Ne avevamo sentito parlare in bene, lui, lo chef lo conosciamo bene, ne abbiamo seguito il percorso professionale. Oggi siamo salita alla Locanda Orelli in un paesaggio incantato, bianco dalla neve. Freddo e vento fuori, ambiente accogliente e caldo dentro. Giulia, la cameriera, gentilissima chiude il cerchio di una pranzo di livello e curato nei minimi particolari.
Un “Orelli’s wild burger con patate fritte” e un Salmì di capriolo disposto artisticamente sul piatto. Il piatto, non un piatto qualsiasi ma un piatto in pietra che richiama la tradizione della regione e il duro lavoro che fu un tempo. Tutto curato nei particolari e squisitamente buono. La sorpresa, in positivo, alla richiesta della carta dessert. Giulia arriva con due mattarelli, quelli per spianare la pasta della torta tanto per intenderci, dove sopra vi è incollata la carta dei dessert. Idea semplice e straordinaria al tempo stesso.

Una decina di dessert importanti. Noi abbiamo scelto il semifreddo alle mandorle, che non ci ha entusiasmato ed emozionato, sebbene curato e ottimo, e “la Rosetta Pink Lady con crema inglese”, che invece ci ha preso come aspetto ottico e poi di certo anche come gusto e sapore.
Il giovane Alessandro con sua moglie Michela hanno avviato in aprile di quest’anno una sfida non da poco conto; gestire una locanda con anche 5 camere completamente ristrutturate con doccia e TV. Una nota interessante WiFi libero per tutti i clienti. Una coppia con un figlio e sorprese in arrivo che ha deciso di voler sfidare concretamente e con impegno e creatività per costruire un futuro migliore per loro stessi e anche per la valle Bedretto. Complimenti, la strada è in salita ma
le premesse per un successo professionale di ampie proporzioni ci sono tutte. E sia chiaro nessuno sapeva che poi avremmo scritto, perché le migliori recensioni sono quelle spontanee che vengono dalle emozioni che i piatti ci fanno vivere. Qui ci siamo emozionati parecchio. (ETC/rb)