’ meno bene, ma d’altronde la nostra struttura economica non è una scoperta di oggi, le cose in Ticino. Detto questo nell’articolo” Un 1 maggio di speranza per l’economia” mettiamo in evidenza il fatto che abbiamo tutte le carte in regola per modificare finalmente questa situazione e consentire ai nostri figli e alle nostre nipoti di rimanere a vivere e lavorare in questo Cantone.
E sempre per proteggere il lavoro e la produzione, il Consiglio nazionale ha affrontato il tema dei dazi e del sostegno allo zucchero. Sì, il nostro zucchero, che produciamo da oltre 110 anni grazie all’unica impresa nazionale la “Zucchero Svizzero SA” (personalmente lo trovo un nome meraviglioso), è in pericolo a causa dei prezzi bassi dell’Unione Europea. Che fare? Lasciare morire questa industria o intervenire? Io non ho dubbi. Nell’articolo “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù. Anche con i dazi” potrete trovare curiosità che ho scoperto anche io documentandomi sul tema.
Abbiamo parlato di boom dell’economia statunitense, tuttavia alcuni dati attirano la nostra attenzione. In particolare nel mese di aprile sono stati creati “solo” 260 mila posti di lavoro rispetto al milione che si prospettavano. Questo ha portato la disoccupazione a un tasso del 6.1%. Come spesso diciamo non ci sono automatismi o formule magiche: non per forza spendere miliardi di fondi pubblici genera posti di lavoro.
Una notizia che farà molto discutere nelle prossime settimane riguarda l’idea dell’ENI di voler stoccare anidride carbonica nei giacimenti di gas esauriti. L’ENI, il cui acronimo originariamente stava per Ente Nazionale Idrocarburi, è stato istituito per legge nel 1953. Enrico Mattei, commissario straordinario messo a capo dell’azienda Agip che si occupava di cercare giacimenti di petrolio e commercializzarlo, riesce a salvarla dalla liquidazione e nel tempo appunto a creare l’ENI. Con grande perseveranza questo ente diventerà uno dei simboli del miracolo economico italiano e si distinguerà nel mondo per una politica di vicinanza con i suoi collaboratori (complessi residenziali per i dipendenti, scuole di formazione, colonie estive per i bambini). Naturalmente non saranno anni facili quelli a venire, pensiamo alla crisi petrolifera degli anni ’70 e alle privatizzazioni degli anni ’80. La quotazione nella Borsa di Milano e di New York del 1995 sancisce definitivamente la fine dell’esclusiva proprietà pubblica. Comunque ancora oggi, anche se ENI è una multinazionale con oltre 30 mila dipendenti presente in 68 paesi del mondo, il 30% del capitale è nelle mani dello Stato italiano che ne detiene il controllo (un po’ come quanto accade alla nostra banca nazionale Svizzera di cui abbiamo parlato qualche settimana fa). Tornando al progetto attuale, ENI vorrebbe raccogliere l’anidride carbonica dalle industrie, trasportarla con condotte nelle piattaforme e stoccarla sottoterra nei giacimenti esauriti di gas. I progetti dovrebbero essere realizzati al largo di Liverpool e di Ravenna. Se da una parte l’idea di non immettere nell’aria altra anidride carbonica è sicuramente positiva, dall’altra gli ambientalisti vedono in queste soluzioni un rallentamento all’abbandono dei combustibili fossili.
E infine, segnaliamo che per UBS il rischio di una bolla immobiliare in Svizzera non è ancora superato. L’istituto bancario segnala un’accelerazione mai vista negli ultimi 8 anni dei prezzi degli immobili residenziali tra gennaio e marzo. Le costruzioni proseguono a ritmo serrato, mentre gli affitti continuano a calare. Anche in Ticino, oltre che nelle aree urbane di Ginevra, Losanna, Zurigo e Basilea, la situazione deve essere tenuta sotto controllo. Nei prossimi giorni affronteremo l’argomento con un articolo.
Sul fronte del nostro blog, questa settimana abbiamo approfondito il tema delle prospettive economiche mondiali e nazionali che sembrano positive. Un po’ meno bene, ma d’altronde la nostra struttura economica non è una scoperta di oggi, le cose in Ticino. Detto questo nell’articolo” Un 1 maggio di speranza per l’economia” mettiamo in evidenza il fatto che abbiamo tutte le carte in regola per modificare finalmente questa situazione e consentire ai nostri figli e alle nostre nipoti di rimanere a vivere e lavorare in questo Cantone.
E sempre per proteggere il lavoro e la produzione, il Consiglio nazionale ha affrontato il tema dei dazi e del sostegno allo zucchero. Sì, il nostro zucchero, che produciamo da oltre 110 anni grazie all’unica impresa nazionale la “Zucchero Svizzero SA” (personalmente lo trovo un nome meraviglioso), è in pericolo a causa dei prezzi bassi dell’Unione Europea. Che fare? Lasciare morire questa industria o intervenire? Io non ho dubbi. Nell’articolo “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù. Anche con i dazi” potrete trovare curiosità che ho scoperto anche io documentandomi sul tema.

Ecco qui gli articoli:
- Basta un poco di zucchero e la pillola va giù. Anche con i dazi
- Un 1 maggio di speranza per l’economia
Se vi siete persi gli articoli delle scorse settimane li trovate qui:
- La profezie di Keynes: solo un sogno infranto?
- L’accordo e i suoi nodi
- La crisi è finita? Non lo sappiamo ancora, ma almeno le esportazioni crescono
- Finanze pubbliche fuori controllo. Colpa di Keynes?
Qui potete vedere in video la sintesi dei fatti economici commentati in meno di 120 secondi.
L’Economario – il vocabolario di economia
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
Vi ricordiamo che il nostro vocabolario di economia vi spiega in parole molto semplici, temi apparentemente complessi e soprattutto perché sono importanti nella nostra vita di tutti i giorni. PIL, consumi, commercio estero, disoccupazione: temi in apparenza complessi che vengono spiegati con parole semplici.
Ascoltami
Come sempre potete ascoltare i miei articoli sulle principali piattaforme podcast, oltre che direttamente sul link www.economiaconamalia.com e più precisamente:
- Basta un poco di zucchero e la pillola va giù. Anche con i dazi
- Un 1 maggio di speranza per l’economia
- La profezie di Keynes: solo un sogno infranto?
- L’accordo e i suoi nodi
In attesa di quello che ci riserverà l’economia la prossima settimana, vi auguro una splendida domenica!
Un caro abbraccio,
Amalia Mirante
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