Uno dei motivi per cui voterò contro la riapertura del centro per richiedenti l’asilo di Losone è legato al tema della sicurezza. I fautori della riapertura del centro sostengono che durante i primi tre anni (dal 2014 al 2017) non è successo nulla di grave all’esterno dell’ex-caserma, se non una serie di furti , taccheggi e molestie varie verificatisi a Losone e dintorni. E’ vero, in quel periodo non si sono fortunatamente registrati reati gravi, quali ad esempio violenze sessuali, pestaggi, accoltellamenti, spaccio di droga, terrorismo e così via . Ma chi è in grado di garantire che tutto filerebbe liscio anche in futuro ?
Vi sono infatti fondati motivi per ritenere che , rispetto ai primi tre anni, le cose possano cambiare in peggio. Perché ? Innanzi tutto la sconfitta dell’ISIS in Irak e in Siria, avvenuta nel 2017, ha causato un fuggi fuggi di combattenti del Califfato. Molti di questi “foreign fighters” sono tornati nei loro Paesi d’origine e altri si apprestano a farlo. Fra i Paesi maggiori esportatori di jihaddisti vi è la Tunisia, con un numero di giovani partiti verso le zone di conflitto valutato dalle principali organizzazioni internazionali fra le 5’000 e le 7’000 unità (cfr. “Corriere del Ticino “ del 26.3.2018) . E non a caso proprio a partire dalla seconda metà del 2017 si sono moltiplicati gli allarmi terrorismo in relazione soprattutto ai migranti tunisini.
Nel luglio del 2017, come aveva rivelato il britannico “Guardian”, l’Interpol aveva fatto circolare una lista con i nomi di 173 terroristi dello Stato Islamico che potrebbero essere stati addestrati a preparare attentati suicidi in Europa come rappresaglia per le sconfitte militari subite dall’organizzazione in Medio Oriente. Nel gennaio scorso il solito “Guardian” aveva diffuso la notizia (non confermata dalle autorità italiane) secondo cui, a detta di un funzionario dell’anti-terrorismo europeo (Interpol) , fra luglio e ottobre del 2017 cinquanta jihaddisti tunisini erano sbarcati clandestinamente in Italia per infiltrarsi in Europa. Né va dimenticato che molti degli atti di terrorismo compiuti in Europa negli ultimi anni sono stati fatti da migranti o da figli di migranti provenienti dal Maghreb, ossia la fascia nordafricana comprendente il Marocco, l’Algeria e la Tunisia . Si pensi ad esempio all’attentato del 17 agosto 2017 sulla Rambla di Barcellona, con 16 morti e 130 feriti, ad opera di alcuni giovani originari del Marocco . Anche l’autore della strage del 14 luglio 2016 sul lungomare di Nizza ( 85 morti) era un tunisino ( Mohamed Lahouaiej Bouhlel) , e tunisino era pure il richiedente l’asilo Anis Amri, autore dell’attentato del 19 dicembre 2016 che causò la morte di 12 persone e il ferimento di altre 56 in un mercatino natalizio di Berlino.
Come se ciò non bastasse va aggiunto che dalla fine della dittatura, sette anni fa, il governo tunisino concede praticamente ogni anno delle amnistie o degli indulti svuota-carceri , in parte motivati in nome della “riconciliazione nazionale” e in parte per alleggerire il sovraffollamento cronico delle carceri (tra luglio e ottobre del 2017 ad esempio vennero rilasciati circa 2’700 detenuti). E guarda caso proprio a partire dall’estate del 2017 si è registrato in Italia un netto e insolito aumento di migranti provenienti dal Maghreb e in particolare dalla Tunisia, come rilevato in un articolo di Anna Fazioli pubblicato sul Corriere del Ticino del 17 ottobre 2017 e intitolato “ Migranti : in aumento i magrebini” .
Fatto, questo, ammesso pure dalla Segreteria di Stato della migrazione, che, nell’aprile scorso , in risposta a una precisa domanda postagli dal Comitato losonese contro la riapertura del centro d’asilo, aveva testualmente risposto che “nel corso del 2017, e soprattutto a partire da settembre, il numero degli sbarchi in Italia di cittadini tunisini è effettivamente aumentato molto rispetto al 2016. Nel corso dell’anno scorso sono sbarcati in Italia in tutto circa 6’150 tunisini contro i circa 1’200 del 2016 : un trend che continua anche nell’anno corrente, visto che dall’inizio del 2018 ad oggi sono sbarcati in Italia circa 1450 tunisini”. Nel frattempo, come riferiva il giornale italiano “Libero” dello scorso 7 giugno, il numero dei tunisini arrivati via mare in Italia nei primi mesi del 2018 è già salito a quota 2’889, e quella tunisina è diventata la prima nazionalità per numero di migranti sbarcati nella penisola italiana quest’anno.
Nell’articolo di Anna Fazioli si ricordava che durante la sessione autunnale delle Camere federali del 2017 il consigliere nazionale del PPD, Marco Romano, aveva interpellato il Consiglio federale sull’evoluzione degli arrivi dei magrebini alle frontiere elvetiche, e la consigliera federale Simonetta Sommaruga aveva confermato che “in proporzione al numero complessivo di migranti che quest’anno sono entrati in Svizzera dal confine italo-svizzero, quelli di origine magrebina sono effettivamente in aumento, anche se in cifre assolute il loro numero risulta pressoché invariato con 1’872 arrivi da gennaio ad agosto”. Il numero dei migranti maghrebini diretti in Svizzera potrebbe aumentare drasticamente nei prossimi mesi e anni qualora il nuovo governo italiano mettesse in atto il suo proposito di rimpatriare 600’000 immigrati economici (fra cui vi sono almeno 40’000 tunisini, come ha riferito il giornale “Libero” lo scorso 7 giugno) .
Negli scorsi giorni ha suscitato un putiferio la dichiarazione del nuovo ministro dell’Interno, Matteo Salvini, secondo cui “la Tunisia esporta spesso e volentieri dei galeotti” : ma come dargli torto alla luce di quanto riportato più sopra ? Fra l’altro non mi risulta che in Tunisia e negli altri Stati del Maghreb, mete turistiche di molti europei, siano in corso delle guerre o delle persecuzioni o delle feroci dittature , per cui è evidente che le migliaia di persone che negli ultimi tempi stanno sbarcando in Europa in provenienza da queste regioni sono dei migranti economici e non certo dei rifugiati ai sensi della Convenzione di Ginevra . E fra le loro fila , cosa che non va sottovalutata, vi sono molti fanatici islamisti radicalizzati che odiano l’Occidente : ma allora cosa ci vengono a fare in Europa ?
Insomma, per concludere, nessuno può garantire che fra i circa 6’000 richiedenti l’asilo che nei prossimi tre anni potrebbero essere ospitati nell’ex-caserma di Losone non vi saranno dei pericolosi terroristi o degli incalliti delinquenti. Ai losonesi la scelta di decidere se in cambio di un affitto di 600’000 franchi all’anno versato al Comune dalla Confederazione valga la pena di far correre dei rischi alla popolazione. Rischi che oltretutto sarebbero inutili visto che esiste un piano B per alloggiare i richiedenti l’asilo nel Mendrisiotto , in una zona oltretutto meno turistica del Locarnese, più discosta dai centri abitati e a un tiro di schioppo dal centro federale di registrazione dei migranti di Chiasso.
Giorgio Ghiringhelli (fondatore del movimento “Il Guastafeste” )