Venerdì 23 novembre l’Associazione StopARP si è presentata ufficialmente alla stampa e ai cittadini, durante quello che è stato il primo appuntamento pubblico da quando l’Associazione è stata costituita, a febbraio del 2018.
Scopo della serata è stato quello di sensibilizzare i cittadini rispetto al fenomeno delle Autorità Regionali di Protezione (ARP) che rispondono in concerto al dipartimento delle Istituzioni (DI) e al dipartimento della Sanità e della socialità. (DSS)
Quando nel 1989 è caduto il muro di Berlino il comunismo ha lasciato spazio a un neo- liberismo incontrollato che ha cambiato gli assetti, spostando il potere politico ed economico. Quando il programma di emancipazione dell’allora presidente americano Lincoln ha sancito la fine della schiavitù si è aperta una lunga era di segregazioni razziali. Quando nel 1982, in Svizzera, è finita ufficialmente l’era delle reclusioni amministrative, si è aperta una pagina di interferenze istituzionali, rappresentate in questo caso dalle ARP, che limitano la libertà degli individui e delle famiglie, avviando procedimenti pastosi, costosi e che tendono a ledere i diritti fondamentali. Se, fino al 1982, una donna poteva essere arrestata e separata dai figli avuti al di fuori del matrimonio, oggi con estrema facilità figli vengono separati dai genitori, coppie di anziani vengono divise, persone adulte bisognose di aiuto socio-psicologico vengono schiacciate da una macchina insensibile alle reali necessità dei cittadini e apparentemente inadeguata allo scopo per cui è stata creata.
Così Gina Rubell, donna svizzera diventata icona del periodo delle detenzioni amministrative che ha potuto abbracciare per la prima volta suo figlio 44 anni dopo averlo messo al mondo, lascia spazio a tante, troppe persone, a cui viene impedito – sulla scorta di prove indiziarie o analisi dozzinali e prive di riscontro scientifico – di avere rapporti con i propri figli. Stessa cosa dicasi per anziani a cui viene tolto ogni potere decisionale o a cui viene impedito di vivere con il coniuge di una vita.
Ancora oggi è sufficiente una segnalazione da parte di un medico, un insegnante o un operatore sociale, affinché le ARP avviino una procedura invasiva e spesso fuori misura che determinerà il futuro di genitori, figli, persone anziane e persone bisognose di un aiuto.
La Camera di protezione del tribunale d’appello, che sovrintende e monitora le attività delle Arp, per stessa ammissione del giudice Franco Lardelli che la presiede, è sotto- staffata e riesce a fatica a fare fronte alla mole di lavoro con cui è confrontata.
A dispetto di ciò, in Ticino soprattutto, vengono mal recepite le disposizioni e le decisioni già assunte dal Tribunale federale e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha sede a Strasburgo.
Tutto ciò crea delle tensioni e degli abusi che hanno ricadute sulla socialità e sull’economia locale, oltre a creare un muro impenetrabile al cui fronte il cittadino non può trovare, da solo, mezzi e risorse per ottenere un giudizio equo e al riparo da forzature che
nulla o poco hanno a che vedere con lo stato di diritto di cui la Svizzera va giustamente fiera.
L’Associazione StopARP, che non agisce a scopo di lucro né accetta sovvenzioni pubbliche, affianca i cittadini e cerca di mediare soluzioni con le autorità preposte le quali, purtroppo, hanno da subito inquadrato l’Associazione nella schiera dei nemici, perdendo così un’occasione preziosa per stabilire un ambiente collaborativo e veramente volto alla tutela delle persone.
Occasione persa anche dai presidenti delle 16 ARP dislocate sul territorio ticinese, dai rappresentanti della Procura, della Pretura, del dipartimento delle Istituzioni e del dipartimento della Sanità e della socialità che sono stati invitati alla serata organizzata e che hanno preferito non presenziare.
“Siamo tutti potenziali vittime di un apparato istituzionale che ha perso di vista il proprio scopo e la propria ragione d’essere, per questo motivo invitiamo tutti i cittadini a interessarsi al problema prima che, anche per loro, sia troppo tardi”, ha detto il presidente dell’Associazione StopARP Orlando De Maria.
A farle eco la moderatrice dell’evento e addetto stampa dell’Associazione Giuditta Mosca: “Questa sera i cittadini non hanno avuto paura di condividere le loro storie, perché hanno trovato un ambiente non giudicante e propenso all’ascolto e alla comprensione. Invitiamo tutti a non avere paura e farsi avanti, StopARP è a disposizione di tutti”.
Tra le attività di StopARP c’è anche la promozione di nuove leggi, tra le quali una norma attuabile di responsabilità civile e la nascita di iniziative popolari, come quella lanciata a livello federale dal Consigliere nazionale Pirmin Schwander (Udc) che mira a limitare il potere delle ARP medesime.
Altre serate di pubblico dibattito verranno organizzate a partire dal mese di gennaio del 2019 in tutti i distretti ticinesi. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito www.stoparp.org o scrivere all’indirizzo email info@stoparp.org.
Alcuni link:
http://www.stoparp.org/2018/10/23/i-profughi-sono-anche-svizzeri/ http://www.stoparp.org/2018/10/19/istituzioni-sbagliano/ http://www.stoparp.org/2018/10/17/ingerenze-giudice-lardelli/ http://www.stoparp.org/2018/07/06/arp-1-bene-cosi/ http://www.stoparp.org/2018/06/29/arp-3-lugano-fa-scuola/
Sul sito www.stoparp.org altri contenuti a vostra disposizione.
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