Nell’imminenza delle prossime votazioni comunali, è utile ricordare lo storico scontro dei cittadini patrizi che, con voto quasi unanime, respinsero la prospettata militarizzazione delle loro terre.
Con domanda del 24 maggio 1957 formulata dall’allora bellicosamente firmatosi Commissariato centrale di guerra, denominazione che evoca guerresche simpatie e connivenze, veniva proposto di cedere alla Confederazione un’enorme area di terreni patriziali per la creazione di una piazza d’esercizio per carri armati, artiglieria, aviazione e fanteria.
La prevista espropriazione abbracciava quasi i due terzi della proprietà patriziale (Valle Pontirone esclusa), e le esercitazioni previste assediavano praticamente, con una cintura di piombo e fuoco, l’abitato di Biasca, i suoi monti e le sue alture, la frazione di Loderio e i monti sovrastanti fino al confine con Pollegio. Una mutilazione del patrimonio patriziale enorme, che avrebbe impedito di fatto l’esercizio e la continuazione dell’allora ancora importante e forte presenza agricola sul territorio.
In sede comunale la progettata piazza d’armi godeva dell’poggio dell’allora sindaco e Consigliere nazionale, compianto avv. Aleardo Pini e, di riflesso, principalmente nell’area del partito liberale.
A decidere sull’oggetto, che dominava e animava le discussioni dei biaschesi, venne convocata il 19 gennaio 1958, l’onoranda assemblea patriziale. In apertura di seduta, come di consueto, l’Ufficio patriziale illustrò ai convenuti, il suo preavviso decisamente negativo al massiccio scorporo del demanio patriziale, come pure sulla natura stessa degli insediamenti e delle attività progettate. La partecipazione all’adunata fu massiccia, dei 411 cittadini patrizi presenti al momento del voto, 403 si espressero contro la progettata piazza d’armi, sette furono i favorevoli e un astenuto.
Con quello storico voto i cittadini patrizi dimostrarono il loro forte attaccamento e rispetto per la terra ricevuta dai Padri che per secoli ci ha dato libertà, condiviso senso di appartenenza e sicurezza alimentare. Sciaguratamente nel dicembre 2004, un colpo di mano ordito dai partiti politici affossò, con un risicato voto assembleare, la genuina e democratica adunanza, istituendo in sua vece il consiglio patriziale, un ristretto gruppo di patrizi, sicuramente più controllabili e influenzabili.
Olindo Vanzetta, Biasca 091 862 56 48